Kanye West comprerà Parler, il social–parco giochi dell’alt right e degli ammiratori di Trump | Rolling Stone Italia
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Kanye West comprerà Parler, il social–parco giochi dell’alt right e degli ammiratori di Trump

Spazio frequentatissimo dalla nuova estrema destra americana, ha avuto un ruolo nell'organizzazione dell’assalto a Capitol Hill. Ye ha detto di volerlo utilizzare per far sì che le opinioni più controverse possano essere espresse liberamente

Kanye West comprerà Parler, il social–parco giochi dell’alt right e degli ammiratori di Trump

Foto di Nishimura / Los Angeles Times via Getty

Kanye West non perde occasione per far parlare di sé e delle sue (ambigue) posizioni politiche. Dopo la provocazione di inizio ottobre, quando Ye – come preferisce farsi chiamare negli ultimi tempi – si è presentato alla sfilata parigina del suo brand Yeezy indossando una t–shirt sul cui retro spiccava la scritta “White Lives Matter” (“Le vite dei bianchi contano”, frase che scimmiotta lo slogan del movimento Black Lives Matter che si oppone al razzismo sistemico) e dopo essersela presa con gli ebrei in alcuni post controversi, il rapper americano è tornato a catalizzare l’attenzione mediatica grazie all’acquisto di Parler, una piattaforma social di origine americana parecchio discussa.

Parler è, infatti, uno spazio frequentatissimo dalla cosiddetta alt-right (l’estrema destra americana nata e cresciuta online, che negli ultimi anni è riuscita a fare rete grazie ai gruppi di discussione su aperti su imageboard come 4chan, 8chan, Reddit), ha avuto un ruolo importante nell’organizzazione dell’assalto a Capitol Hill (alcuni sostenitori trumpisti l’hanno utilizzato per organizzare il da farsi) e ha contribuito alla diffusione della teoria del complotto di QAnon – secondo cui il mondo sarebbe governato da una cabala di pedofili satanisti variamente legati al Partito democratico americano, che Trump avrebbe cercato di sconfiggere durante il suo mandato.

Allo stato attuale, i dettagli economici della trattativa sono sconosciuti: i portavoce della società che possiede Parler si sono soltanto limitati a far sapere che l’accordo verrà formalizzato entro la fine del 2022. West ha dichiarato che, dal suo punto di vista, l’acquisizione di Parler rappresenterà un passo in avanti importante sul fronte della lotta contro ogni forma di censura sui social, dato che «in un mondo in cui le opinioni conservatrici sono considerate controverse, dobbiamo assicurarci di avere il diritto di esprimerci liberamente».

Il CEO della compagnia, George Farmer, ha spiegato che l’accordo «cambierà il modo in cui il mondo pensa alla libertà di parola. Stiamo compiendo una mossa rivoluzionaria nello spazio dei media e della libertà di parola e gli utenti non dovranno più preoccuparsi di essere censurati. Ancora una volta, Ye dimostra di essere un passo avanti rispetto alla narrativa dei media. Parlement sarà onorato di aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi».

Ma cos’è Parler? Fondato nel 2018 in Nevada da John Matze Jr., Jared Thomson e Rebekah Merce (ereditiera, figlia del miliardario Robert Mercer, in passato azionista della testata di estrema destra Breitbart News, finanziatrice dei Repubblicani e direttrice della Mercer Family Foundation) è stato presentato, sin da subito, come un’alternativa alle piattaforme social tradizionali fondata sulla libertà d’espressione e sulla rinuncia a ogni tipologia di moderazione dei contenuti. Ha una struttura molto simile a quella di Twitter, con la differenza però che il feed è organizzato secondo l’ordine cronologico dei post e non sulla base di un algoritmo. I post sono limitati a 1.000 caratteri di lunghezza e gli utenti possono “votare” o “echeggiare” i post di altri utenti che seguono – funzioni che, com’è facile intuire, fanno il verso ai “mi piace” e ai “retweet” di Twitter.

In breve tempo, la piattaforma si è trasformata in un aggregatore di istanze ultraconservatrici e contenuti xenofobi e antisemiti. Le linee guida di Parler, infatti, sono – per usare un eufemismo – di manica larghissima: i divieti imposti sono sostanzialmente due – nessuna affiliazione o sostegno a gruppi terroristici, nessun incitamento all’uso delle droghe, niente contenuti pornografici né possibilità di spam –, senza alcuna restrizione specifica relativa a nodi delicatissimi come l’incitamento all’odio o il razzismo.

Come accennato, di Parler si è discusso, soprattutto, in seguito ai fatti del 6 gennaio 2021, quando una folla di sostenitori di Donald Trump ha assaltato il Campidoglio in segno di protesta contro il risultato elettorale che ha decretato la vittoria di Joe Biden, utilizzando il social per organizzare l’attacco. I rivoltosi si sarebbero coordinati apertamente sul social network di Matze, cementando la loro indignazione per una (mai dimostrata) frode elettorale. Per questo motivo, il social è stato prima rimosso dagli app store di Google e Apple (che, successivamente, è tornata sui propri passi), poi è stato cacciato dai server di Amazon (Amazon Web Services).