Il Gruppo Wagner, la vera armata delle tenebre | Rolling Stone Italia
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Il Gruppo Wagner, la vera armata delle tenebre

Chi sono e cosa fanno i paramilitari guidati da Dmitrij Utkin, che tra tatuaggi delle SS e elmetti militari nazisti non nasconde le sue simpatie per Hitler e Himmler

Il Gruppo Wagner, la vera armata delle tenebre

Il logo del gruppo Wagner

Nella foto l’uomo ha uno sguardo vagamente stralunato. Il volto è solido, squadrato, sul collo e sul petto si notano tatuaggi con i simboli delle SS. Il primissimo piano, forse un selfie, trasmette la sensazione di un fisico particolarmente imponente. È così, in altre immagini, Dmitrij Utkin è quasi sempre il più alto, quello con le spalle più larghe, una macchina da guerra di ossa, muscoli e legamenti.

Ex combattente delle forze speciali russe, congedato con il grado di tenente colonnello, Utkin ha 51 anni, ha combattuto in Siria con lo Slavjanskij Korpus russo in appoggio a Bashar al-Assad e poi nel 2014, ha fondato il Gruppo Wagner, l’organizzazione privata militare che i media di tutto il mondo ritengono essere una milizia al servizio personale di Vladimir Putin. In uno dei pacchetti di sanzioni contro la Russia, il nome di Utkin viene fuori in quanto «responsabile di azioni che hanno compromesso e minacciato l’integrità territoriale e l’indipendenza dell’Ucraina» e perché «nella sua posizione di comando all’interno del Gruppo Wagner è stato personalmente presente sul campo di battaglia in Ucraina, coordinando e pianificando le attività dei membri».

Utkin è un nazista dichiarato. Non è solo una questione di tatuaggi e di berretti della Wehrmacht esibiti in battaglia: il nome del gruppo si rifà a Richard Wagner, un tributo dovuto alla grande ammirazione del paramilitare russo per la sua opera «L’Anello del Nibelungo. Non solo, tra gli idoli di Utkin ci sono anche Hitler e Heinrich Himmler, il fondatore delle SS. La fascinazione è il lato più esoterico del nazismo, visto come molto vicino al neopaganesimo russo di cui gli ufficiali della Wagner professerebbero la fede: una miscela di venerazione per le forze della natura e deliri sulla purezza del sangue, il tutto condito con grandi dosi di antisemitismo.

Sul Gruppo Wagner praticamente non esistono informazioni ufficiali, quel che si sa è frutto solo di ricostruzioni giornalistiche e informazioni lasciate filtrare dai servizi segreti dei paesi occidentali. Non che sia facile stargli dietro, a questo gruppo di contractor. Il giornalista investigativo russo Orkhan Dzhemal, il regista Aleksandr Rastorguyev e il cameraman Kirill Radchenko, nell’estate del 2018, mentre si trovavano in Repubblica Centrafricana per girare un documentario sul Wagner, sono stati assassinati. Secondo i media russi i tre sarebbero stati attaccati da dieci uomini «in turbante che parlavano arabo» mentre si trovavano a sud di Sibut. Un’imboscata a scopo di rapina, questa la tesi finali a cui il governo russo ha creduto con sin troppa convinzione. La Novaya Gazeta diede però una versione diversa della storia: il giornalista e i suoi collaboratori non erano nella zona di Sibut, ma più a nord, sulle tracce delle carovane di migranti gestite dal Gruppo Wagner, che in Repubblica Centrafricana si occuperebbe di «garantire gli interessi russi», ovvero proteggere i depositi di oro, uranio e diamanti dalle tribù locali.

La sede principale del Gruppo Wagner – formalmente definito PMC, Private Military Company – è dall’altra parte del mondo rispetto alla Russia, in Argentina, ma, a quanto riferisce Open Democracy, la milizia avrebbe uffici anche a San Pietroburgo e Hong Kong. Azioni riconducibili al Gruppo sono state osservate, oltre che in Siria, anche in Mozambico, Madagascar, Swaziland, Lesotho, Botswana, Armenia, Mali e Ucraina. I contatti col governo russo sono poco chiari ma certi: le reclute wagneriane vengono addestrate in una struttura del ministero della Difesa di Mosca nella zona di Krasnodar. Gli effettivi sarebbero tra i 7.000 e i 10.000 al momento, quasi tutti militari russi in pensione di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Nei contratti di assunzione – che valgono tra gli 80.000 e i 300.000 rubli al mese – chi va a lavorare per il Wagner firma anche un accordo di riservatezza della durata di dieci anni. Ecco un altro motivo per cui le fonti sono così poche e i contorni della milizia restano incerti, sospesi tra Mosca che nega o ridimensiona il suo ruolo e il resto del mondo, che la descrive come un commando di assassini.

Oltre a Utkin, che ne sarebbe il capo militare, l’altra figura chiave del Gruppo Wagner è Evgenij Prigozin, «lo chef di Putin», oligarca e proprietario di decine di ristoranti e catering di cui il Cremlino si serve per le cene più importanti. In un’intervista del 2018, tuttavia, Putin ha negato in un’intervista che Prigozin abbia rapporti con i contractor e sottolineato come, in ogni caso, «se tutto è nel quadro giuridico, il Gruppo Wagner ha tutto il diritto di lavorare e promuovere i propri interessi commerciali all’estero».

Nell’invasione russa dell’Ucraina il Gruppo Wagner avrebbe un ruolo di non secondaria importanza. E questo vale anche da prima della fine di febbraio, quando è scoppiata la guerra. L’armata di Utkin sarebbe ormai da anni impegnata tra Donetsk e Luhansk a fianco delle autoproclamante repubbliche popolari filorusse. Stando a quanto hanno riportato diversi quotidiani europei, poi, al Gruppo Wagner sarebbe stato anche affidato il compito di assassinare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il sospetto, a parte questo, è che i wagneriani siano responsabili di esecuzioni e altri crimini di guerra, seguendo il copione che per il New York Times gli avrebbe dato il governo russo, che da sempre utilizzerebbe Utkin e commilitoni per le situazioni in cui si richiede la plausible deniability, la possibilità di dirsi estraneo in una fase del conflitto.

Le prove degli orrori del Gruppo Wagner in mezzo mondo sono palesi: nel 2018 la Bbc era entrata in possesso del tablet di un combattente e dentro c’erano decine di video di violenze di ogni genere. Un anno dopo, la Novaya Gazeta pubblicò il video della tortura e dell’esecuzione di un prigioniero siriano. Qualche settimana fa tre Ong hanno fatto causa al governo russo per queste torture in quello che è stato definito come «il primo tentativo in assoluto da parte della famiglia di una vittima siriana di accusare i cittadini russi sospettati di torture come responsabili di gravi crimini commessi in Siria». Mosca, dopo aver condannato le violenze contenute nel video della Novaya Gazeta, ha comunque negato ogni addebito e ha smentito che ci possano essere collegamenti tra quella brutale scena e la sua operazione militare in Siria. È così che il governo di Putin continua a negare di avere contatti con Utkin e i suoi.

In Ucraina, però, sui corpi dei soldati del Gruppo Wagner caduti in battaglia sono state trovate onorificenze militari russe. Meno di una prova, forse, ma sicuramente molto più di un sospetto.