Emergenza droga un tanto al kilo: la Meloni litiga coi numeri | Rolling Stone Italia
Politica

Emergenza droga un tanto al kilo: la Meloni litiga coi numeri

La leader di Fratelli d'Italia propone tolleranza zero per risolvere l'emergenza tossicodipendenza in Italia, causata "dalla compiacenza della sinistra". Peccato che i dati dell'UE la smentiscano, così come il successo di depenalizzazione e terapie sostitutive in Portogallo e Svizzera

Emergenza droga un tanto al kilo: la Meloni litiga coi numeri

Giorgia Meloni, foto IPA

Rome, Italy. 28th Jan, 2017. Leder of the Italian Fratelli d'Italia party, Giorgia Meloni addresses the people at the " Italia Sovrana"demonstration at Piazza San Silvestro in Rome, Italy. In the pi. Cture, Giorgia Meloni . Credit: Andrea Ron. Chini/Pa. Cifi. C Press/Alamy Live News

«Allarme droga in Italia. Tristemente primi in Europa per consumo di eroina e cocaina», scrive su Twitter Giorgia Meloni, allarmata dopo aver letto la prima pagina di Libero che titola “Allarme droga estiva – Vacanze funestate dal consumo di stupefacenti”. La notizia sarebbe preoccupante, certo, se solo fosse vera: analizzando la Relazione europea sulla droga 2018, pubblicata dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA) lo scorso 7 giugno, infatti, i dati appaiono ben diversi.

Innanzitutto le classifiche di consumo: l’Italia è il terzo paese dell’Unione Europea per uso di cannabis e il quarto per uso di cocaina. Per quanto riguarda gli oppiacei ad alto rischio – tra cui l’eroina -, anche qui siamo al quarto posto. Come spiega l’Osservatorio europeo, però, i dati andrebbero aggiornati con gli oppiacei sintetici legali, come metadone, fentanil, codeina e morfina, sempre più comuni tra gli europei.

L’Osservatorio, inoltre, ha invitato alcune città europee – tra cui Milano – a partecipare alla rilevazione di sostanza stupefacenti nelle acque di scolo. Anche qui non siamo al primo posto.

Meloni, poi, sostiene che i dati siano la conseguenza di “anni di compiacenza della sinistra”, e che la soluzione sia una nuova politica a “tolleranza zero”. Ma cosa è successo nei paesi che invece hanno fatto l’opposto? Prendiamo il Portogallo, che nel 2000 ha depenalizzato tutte le droghe. Il Guardian, in questo reportage, scrive che dopo la decisione del governo la «crisi degli oppiacei si è stabilizzata, e negli anni successivi il paese ha visto crollare drasticamente i casi di consumo problematico e di conseguente HIV – ora il 2 e il 3% della popolazione -, le morti di overdose – 3,86 ogni milione nel 2016, la media europea è 21,8 -, i crimini legati alla droga e i tassi d’incarcerazione. La tendenza è confermata dall’analisi dell’Osservatorio europeo.

Il consumo di droghe in Portogallo, dati UE

«La guarigione del Portogallo è notevole, e le nuove politiche sono sopravvissute a governi diversi – compresi i conservatori, che avrebbero preferito un ritorno alla guerra alla droga in stile americano», scrive il Guardian. «Tutto questo non sarebbe potuto succedere senza un enorme cambiamento culturale, soprattutto nel modo in cui il paese vede la droga, la dipendenza, e se stesso».

Un altro esempio interessante è Zurigo: la città Svizzera era nota come una delle “capitali della droga” del continente, dove nel 1992 abitavano 30mila consumatori abituali di eroina, 10 volte tanto rispetto al 1975 – il New York Times, all’epoca, definì Platzspitz park il “giardino dell’ago”. La situazione era drammatica – casi di HIV, prostituzione, crimini legati alla droga -, e lo sgombero del parco da parte della polizia servì solo a diffondere il problema in tutto il resto della città.

Poi, nel 1992, l’amministrazione ha preso una strada diversa. Preso atto del fallimento della criminalizzazione del consumo, si è cercato di reintegrare i tossicodipendenti nella società attivando programmi di assistenza sociale e terapia medica sostitutiva. Due anni dopo, nel 1994, la città di Zurigo era la prima al mondo dove i dottori prescrivevano eroina ai pazienti. L’idea ha funzionato, e nel 1995 la polizia ha chiuso l’ultimo drug camp della città. Nel 1997, infine, gli elettori svizzeri hanno rifiutato la proposta di una legge più restrittiva sul consumo di droga, legittimando con il voto l’approccio meno punitivo provato a Zurigo, che nel 2008 è diventato legge.

«Oggi, in Svizzera, non vediamo più nuovi consumatori di eroina», ha detto Thilo Beck, primario di psichiatria all’Arun Centers for Addiction Medicin, centro fondato da medici nel ’91 per fornire una terapia adeguata ai tossicodipendenti. «Le politiche adottate in Svizzera per affrontare la crisi di 20 anni fa sono state fondamentali per ottenere questo risultato».

Altre notizie su:  droghe