I 10 giorni più importanti degli ultimi 10 anni | Rolling Stone Italia
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I 10 giorni più importanti degli ultimi 10 anni

La morte di Bin Laden, l'elezione di Trump, le primavere arabe, Kony 2012: non è stata una scelta facile, visto che ce ne sono stati più di 3650

I 10 giorni più importanti degli ultimi 10 anni

Tra pochi giorni saranno ufficialmente finiti gli anni Dieci: è il momento di guardarsi indietro e pensare a che anni sono stati e cosa ne resterà. Cosa ci ricorderemo tra 40 o 50 anni, quando saremo vecchi e i nostri nipoti ci porteranno avanti e indietro dalla casa di riposo con la loro auto volante Tesla? Quali cose degli anni Dieci ci faranno ancora dire “è iniziato tutto in quel momento lì, quel preciso giorno lì”? Per capirlo o perlomeno per provarci, abbiamo selezionato i 10 giorni più importanti dell’ultimo decennio. Non è stata una scelta facile, visto che ce ne sono stati 3652.

17 dicembre 2010

Una manifestazione a Tunisi nel gennaio 2011, con una bara avvolta dalla bandiera tunisina per rappresentare il martire Mohamed Bouazizi (Christopher Furlong/Getty Images)

Il 17 dicembre 2010 Mohamed Bouazizi, un venditore ambulante di Sidi Bouzid in Tunisia, è stato fermato dalla polizia che ha cercato di estorcergli una tangente in cambio del permesso di vendere le sue merci. Lui non aveva soldi, non ha voluto pagare e così gli hanno sequestrato tutto; allora Bouazizi ha comprato una tanica di benzina, è andato di fronte al palazzo del governatore e si è dato fuoco. La sua morte è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso non solo in Tunisia ma in tutto il mondo arabo: nel giro di pochi mesi, le manifestazioni antigovernative scoppiate in nome di Bouazizi hanno portato alla caduta del governo in Tunisia, allo scoppio delle primavere arabe in tutta la regione, all’inizio della guerra in Siria. Insomma, il 17 dicembre 2010 Bouazizi senza volerlo ha cambiato per sempre tutta una zona del mondo, e le consguenze del suo gesto le stiamo vedendo ancora oggi.

2 aprile 2011

Giornali che annunciano la morte di Osam Bin Laden a New York. (Mario Tama/Getty Images)

Il 2 aprile 2011, alle prime luci dell’alba, alcuni elicotteri americani sono arrivati ad Abbottabad, in Pakistan. Trasportavano un contingente di forze speciali americane e avevano come obiettivo un certo palazzo in cui – a quanto sembrava dalle informazioni di intelligence – si nascondeva il leader di al-Qaeda Osama Bin Laden, che da un decennio era il ricercato numero uno al mondo. Oltre a Osama, nel raid sono morti tre uomini e una donna. Nonostante il terrorismo jihadista abbia continuato a vivere e prosperare nel corso della decade, con l’ISIS che a un certo punto è arrivato a controllare un territorio praticamente pari a quello della Gran Bretagna,  la morte di Bin Laden è stata simbolicamente la fine di un’era, quella della guerra al terrorismo di George W. Bush.

5 marzo 2012

Il 5 marzo 2012 l’organizzazione non profit Invisible Children ha pubblicato un docufilm intitolato Kony 2012 – che parlava del signore della guerra ugandese Joseph Kony, accusato di crimini di guerra, cannibalismo e di arruolare bambini soldato. Il film era diventato immediatamente un caso – totalizzando qualcosa come 500mila visualizzazioni solo nelle prime 3 ore – e il mondo era letteralmente impazzito per Kony. Ma impazzito nel senso che un sacco di celebrità avevano cominciato a fare pressioni sul governo americano perché stanziasse più truppe in Uganda per beccare Kony e Barack Obama aveva seriamente pensato di farlo. Neanche 10 giorni dopo l’uscita del documentario, però, era venuto fuori che i fatti raccontati erano stati largamente esagerati e risalivano a quasi un decennio prima, che la campagna era una mezza truffa e il suo promotore era stato fermato nudo in strada durante un episodio psicotico. Col senno di poi, credo che possiamo dire che Kony 2012 sia stato un antipasto dell’assurdità che avrebbero regalato gli anni Dieci.

21 agosto 2013

Il 21 agosto 2013 nella Ghouta orientale, un sobborgo di Damasco controllato da varie milizie dell’opposizione siriana, un attacco chimico con il gas sarin ha ucciso un numero imprecisato di persone (281 secondo l’intelligence francese, 1729 per i ribelli siriani). Le responsabilità non sono mai state accertate con sicurezza da organismi internazionali ma al di là di questo il caso è stato un punto di svolta nel conflitto siriano: l’uso di armi chimiche – in teoria – sarebbe dovuta essere una linea rossa da non superare o sarebbe arrivato l’intervento americano in Siria. Ma alla fine non c’era stato nessun intervento e, di fatto, col senno di poi le sorti della guerra civile siriana sono state decise in quel momento.

29 giugno 2014

La conferenza stampa dopo il raid che ha portato alla morte di al-Baghdadi, con la foto del cane usato nell’operazione. (Alex Wong/Getty Images)

Il 29 giugno 2014, parlando in una moschea di Mosul, il leader dell’ISIS Abu-Bakr al-Baghdadi ha proclamato il ritorno del Califfato e si è proclamato califfo, mentre negli stessi giorni i suoi miliziani spianavano con i bulldozer il confine tra Iraq e Siria in un metaforico annullamento della linea di Sykes-Picot con cui Francia e Regno Unito si erano spartiti il Medio Oriente dopo la prima guerra mondiale. La proclamazione del Califfato è stato il momento più alto della decade ma anche l’inizio della fine per il jihadismo, che da quel momento in poi ha messo di essere un movimento liquido, ha cercato di diventare uno stato vero e proprio ed è stato bombardato a morte da americani e russi.

2 settembre 2015

Un disegno che rappresenta la morte di Aylan Kurdi (Carl Court/Getty Images)

Il 2 settembre 2015 Aylan Kurdi, un bambino curdo siriano di tre anni nativo di Kobane, è stato ritrovato morto sulla spiaggia di Bodrum in Turchia dopo essere annegato nel tentativo di raggiungere la Grecia – e l’Unione Europea – con la famiglia. La foto brutale in cui si vede il bambino morto sulla spiaggia è diventata virale sulle bacheche Facebook delle persone così fortunate da essere nate con un passaporto che gli permette di spostarsi da un paese all’altro senza dover salire su barconi tenuti insieme con lo sputo, ed è diventa il simbolo della crisi migratoria e delle politiche con cui la “Fortezza Europa” ha cercato di contrastarla.

9 novembre 2016

Il 9 novembre 2016 ci sono state le elezioni negli Stati Uniti e – contrariamente a tutte le previsioni di sondaggi e analisti prima del voto – Donald Trump, il tycoon partito come outsider all’interno del suo stesso partito, ha vinto contro Hillary Clinton. La vittoria di Trump è stata il simbolo e il sigillo di un fenomeno politico molto più ampio: l’ascesa globale dei partiti e dei leader populisti, dalla Gran Bretagna al Brasile, dai paesi est europei all’Italia. Oggi Trump sembra essere meno forte rispetto a tre anni fa, tra scandali vari e impeachment in corso, e l’inizio della prossima decade vedrà altre elezioni americane in cui (forse – forse) potremmo liberarcene.

24 ottobre 2017

Il 24 ottobre 2017 si è concluso il 19esimo congresso del Partito Comunista della Cina, in cui il presidente cinese Xi Jinping non solo è stato confermato alla guida del paese ma ha ottenuto altre due grosse vittorie: la rimozione del limite di due mandati presidenziali – che in Occidente è stata commentata dicendo che Xi potrebbe rimanere presidente a vita – e l’inserimento del suo pensiero politico nella Costituzione del partito. In questo modo Xi è diventato il leader politico più potente dai tempi di Mao Zedong, preparandosi a guidare la Cina in un periodo molto difficile fatto di crescenti tensioni con gli Stati Uniti per l’egemonia globale.

12 giugno 2018

Sosia di Kim Jong-un e sosia di Trump al summit di Singapore. (Chris McGrath/Getty Images)

Il 2018 è stato un anno molto più tranquillo rispetto al resto della decade, ma ha avuto comunque i suoi momenti storici. Come il 12 giugno 2018, quando durante un summit a Singapore il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha incontrato ufficialmente il leader nordcoreano Kim Jong-un – nel primo incontro ufficiale nella storia tra i capi di Stati Uniti e Corea del Nord, due paesi che sono in rapporti non proprio idilliaci da decadi (con “non proprio idilliaci” intendo che la lotta agli Stati Uniti fa parte della stessa identità nazionale nordcoreana). Il summit non ha ottenuto granché – l’idea era parlare di denuclearizzazione della penisola, ma il massimo risultato è stato che la Corea del Nord ha smesso di fare test missilistici un giorno sì e l’altro pure – e le relazioni si sono nel frattempo raffreddate, ma il semplice fatto che si sia tenuto è già di per sé storico.

15 marzo 2019

Il 15 marzo 2019 è stato il giorno in cui a Hong Kong si è cominciato a protestare contro il controverso disegno di legge – poi ritirato – sull’estradizione in Cina. Da allora le proteste non si sono fermate, hanno coinvolto praticamente tutta la città, hanno smesso di riguardare la legge in sé per diventare l’espressione di un malessere più generale e sono diventate sempre più violente trasformandosi in vera e propria guerriglia urbana. Sono stato il singolo evento più coperto dai media nel 2019, probabilmente continueranno nel 2020 e – visto che negli ultimi mesi sono scoppiate altre proteste un po’ ovunque in giro per il mondo – forse i fatti di Hong Kong si riveleranno un’anteprima di quello che vedremo nel corso del prossimo anno.