Joe Formaggio, il “consigliere con mitra” che fa diventare i nostri incubi realtà | Rolling Stone Italia
Mr Cheese

Joe Formaggio, il “consigliere con mitra” che fa diventare i nostri incubi realtà

Dopo le accuse di molestie della leghista Milena Cecchetto tutti parlano di lui: la passione per le armi, le frasi razziste (esportiamo cervelli e importiamo n*gri», disse nel 2016) e la scelta di far pagare ai cani il coperto al ristorante (non è uno scherzo). Sembra uscito da un b movie, e invece è tremendamente reale: fenomenologia di Mr. Cheese

Joe Formaggio, il “consigliere con mitra” che fa diventare i nostri incubi realtà

Foto dal profilo Instagram di Joe Formaggio

Da ieri non facciamo altro che parlare di lui: Joe Formaggio, consigliere regionale del Veneto in quota Fratelli d’Italia, sospeso da ogni incarico all’interno del partito perché in seguito alle accuse di molestie da parte della collega leghista Milena Cecchetto, che ha parlato di «palpeggiamenti plateali» andati in scena nell’anti-aula, in un divanetto dove i due si sono seduti e hanno parlato per qualche momento. La versione “Made in Formaggio” nega ogni accusa: «Era tranquilla, ho preso il suo posto e si è messa a ridere. Poi sono andato via, un bacio sulla guancia, come sempre. Manate sul sedere? Falso», ha spiegato, senza convincere però i vertici del partito. In un’intervista concessa questa mattina al Gazzettino, Cecchetto ha però ribattuto spiegando che il consigliere non sarebbe nuovo a determinati comportamenti: «La sua “esuberanza” è nota non solo a Palazzo. Parlo di molestie, più subdole e molto meno evidenti di ieri, ma continuative. Da almeno due anni», ha detto, aggiungendo di aver dovuto sviluppare «un alto livello di sopportazione della sua “attività goliardica”… E ogni volta ripetevo “Smettila, dacci un taglio”… Tendo a reagire in modo poco evidente».

A questo punto, la domanda sorge spontanea: chi è Joe Formaggio? Il suo nome ha un retrogusto italoamericano e potrebbe rimandare ai soprannomi dei gangster di Martin Scorsese. Joe (nome che i genitori hanno scelto per tributare Joey, il protagonista del telefilm Furia, dimenticando di comunicare una “Y” all’anagrafe) però, non è cresciuto nella Brownsville di Quei bravi ragazzi, ma nella provincia vicentina, per la precisione a Noventa, un paesino di 8mila anime a ridosso dei Colli Euganei. Qualcosa in comune con i Goodfellas, però, Formaggio ce l’ha di sicuro, come ad esempio una passione spropositata per le armi da fuoco. Lo scorso 13 febbraio, durante la fiera veronese EOS – che ipocritamente viene presentata come una fiera degli sport all’aria aperta (caccia, pesca, nautica, campeggio), ma in realtà è una vera e propria fiera delle armi – si è fatto fotografare mentre imbracciava un mitra, professandosi come un fiero adepto della «lobby delle armi».

 

 
 
 
 
 
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Non è la prima volta che Formaggio si fa immortalare con un’arma in mano: nel 2015, quando era conosciuto come il sindaco “anti Rom” di Albettone, si fece ritrarre con un fucile a pompa – «Se lo carichi con pallettoni grossi, puoi spolpare una persona», si premurò di sottolineare. Nello stesso periodo, Mr. Fish si è fatto notare soprattutto per la lunga lista di esternazioni razziste e xenofobe pronunciate durante le sue ospitate a La Zanzara. «Voglio un comune denomadizzato. I rom non li voglio nel mio comune, fuori dalle palle. E non mi vergogno per niente», ha detto nel 2015 ai microfoni di Cruciani. «Vi aspettiamo coi fucili spianati al confine del paese» – aggiunse. In alcuni interventi, Mr. Cheese ha addirittura sottolineato la procedura da adottare in caso di una fantomatica «invasione»: «Se arriva un gruppo di rom, dopo dieci minuti chiamo Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale. Se i nomadi non vanno via, vengono caricati sui carri attrezzi e portati nel ricovero di automezzi più vicino. Ad Albettone non si può sostare per motivi igienico sanitari. Non abbiamo colonnine per ricevere carovane e non le metteremo mai. Quindi, nomadi e batteria varia stanno automaticamente fuori. Fuori dalle palle, non li vogliamo. Vadano nei campi rom di Vicenza, che è governato dal Pd. Sono ben accetti invece camper di turisti, americani e tedeschi. I campi rom sono covi di delinquenza. Dobbiamo schedare tutta questa gente qua».

L’anno dopo, intervenendo nello stesso programma, Formaggio (che, come potrete intuire, qualche pagina di Petrus Camper e Georges Vacher de Lapouge dà l’impressione di averla letta) pensò bene di chiarire ulteriormente il concetto, aggiungendo alla lista delle etnie da discriminare anche gli afrodiscendenti: «Non vogliamo negri e zingari, da noi rischiano la pelle», disse, «esportiamo cervelli e importiamo negri» che «sono meno intelligenti di noi, sono inferiori». In un altro gustoso siparietto, disse che «piuttosto di affittare una casa ai rom le avrei dato fuoco. La casa è mia, potrò farne ciò che voglio o no? No. Non si può neanche quello. Allora la tengo chiusa che ci corrano dentro le pantegane. Meglio le pantegane dei rom, almeno ogni tanto vado la e le saluto. Preferisco le pantegane ai rom in casa mia. Posso affittarla a chi cazzo voglio?». In generale, la quantità di esternazioni razziste pronunciate de Formaggio nel corso del tempo è così lunga e stratificata che metterle in fila richiederebbe ore e un lavoro di catalogo certosino. Quando ci si approccia a un personaggio del genere, ciò che stupisce è la totale assenza di pudore: nel microcosmo di Formaggio, sostenere che una razza sia inferiore all’altra rientra nella normalità delle cose; dal suo punto di vista, il darwinismo sociale è un dato acquisito, una verità storica e genetica immarcescibile. Non dovesse bastare, pur di dare seguito al suo messaggio, Formaggio è ben disposto a pagare le conseguenze delle sue azioni: nel 2018, il Tribunale Civile di Milano lo ha condannato a pagare 12mila euro per comportamento discriminatorio e incitamento all’odio razziale. Tra gli improperi contestati, rientrano aforismi del calibro di «Facciamo il più grande allevamento d’Europa di maiali se dovesse essere che vogliono aprire una moschea ad Albettone», «I nomadi delinquono. Loro ce l’hanno nel Dna. Io ho già preparato delle delibere che prima di mandarmi qualsiasi profugo il prefetto deve dirmi come si chiama e che malattie ha avuto nella sua vita e noi ti aspettiamo col fucile in mano» e una pillola di altissima filosofia politica: «Qui siamo razzisti».

Joe Formaggio: il sindaco anti-Rom che gira col fucile

Formaggio, a suo modo, è anche un innovatore nel campo della ristorazione: nel 2019, il politico di Fratelli d’Italia ha fatto parlare di sé per la novità escogitata nel ristorante che gestisce assieme ai suoi fratelli, ossia far pagare due euro di coperto a chiunque entrasse con un cane al seguito. In quell’occasione, Formaggio ha spiegato: «Ho messo un avviso semplice, dicendo ai nostri clienti che, se viene accettato il loro cane, a differenza di tanti ristoranti che li mandano a fanculo, da me il cane paga il coperto di 2 euro per le pulizie eventuali e per la ciotoletta d’acqua. È un atto d’amore nei confronti degli animali. Se gli animalisti vengono sotto il mio ristorante io vado fuori con il fucile a pompa che ho a casa e dal balcone di casa domanderò loro cosa posso fare per loro».

Un piccolo monito per il futuro: siamo abituati a collocare personaggi come Formaggio nel microcosmo della finzione, ma dobbiamo fare pace con il fatto che esistono per davvero.