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È morto Henry Kissinger

L'ex-segretario di Stato statunitense è morto il 29 novembre, a 100 anni. Fu braccio destro di Nixon e la sua è una delle figure più controverse nella politica americana

Henry Kissinger

Henry Kissinger

Credits: BRENDAN SMIALOWSKI/AFP via Getty

È morto a 100 anni Henry Kissinger, il Segretario di Stato (Ministro degli Esteri) più celebre (e controverso) della storia degli Stati Uniti, che lavorò, dal 1973 al 1977, a fianco dei Presidenti Richard Nixon e Gerald Ford.

Kissinger non era americano di nascita: era nato a Fürth, in Baviera, nel 1923, da una famiglia tedesca ed ebrea, e il suo nome di battesimo era Heinz. Nel 1938, per sfuggire al regime nazista di Hitler, la famiglia Kissinger emigrò negli Stati Uniti, a New York. Heinz fece presto sua la cultura americana, imparando la lingua e studiando nella prestigiosa università di Harvard. Servì anche nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale. Mantenne però per tutta la vita uno spiccato accento tedesco.

Dopo il periodo universitario portò avanti lo studio delle tecniche di governo e delle relazioni internazionali, avvicinandosi sempre di più alle stanze della politica. Il suo approccio alla dottrina dei rapporti tra le nazioni, pragmatico e “distaccato”, fu da tutti categorizzato come Realpolitik, politica del realismo storicamente associata al cancelliere prussiano Otto Von Bismarck. Kissinger, però, rifiutò sempre l’associazione al termine.

Nei fatti, il “realismo” di Kissinger produsse una politica estera americana capace tanto di distendersi (relativamente) con il blocco comunista dell’Est, quanto di mantenere il pungo di ferro con chi, in Sud America, inneggiava agli stessi ideali. Emblematico il caso del Cile, in cui Kissinger appoggiò il colpo di Stato di Augusto Pinochet che portò alla fine del governo socialista di Salvador Allende (e alla morte di quest’ultimo). La connivenza con l’instaurazione di regimi autoritari in America Latina non era infatti, in ottica pragmatica, contraria agli interessi americani, che preferivano avere il “cortile di casa” libero da minacce di “natura comunista” rispetto al replicare il conflitto alla base della Guerra Fredda.

La figura di Kissinger dunque non è stata, e non è, scevra da controversie. Spencer Ackerman scrive su Rolling Stone US che non c’è stato maggior criminale seriale negli Stati Uniti, e riporta i numeri di alcuni bombardamenti concertati insieme a Nixon che avrebbero procurato migliaia di morti innocenti (in Cambogia, per esempio). Se è vero che la Storia è scritta dai vincitori, dovremo presto confrontarci con il tema della memoria di Kissinger e del suo operato. Secondo Ackerman, l’élite politica statunitense ha già deciso, assegnando al fu Segretario di Stato un posto in Paradiso tra i protettori della nazione.

Allora non è forse un caso se, intervistato nel 1972 da Oriana Fallaci a proposito del suo successo, Kissinger rispose: «Io ho agito da solo, a loro è piaciuto questo […]. Agli americani piace l’uomo che entra solitario a cavallo nella città, come nei western». E sappiamo bene come va a finire, nei Western, per quelli che hanno meno pistole.

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