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Il conflitto arabo-israeliano visto dai peggiori: i trumpiani

Simpatizzanti dell’ex presidente americano, militanti dell’Alt-Right e seguaci di QAnon hanno preso di mira i social con le loro interpretazioni del conflitto in corso, tra islamofobia e antisemitismo. E alcune sono talmente surreali da sembrare parodie

Saul Loeb/AFP/Getty Images

Dopo gli attentati del 7 ottobre e lo scoppio del conflitto in Medio Oriente, i social sono stati invasi da un numero spropositato di informazioni false e dietrologie sulla questione arabo-israeliana. Era scontato che andasse a finire così. “Il livello di disinformazione sulla guerra tra Israele e Hamas che Twitter ha algoritmicamente promosso è un qualcosa al quale non ho mai assistito prima nella mia carriera di scienziato politico”, ha scritto il politologo Ian Bremmer riferendosi alle nuove linee guida delle principali piattaforme contro la diffusione di fake news, regole ambigue ed eccessivamente tolleranti verso gli inquinatori di pozzi che hanno contribuito alla deriva tossica di un dibattito già estremamente polarizzato.

Ma, come sempre, al pericolo si aggiunge il delirio e tra gli utenti convinti di conoscere la verità (rigorosamente nascosta dai media tradizionali) e i bot impegnati a diffondere sistematicamente bufale propagandistiche, spunta, compatta, la galassia trumpiana: simpatizzanti dell’ex presidente americano, militanti dell’Alt-Right e seguaci di QAnon – il culto di esaltati che ha costruito la sua fortuna sulle teorie del complotto – hanno preso di mira i social con le proprie interpretazioni del conflitto in corso. Le tesi sostenute dall’estrema destra americana sono un insieme di islamofobia e antisemitismo, racconti strumentali all’immaginario mitico creato attorno la figura di Donald Trump. Alcune sono talmente surreali da sembrare parodie. La più sobria (e anche la più diffusa) è quella che attribuisce le azioni di Hamas alle politiche di Barack Obama: per l’area più radicale del Partito Repubblicano, le scelte in politica estera dell’ex presidente americano avrebbero rafforzato i terroristi fondamentalisti, ma quella che può sembrare una semplice critica all’amministrazione democratica diventa, in mano allo zoccolo duro trumpiano, un pretesto per accusare Barack Obama di simpatie verso l’Islam radicale, tanto da essere affiliato in segreto a gruppi come Al-Qaeda o l’Isis (teoria nata sul sito 4Chan come la maggior parte delle bufale firmate QAnon).

Dagli elogi a Trump – “con lui non sarebbe successo” – passando per le notizie sui presunti terroristi arabi infiltrati tra i migranti (messicani), c’è chi sfrutta gli attacchi di Hamas per andare contro le proposte sul controllo delle armi. “È da notare”, scrive un utente sul social Gab, “che Israele non ha un Secondo Emendamento simile a quello americano e che il possesso privato di armi tra gli israeliani è basso”. La conclusione viene da sé: se i democratici vorranno mettere un freno alla vendita delle armi, anche negli Stati Uniti ci sarà un 7 ottobre. Inutile sforzarsi per trovare un nesso causale tra il gun control e il contesto mediorientale, fatto sta che questa posizione è maggioritaria tra gli estremisti trumpiani.

Scavata la superficie si scade nel complotto giudaico massonico ed è così che i fatti del mese scorso diventano una montatura orchestrata dalla lobby ebraica. I sostenitori della tesi false flag si trovano soprattutto tra i seguaci di QAnon, scrive uno degli utenti più attivi della setta: “Il sistema antimissilistico israeliano è stato disattivato di proposito e l’intero assalto sembra piuttosto un attacco autoinflitto e orchestrato chirurgicamente per scopi strategici”. Le fonti non sono citate, ma sono “certe” a detta della gola profonda di 4Chan che prosegue nella sua analisi sconfinando nell’esoterismo: “Più che un conflitto questo appare come un rituale tra due confessioni religiose devote allo stesso dio, Baal, in una regione in cui ottobre è sempre stato un mese dedito ai sacrifici umani in onore di Satana”. Arrivati a questo punto, è difficile tenere il conto di tutte le ipotesi dietro la crisi mediorientale, tra chi accusa George Soros, demiurgo responsabile di qualsiasi male nel mondo, e la sua comitiva di satanisti pedofili fino agli improvvisati analisti geopolitici esperti di intelligence e guerriglia militare. Le teorie del complotto smettono di preoccupare specialmente se, come in questo caso, scadono nell’assurdo, ma diventano un problema reale quando esponenti politici di rilievo le sfruttano per condizionare l’agenda del Partito Repubblicano trumpiano.

Una fetta dei repubblicani ha accusato l’amministrazione Biden di aver contribuito agli attacchi ad Israele finanziando l’Ucraina e non lo stato ebraico, una semplice scusa usata dai rappresentanti della corrente filoputiniana per spingere l’opinione pubblica dalla loro parte. Lo stesso metodo è utilizzato dai politici trumpiani legati esplicitamente a QAnon – un esempio è la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene – che hanno portato la teoria dei satanisti pedofili nelle sedi istituzionali, questi sfruttano a loro piacimento la guerra tra Israele e Hamas per diffondere sia l’odio anti-ebraico che verso la comunità araba. Il conflitto potrà finire, ma le scorie resteranno ancora per tanto.

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