Il negazionismo del Covid – ormai lo sappiamo – è l’ultima piaga della società italiana in questo 2020, e specie durante questa seconda ondata peggiore della prima ma allo stesso tempo affrontata in modo molto più rilassato. L’ultima testimonianza al riguardo, che ci spiega bene a che livello siamo arrivati, è quella di Roberta Petrino, dottoressa dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli, intervistata dalla trasmissione Oggi è un altro giorno.
Davanti alle telecamere, la dottoressa ha raccontato un episodio che ha dell’incredibile – se non fosse che non è la prima volta che la stampa riporta casi del genere, specialmente negli Stati Uniti. Un paziente di 58 anni, malato di Covid-19 e attaccato all’ossigeno per una grave insufficienza respiratoria, ha aggredito i medici che lo stavano curando, dicendo che non aveva niente, chiamandoli “assassini” e strappandosi la maschera che lo faceva respirare.
“Un signore sui 58 anni che era stato preso in grave insufficienza respiratoria, la situazione non andava bene per cui gli stavamo mettendo quella che noi chiamiamo la CPAP, la ventilazione non invasiva”, ha detto Petrino. “E lui ha insultato il medico e l’infermiere dicendo ‘assassini, voi mi volete uccidere, io non ho il Covid, io sto benissimo e adesso me ne vado’. Si è strappato la maschera dalla faccia e si è alzato. Ovviamente come si è alzato si è sentito male e abbiamo dovuto soccorrerlo nuovamente”.
“Siamo ancora molto preoccupati perché continuano ad arrivare le persone in codice rosso”
La testimonianza della Dottoressa Roberta Petrino dell’Ospedale di Vercelli al microfono di @domenicomarock #OggièUnAltroGiorno #Covid_19 @serenabortone #18novembre pic.twitter.com/FX4yHCLLIS— oggieunaltrogiorno (@altrogiornorai1) November 18, 2020
Una situazione tragica e che fa rabbia per come – complice anche il caos comunicativo tra governo e media che danno continuamente indicazioni contrastanti sull’epidemia – il negazionismo si sta diffondendo a macchia d’olio nella società italiana, anche tra loro che dovrebbero aver provato sulla loro pelle che la malattia esiste ed è pericolosa.
“Questa cosa è molto difficile da gestire perché il personale del pronto soccorso ma in generale tutto il personale ospedaliero è sotto una pressione pazzesca”, ha continuato la dottoressa Petrino. “Stanno dando l’anima. Lavorano incessantemente e fanno dei turni lunghissimi. Metterci tutta l’anima e tutta la scienza e poi venire anche maltrattati è una cosa molto pesante”.