Il 25 gennaio 2016, esattamente cinque anni fa, scompariva nel nulla in Egitto il ricercatore italiano Giulio Regeni – il cui cadavere sarebbe stato poi ritrovato, con segni di tortura, su una strada tra il Cairo e Alessandria. Cinque anni dopo, complici le reticenze del governo egiziano e nonostante una grande mobilitazione dell’opinione pubblica, la verità sul suo assassinio è ancora lontana.
Solo tre giorni fa la Procura di Roma ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, quattro membri delle forze di sicurezza egiziane che avrebbero prelevato Regeni per trasferirlo nella villetta del Cairo dove sarebbe stato torturato e ucciso. Ma l’Egitto ritiene la richiesta immotivata e basata su “conclusioni illogiche”.
Del caso Regeni si parlerà oggi al Consiglio degli Esteri dell’Unione Europea, per fare il punto sulla situazione processuale, e in occasione dell’anniversario si è espresso anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli”, ha detto Mattarella. ” Ci attendiamo piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”.
“In questo giorno di memoria desidero anzitutto rinnovare sentimenti di vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio Regeni, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”, ha continuato Mattarella. “Rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione europea. Si tratta di un impegno responsabile, unanimemente atteso dai familiari, dalle istituzioni della Repubblica, dalla intera opinione pubblica europea”.