Il senatore accusato di molestie da un’inchiesta di Fanpage ha finalmente un nome | Rolling Stone Italia
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Il senatore accusato di molestie da un’inchiesta di Fanpage ha finalmente un nome

Si tratta di Matteo Richetti, ex portavoce del Partito Democratico e attuale presidente di Azione, che ne ha rivelato l'identità in una nota ufficiale. La versione dei fatti riportata da Calenda, però, è diversissima: da un anno il senatore subirebbe continue pressioni da parte di una donna

Il senatore accusato di molestie da un’inchiesta di Fanpage ha finalmente un nome

Screenshot da Fanpage.it

Ieri sera Fanpage ha pubblicato una video inchiesta in cui una donna, rimanendo anonima, ha accusato un senatore di molestie sessuali, raccontando che il politico in questione – candidato alle prossime elezioni e uomo di punta di un un importante partito – l’avrebbe ripetutamente molestata, sia fisicamente che verbalmente.

Secondo quanto ricostruito da Fanpage, la voce avrebbe iniziato a circolare sino al punto che Ambra – nome di fantasia – sarebbe stata contattata anche da un giornalista di una testata nazionale, che avrebbe provato a chiederle conto di quelle voci. Impaurita da possibili ritorsioni, Ambra avrebbe respinto l’intervista, scegliendo poi di tornare sui suoi passi in seguito al confronto con un’altra vittima del senatore in questione.

Le accuse, però, non finiscono qui: a Natale, la donna avrebbe subito una perquisizione da parte dell’anticrimine su diretto mandato del senatore, da leggersi come una sorta di “avvertimento”. A fare la denuncia è il senatore. In quell’occasione, il Capo ispettore le avrebbe spiegato che «Non abbiamo niente in mano, l’ha fatto per darti una lezione» – di seguito, l’inchiesta completa:

L’inchiesta non ha fatto il nome del senatore, ma una nota pubblicata da Azione, il partito di Carlo Calenda, ha risolto l’arcano: si tratta di Matteo Richetti, ex portavoce del Partito Democratico e attuale presidente di Azione.

«Da un anno il senatore Richetti ha denunciato alla magistratura e alla polizia postale attività di stalking e minacce riconducibili a una donna già nota alle forze dell’ordine. Attraverso messaggi contraffatti, finti account social e telefonate, la persona in questione sta molestando da mesi il senatore e la sua famiglia», ha scritto Calenda. «Tutto il materiale è in mano alla magistratura».

Il candidato ha poi criticato l’operato di Fanpage: «Il fatto che un sito di informazione, a dieci giorni dalle elezioni, riporti anonimamente accuse tanto gravi senza avere il coraggio di fare il nome del senatore, ma pubblicando foto parziali che lo rendono riconoscibile, rappresenta uno nuovo livello di bassezza della stampa italiana», ha sottolineato nella nota, concludendo: «Il senatore che in questa vicenda è parte lesa, non essendo mai stato neanche denunciato dalla donna in questione, procederà legalmente per difendere la sua onorabilità in tutte le sedi».

Nel frattempo, è saltata fuori anche la ricostruzione dello stesso Richetti: tutto ha inizio il 29 novembre 2021, riporta AdnKronos, quando il senatore si reca alla polizia postale di Roma per presentare una denuncia contro ignoti, spiegando alla polizia che, sul suo profilo Facebook, quattro giorni prima, sotto una foto che lo ritraeva insieme ad alcuni componenti del suo staff, hanno cominciato a fare capolino i commenti denigratori di un’utente che tiravano in ballo anche una militante di Azione, etichettata come “schiava sessuale”.

«Il tono del post è violento, ed è lo steso utilizzato dalla medesima utente il 28 novembre in un commento postato addirittura sul profilo della figlia di Richetti», ricostruisce Adkronos, «La situazione degenera perché la misteriosa signora non si fa scrupolo di attaccare tutta la famiglia del senatore con frasi obiettivamente non riportabili. Sempre il 28 novembre lo staff di Azione segnala un commento ingiurioso della stessa utente, che si firma con nome falso. Anche qui frasi sconnesse, gravi accuse, e insulti alla collaboratrice citata nei precedenti commenti. Persino il fratello della militante, secondo quanto Richetti racconta alla polizia, il 27 novembre viene preso di mira con post altrettanto violenti».

I documenti visionati dall’agenzia tirano in ballo anche un sms che il senatore avrebbe ricevuto sul suo telefono il 19 novembre 2021, nel quale una donna lo avrebbe ripetutamente insultato con espressioni tipo «sei uno schifoso», e di una perquisizione della polizia non andata a buon fine.

Il condizionale è d’obbligo, ma la sensazione è che questo caso si trascinerà ancora per diverse settimane.