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Fascio Fontana

Il ministro della famiglia e della disabilità propone di abrogare la legge Mancino, che condanna l'ideologia nazifascista e la discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E chi non la pensa come lui è uno "schiavo dei globalisti che vuole far sentire in colpa gli italiani".

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Partiamo con una buona notizia: in questi giorni il ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana ha letto i giornali. Come lo faccia è tutta un’altra questione, visto che di fronte a violenze, appelli del Capo dello Stato e statistiche sull’aumento delle aggressioni razziste nel nostro paese ha ben deciso di proporre l’abrogazione della legge Mancino. Lo fa con un post su Facebook delirante, che riportiamo qui sotto.

Prima di tutto il classico giochino sugli antifascisti burocrati che preferiscono gli stranieri agli italiani – «Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano» -, poi l’attacco al “pensiero unico”, rappresentato dagli «schiavi dei globalisti (alcuni giornalisti e commentatori mainstream)» che addirittura vogliono far sentire in colpa gli italiani per aver votato la Lega e i 5 stelle. Non basta regalare lavoro e alberghi agli immigrati, bisogna proprio farli soffrire questi poveri italiani.

Infine il razzismo, «una tragica parodia, non ce n’era neanche l’ombra. Se c’è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile». Una cover perfetta degli assoli di Trump e Bannon.

Su una cosa, però, il ministro ha ragione. La legge Mancino è sì una “sponda normativa”, ma ci protegge dal fascismo, dal nazismo, dall’incitazione alla violenza e alla discriminazione, dai crimini d’odio.

In particolare, colpisce chi “diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”, e vieta “ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza”. Non è difficile immaginare cosa significherebbe abrogarla.

Il ministro, comunque, non deve sentirsi solo. Il suo partito ha già proposto un referendum per la cancellazione della legge nel 2014 – insieme alla Fornero, alla legge Merlin e alla proposta di divieto per gli stranieri di partecipare ai concorsi pubblici – e l’idea è uno dei grandi classici del programma di Forza Nuova. Qualche anno fa si discuteva della possibilità di modificarla anche da sinistra, è vero, ma per allargarla agli atti di discriminazione sessuale e di genere. La proposta è stata approvata alla Camera il 19 settembre del 2013, poi è scomparsa. Altri tempi.

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