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Il post di addio di Giuseppe Conte è quello con più like nella storia della politica italiana

1,2 milioni di like, 300mila commenti. Ci dice molto sull'immagine che l'ex premier vuole dare di sé e su quella che il Paese vuole vedere

Il post di addio di Giuseppe Conte è quello con più like nella storia della politica italiana

Foto via Facebook/Giuseppe Conte

È fatta. Sabato scorso Giuseppe Conte ha lasciato ufficialmente palazzo Chigi per l’ultima volta, concludendo la sua esperienza come premier di questo Paese dopo due anni in cui è passato da marionetta del “governo del cambiamento” prima di qualsivoglia potere reale a leader bonapartista in grado di dettare i tempi della vita degli italiani a suon di Dpcm senza passaggi in Parlamento. In tutto ciò, la carriera di Conte ha avuto i suoi bassi (l’ossessione per chiudere le palestre, ad esempio) e i suoi alti (la capacità di tranquillizzare il Paese durante il periodo più spaventoso della crisi, lo scorso marzo) e si è conclusa, bisogna riconoscerlo, con un’uscita di scena non priva di stile e signorilità.

Che gli italiani sembrano aver apprezzato. Almeno, se guardiamo ai numeri di quello che è stato il post d’addio di Giuseppe Conte su Facebook: 1,2 milioni di like, oltre 300mila commenti e quasi 150mila condivisioni. Numeri impressionati, che si addicono di più a un leader politico di caratura internazionale, a un Trump o a un Obama, che non a quell’avvocato pescato chissà dove e finito a guidare l’Italia in frangente drammatico. Dunque sorge spontanea la domanda: perché questi numeri? Da dove nasce tanto entusiasmo?

 

Ho lavorato nel “Palazzo”, occupando la “poltrona” più importante. Ma tra i corridoi e gli uffici di Palazzo Chigi,…

Pubblicato da Giuseppe Conte su Sabato 13 febbraio 2021

“Ho lavorato nel ‘Palazzo’, occupando la ‘poltrona’ più importante”, esordisce Conte nel suo post, usando le virgolette per smarcarsi subito dalle istituzioni stesse che ha rappresentato e presentarsi come uomo del popolo. “Sono grato a Voi cittadini per il sostegno e l’affetto, che ho avvertito forti e sinceri in questi due anni e mezzo. Ma vi sono grato anche per le critiche ricevute: mi hanno aiutato a migliorare, rendendo più ponderate le mie valutazioni e più efficaci le mie azioni”, continua. E ancora: Da oggi non sono più Presidente del Consiglio. Torno a vestire i panni di semplice cittadino. Panni che in realtà ho cercato di non dismettere mai per non perdere il contatto con una realtà fatta di grandi e piccole sofferenze, di mille sacrifici ma anche di mille speranze che scandiscono la quotidianità di ogni cittadino”.

Tutto il senso del suo discorso di può riassumere così: sono uno come voi, un cittadino comune che ha lavorato per il bene del Paese, senza pensare ai propri interessi. Ho fatto errori, perché sono un cittadino comune, e sono grato a chi me li ha fatti notare. Non sono stato premier, ho fatto solo ciò che dovrebbe fare ogni cittadino: partecipare attivamente alla vita politica del Paese.

È un discorso in cui ci sono echi del Movimento 5 Stelle delle origini, certo, ma in cui c’è anche altro: una certa coerenza con il ruolo e l’immagine che Giuseppe Conte si è costruito nel suo ultimo anno da premier. Ovvero: una sorta di personificazione super-moderata dell’unità nazionale, per così dire “dal basso”, in netta opposizione rispetto all’unità “dall’alto” rappresentato dal nuovo governo Draghi. A giudicare dai numeri, è un’immagine che funziona.