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Cosa stanno facendo le ONG per contrastare il coronavirus

Visto che siamo in una situazione di emergenza, organizzazioni come Medici Senza Frontiere stanno intervenendo in Italia a sostegno del sistema sanitario nazionale

Cosa stanno facendo le ONG per contrastare il coronavirus

Vincenzo Pinto/AFP via Getty Images

Il coronavirus vuol dire anche intervento delle ONG a casa nostra. Perché se c’è un’emergenza da fronteggiare, gli operatori umanitari sono sempre in prima linea, soprattutto se a chiedere aiuto è il proprio paese. Così, a sostegno del sistema sanitario nazionale, sovraccarico di casi da gestire in strutture che rischiano il collasso, sono arrivate le ONG: tra le prime, Medici Senza Frontiere.

“Di fronte all’enorme emergenza che sta colpendo il nostro paese, come Medici Senza Frontiere abbiamo sentito il dovere di offrire il nostro supporto alle autorità sanitarie italiane”, ci spiega Stella Egidi, referente medico per l’intervento di MSF sul Covid-19. 

“Sarà un piccolo contributo al grandissimo sforzo sostenuto dal sistema sanitario nazionale da oltre un mese, ma ci sembrava un doveroso segno di solidarietà. Per il momento, i team di Msf supporteranno i quattro ospedali del lodigiano (Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo Lodigiano). In particolare consentendo la riapertura di una ventina di posti letto ora inutilizzati per carenza di staff sanitario, e sulle attività di prevenzione e controllo delle infezioni”.

Insieme a Msf sono diverse le organizzazioni umanitarie, da Emergency a Intersos, che hanno offerto il loro aiuto attivando interventi sul territorio italiano. “Vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza e tutto il nostro sostegno alle decine di colleghi che in questo momento sono impegnati in prima linea e senza sosta per contenere l’epidemia e a quanti, a vario titolo e a vari livelli, stanno contribuendo allo sforzo collettivo per fornire una risposta ai bisogni”, continua Stella Egidi. “Non è facile perché ci troviamo di fronte a un virus di cui si conosce poco, in una situazione in costante evoluzione, e con la conseguente necessità di adattare continuamente le risposte fornite”.

Ogni emergenza sanitaria evolve in modo diverso. “Fare previsioni esatte è in questo momento molto difficile. Al momento le autorità sanitarie italiane, che coordinano la risposta all’epidemia e monitorano attentamente il suo andamento, prevedono un periodo di almeno due mesi per tornare alla normalità”.

Per il momento, le disposizioni previste dal decreto 11 marzo emanato dal governo italiano resteranno in vigore fino al 25 marzo. “Le prossime settimane saranno sicuramente cruciali per fare delle valutazioni concrete in base all’evolversi dell’epidemia. Di fronte a una situazione così complessa, non possiamo non fare la nostra parte e non portare il nostro benché piccolo contributo allo sforzo collettivo che la società italiana, nelle sue diverse componenti, sta facendo per fronteggiare l’epidemia”.

Continuano anche le missioni all’estero. “Per l’intervento che abbiamo avviato a supporto del sistema sanitario italiano, verranno impiegati operatori italiani con esperienza nella gestione di situazioni epidemiche. Naturalmente, ci stiamo organizzando e preparando ad affrontare casi di Covid-19 anche nei Paesi in cui abbiamo missioni mediche regolari e che, per la debolezza dei sistemi sanitari locali, potrebbero subire conseguenze devastanti a seguito dell’epidemia”.

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