La guerra in Nagorno-Karabakh è (forse) finita | Rolling Stone Italia
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La guerra in Nagorno-Karabakh è (forse) finita

Ieri è stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco con la mediazione della Russia: l'Azerbaijan ha di fatto conquistato la regione, e in Armenia si parla di tradimento

La guerra in Nagorno-Karabakh è (forse) finita

Arif Akdogan/Anadolu Agency via Getty Images

Armenia e Azerbaijan sono andati in guerra, Russia e Turchia hanno vinto. Come riporta Reuters, ieri è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco nella regione contesa del Nagorno-Karabakah, da sei settimane al centro di una vera e propria guerra tra Azerbaijan e Armenia. L’accordo – che di fatto riconosce le conquiste territoriali ottenute dall’Azerbaijan nelle ultime settimane – è stato salutato dagli azeri come una vittoria e dagli armeni come un tradimento: dopo l’annuncio per le strade di Baku si festeggiava, mentre in quelle di Erevan c’erano scontri che sono terminati nell’occupazione del Parlamento. 

Stando ai termini dell’accordo, raggiunto con la mediazione della Russia, il Nagorno-Karabakh – territorio abitato da armeni, internazionalmente riconosciuto come parte dell’Azerbaijan ma di fatto controllato da un’amministrazione autonoma filo-armena col nome di Repubblica di Artsakh – passera quasi integralmente sotto il controllo dell’Azerbaijan. Una forza di peacekeeping russa sarà dispiegata nella parte centrale del territorio, dove si trova la capitale regionale Stepanakert.

L’evento che ha risolto il conflitto in favore dell’Azerbaijan è stato la cattura della città di Shusha, il secondo centro più importante della regione, avvenuta negli ultimi giorni. Da Shusha, situata su una montagna sopra Stepanakert, l’esercito azero avrebbe avuto la possibilità di attaccare direttamente la capitale del Nagorno-Karabakh. Arayik Harutyunyan, presidente della Repubblica di Artsakh, ha detto che firmare l’accordo per il cessate il fuoco ottenuto con la mediazione dei russi – che dovrebbe mantenere un’enclave armena nella zona di Stepanakert protetta da una forza di peacekeeping russa – era l’unica possibilità per evitare di perdere l’intero territorio. 

Le forze armene dovrebbero cedere il controllo del territorio entro il 1 dicembre, ma non è detto che questo succeda. In Armenia infatti l’opposizione popolare all’accordo è già massiccia: il primo ministro Pashinyan ha parlato di “disastro” per cui si assume tutta la responsabilità e ha detto che non si poteva fare altrimenti che firmare l’accordo, ma sia l’opinione pubblica che diverse forze politiche hanno già chiesto le sue dimissioni e l’annullamento dell’accordo. 

Ma se l’Armenia ha perso e l’Azerbaijan ha vinto, i veri vincitori sono Russia e Turchia. È stato il supporto militare della Turchia, alleata strategia dell’Azerbaijan, a permettere agli azeri di agire sostanzialmente indisturbati in Armenia. In cambio di questo supporto, l’Azerbaijan ha ottenuto un collegamento territoriale diretto con la Turchia, che può ora accedere direttamente al mar Caspio. La Russia invece ha ottenuto una vittoria diplomatica riuscendo a fare da mediatore tra le parti e a farsi riconoscere come nazione incaricata di far rispettare il cessate il fuoco nella regione – di fatto ottenendo il massimo possibile in una situazione complicata in cui l’Armenia, alleato strategico dei russi, aveva la peggio. 

Secondo i termini dell’accordo, gli sfollati armeni avranno il permesso di ritornare in Nagorno-Karabakh e i prigionieri di guerra catturati da ambo le parti saranno libgerati. I peacekeeper russi rimaranno nella regione per cinque anni, sia sulla linea del fronte che in un corridorio territoriale tra Armenia e Azerbaijan.