John McAfee ha avuto tante vite, e sono tutte stranissime | Rolling Stone Italia
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John McAfee ha avuto tante vite, e sono tutte stranissime

L'imprenditore 75enne, noto per aver creato l'omonimo antivirus, è stato trovato morto in carcere. In vita è stato un personaggio a metà tra Walter White di "Breaking Bad" e Joe Exotic di "Tiger King", con una spruzzata di genio visionario alla Steve Jobs

John McAfee ha avuto tante vite, e sono tutte stranissime

Joe Raedle/Getty Images

Ieri l’imprenditore 75enne John McAfee, noto per aver dato il nome al famoso antivirus per computer, è stato ritrovato morto nella sua cella del carcere di Sant Esteve Sesrovires, vicino a Barcellona, dove si trovava in attesa di essere entrato negli Stati Uniti per evasione fiscale – estradizione che era stata confermata proprio ieri da un tribunale di Madrid, anche se McAfee avrebbe comunque potuto fare ricorso in appello. Anche se la causa del decesso non è ancora stata accertata, secondo l’autorità giudiziaria catalana il suicidio rimane, attualmente, l’ipotesi più probabile.

Dopo aver raggiunto il successo con la sua omonima società, negli ultimi anni la notorietà di McAfee era legata più che altro alle sue peripezie giudiziarie – che andavano dal suo presunto coinvolgimento in un traffico internazionale di droga, all’accusa di omicidio (con relativa fuga nella giungla) in Belize. La sua vita, insomma, a prescindere da come la si pensi è stata quasi cinematografica. McAfee ha avuto tante vite, tutte diverse tra loro, che lo hanno fatto diventare a tutti gli effetti un’icona pop.

A seconda delle simpatie è stato etichettato in modi diversi: come informatico visionario, esponente di punta del capitalismo filantropico americano, pensatore libertario, guru messianico. Ma a leggere le cronache è stato anche tante altre cose, diametralmente opposte: produttore di metanfetamine, trafficante d’armi, omicida, leader populista con manie di grandezza. La sua vita, per certi versi, somiglia a una specie di American dream dai tratti allucinogeni, scandito da successi imprenditoriali, fallimenti, sesso promiscuo, droga, eccessi di ogni tipo. Un ibrido tra il Walter White di Breaking Bad e il Joe Exotic di Tiger King, con una spruzzata di genio visionario alla Steve Jobs.

John McAfee era nato nel Regno Unito nel 1945, trasferendosi con la famiglia negli Stati Uniti, in Virginia, quando era ancora un bambino. A 15 anni aveva vissuto il primo grande trauma della sua vita, quando suo padre – da tempo in lotta con l’alcolismo – si era suicidato. “Ogni giorno mi sveglio con lui”, ha detto McAfee in un’intervista a WIRED nel 2012.

Dopo aver fondato l’omonima società, aver fatto i soldi ed esserne uscito, McAfee è stato occupato in diverse altre iniziative imprenditoriali. A metà anni Novanta ha brevettato PowWow, uno dei primi programmi di messaggistica istantanea e chat per sistemi operativi Windows, e ha poi investito nel produttore di firewall ZoneAlarm. Nel frattempo, oltre a essere uno dei primi esempi di capitalisti della Silicon Valley, si è trasformato in una specie di santone, diventando un guru dello yoga, scrivendo cinque libri sulla meditazione e fondando una specie di setta. In anni più recenti, esaurita l’esperienza ascetica, si è imposto all’attenzione mediatica soprattutto per la sua società QuorumEx, con sede in Belize, che formalmente avrebbe dovuto occuparsi di produrre antibiotici a base di erbe. Tuttavia, nel 2012, la sua struttura di ricerca è stata perquisita con il sospetto che si trattasse di un laboratorio adibito alla produzione di metanfetamine.

Proprio nel 2012 McAfee era finito al centro di un caso internazionale, in seguito alla sua rocambolesca fuga dal Belize dove rischiava di essere incriminato per l’omicidio del suo vicino di casa – ma le imputazioni nei suoi confronti erano varie, dal traffico illegale di droga e armi al favoreggiamento della prostituzione. Arrestato in Guatemala ed espulso dal Paese, era riuscito a rientrare negli Stati Uniti e ad evitare la condanna, dichiarando poi di essere rimasto vittima di un complotto da parte delle autorità del Belize.

Nel 2015, di nuovo negli Stati Uniti, McAfee aveva deciso di reinventarsi per l’ennesima volta. Puntando sul suo carisma e sulla sua statura imprenditoriale aveva deciso di candidarsi di alla presidenza degli Stati Uniti con il Partito Libertariano, incentrando buona parte sua campagna elettorale sulla sicurezza informatica, sull’inadeguatezza degli attuali politici di fronte alla tecnologia e sull’invadenza di un governo centrale sempre più affamato di dati e sempre più in contrasto con la privacy dei cittadini.

Poco dopo l’annuncio della sua morte, sul suo account Instagram ufficiale è comparso un nuovo post: una lettera “Q” nera su sfondo bianco – palese riferimento alla teoria del complotto QAnon a cui McAfee si era interessato negli ultimi tempi. I sostenitori della teoria del complotto hanno già interpretato il post come un messaggio cifrato per comunicare che la morte di McAfee non è stata davvero un suicidio, aggrappandosi anche ad alcuni vecchi tweet di McAfee in cui diceva esplicitamente che non si sarebbe mai suicidato e che se mai fosse uscita la notizia del suo suicidio nessuno avrebbe dovuto crederci. Non sapremo mai se è vero o se è stato solo l’ultimo, postumo, tentativo di McAfee di attirare l’attenzione, come se la sua vita fosse un’opera d’arte.