È arrivato il momento di ridurre la settimana lavorativa? | Rolling Stone Italia
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È arrivato il momento di ridurre la settimana lavorativa?

Secondo gli studi, sempre più persone vorrebbero lavorare 4 giorni a settimana invece che 5, anche a prezzo di guadagnare di meno. E sempre più Paesi stanno sperimentando soluzioni in questo senso

È arrivato il momento di ridurre la settimana lavorativa?

Immagine via Unsplash

E se il giovedì diventasse il nuovo venerdì? L’idea di una settimana lavorativa di quattro giorni, senza riduzioni dello stipendio, a quanto pare piace anche agli italiani e nel giro di pochi giorni una petizione lanciata su Change.org sull’argomento ha superato le 17mila firme. L’idea è che “in Italia si lavora tanto, troppo rispetto a tanti altri paesi europei, specie del nord” e che “purtroppo in Italia non si sta nemmeno ponendo il dibattito, anzi, il 50 % dei lavoratori afferma che negli ultimi anni il carico di lavoro e l’orario di lavoro è aumentato a parità di stipendio”. L’obiettivo è riuscire ad avere “più tempo libero e una maggior vivibilità, tenendo conto che l’età pensionabile si è alzata e va verso i 70 anni”.

Sono sentimenti ben presenti tra i lavoratori italiani. Secondo uno studio di ADP, società di soluzioni di human capital management, il 57,8% degli italiani sarebbe favorevole alla settimana di 4 giorni. Il 43,8% di questi preferirebbe lavorare più ore al giorno (10 ore anziché 8) pur di mantenere lo stesso salario, mentre il 14% sarebbe disposto anche a rinunciare a parte dello stipendio pur di limitare a 8 le ore lavorative su 4 giorni. C’è anche una sorprendente percentuale di italiani, il 42,2%, che preferirebbe lasciare le cose come stanno.

Nel periodo della pandemia, le forti preoccupazioni sul futuro del lavoro hanno reso il tempo libero una risorsa sacrificabile: secondo ADP, in media, oggi, la quantità di tempo libero settimanale in cui viene svolto un qualche lavoro è di 9,2 ore a persona, un aumento rispetto alle 7,3 ore dello scorso anno. Ma questa situazione ha anche messo in luce i problemi del burnout e dello stress causati dall’eccesso di lavoro, oltre ad evidenziare i vantaggi e le possibilità del lavoro flessibile da casa. E il dibattito sulla riduzione della settimana di lavoro si è riacceso.

Le esperienze fatte all’estero hanno dato buoni risultati. Gli studi del think tank Anatomy sulla sperimentazione della settimana lavorativa breve in Islanda – che tra il 2017 e il 2015 ha ridotto l’orario di lavoro nel settore pubblico da 40 a 35 ore settimanali, ripartite su quattro giorni e senza riduzione salariale – hanno dimostrato che i lavoratori risultavano meno stressati e meno a rischio di esaurimento, e senza effetti negativi sulla produttività. Una ricerca del 2021 condotta dall’associazione islandese ALDA (Association for Democracy and Sustainability) ha rilevato che quei lavoratori hanno anche riscontrato un “potente effetto positivo sull’equilibrio tra lavoro e vita privata”: potevano finalmente trascorrere più tempo con i figli e dedicarsi i loro hobby e alle loro passioni. E, nelle coppie, gli uomini avevano anche più probabilità di svolgere le faccende domestiche.

Ad aprile, il governo scozzese ha annunciato uno stanziamento di 10 milioni di sterline per finanziare la sperimentazione della settimana lavorativa breve in azienda. D’altra parte, secondo un’indagine del think-tank Institute for Public Policy Research (IPPR) su oltre 2 mila lavoratori, per l’80% degli intervistati la riduzione dei giorni di lavoro, senza tagli di stipendio, favorisce il benessere individuale. E circa due lavoratori su tre sono convinti che questa innovazione potrebbe anche fare bene alla produttività nazionale.

Anche il governo del Belgio sta valutando la riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni, ma la proposta ha sollevato molti dubbi, perché prevede l’estensione dell’orario di lavoro a nove ore e mezza. In Spagna, diverse aziende, da tempo, hanno introdotto la settimana corta. L’ultima è Desigual, che ha deciso per una settimana di quattro giorni, con salari ridotti. Ma può valere la pena di guadagnare un po’ meno, se necessario:  una ricerca condotta quest’anno dall’OMS in collaborazione con l’International Labour Organization ha rilevato infatti che lavorare più di 55 ore settimanali fa anche male alla salute, aumentando del 35% di avere un ictus e del 17% di morire di malattie cardiache.