Rolling Stone Italia

Cosa ha detto Greta Thunberg a Milano oltre al “bla bla bla”

L’attivista svedese ha attaccato la politica per "30 anni di discorsi vuoti" che promettono e non agiscono, un atteggiamento che tradisce i sogni dei ragazzi "annegati nelle promesse vuote"

Foto Wikimedia Commons

“Tutto quello che sentiamo dai nostri cosiddetti leader, parole che sembrano altisonanti, per ora non hanno portato ad alcuna azione. Naturalmente ci serve un dialogo costruttivo, però sono 30 anni che sentiamo bla bla bla”. Questa frase di Greta Thunberg, in particolare il finale, ha avuto una grande eco mediatica perché in grado di sintetizzare, anche nell’ambito della comunicazione social, la frustrazione della nota attivista e probabilmente dei tanti che partecipano al Youth4Climate che a Milano ha dato il via alla tre giorni che porterà al Pre-Cop26, vertice che fa da traino alla Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite (Cop26) di Glasgow a novembre.

Ma la giovanissima svedese (classe 2003) ha detto molto altro nel corso del suo intervento. Tanto da richiamare la risposta del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. E sembrava che si rivolgesse proprio a lui – così come a tutti coloro che siedono in pochi chiave per decidere sullo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico- quando ha detto: “Basta usare termini come green economy o emissioni zero al 2050”. Come a voler ufficializzare che il tempo delle promesse della politica è finito e la Cop26 è l’ultima spiaggia per svoltare: “I cambiamenti climatici non sono solo una minaccia, ma un’opportunità per creare un Pianeta più verde e più sano”, ha proseguito la 18enne nel suo discorso. Da parte dei leader continuiamo a sentire parole bellissime che non hanno portato ai fatti. Le nostre speranze e i nostri sogni annegano in tutte queste promesse e parole vuote. Se questo è il loro modo di combattere la crisi climatica, non ci piace affatto. Dicono di ascoltarci, ma non è vero». Una invettiva scandita a ogni pausa dagli applausi dei 400 coloratissimi giovani accorsi da 200 paesi.

Il ministro Cingolani ha provato a rispondere cercando una via di uscita, ma che è apparso come l’ennesimo scarico di responsabilità: “Protestare è utile però oltre a quello bisogna trovare soluzioni. Fate che le vostre idee si trasformino in soluzioni per salvare il Pianeta”. Senza accorgersi, forse, che la battaglia di Greta è in corso dal 2018, quando rimase seduta davanti al parlamento svedese ogni giorno durante l’orario scolastico con lo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima) che diventò un movimento globale, trasformandosi proprio al Youth4Climate di Milano in un cantiere di proposte concrete.

E infatti, è la stessa Greta che sembra rispondergli per le rime nel suo intervento: “Per farcela dobbiamo camminare fianco a fianco, altrimenti non ce la faremo. I cambiamenti climatici non sono solo una minaccia, ma anche un’opportunità per creare un pianeta più verde e più sano, del quale beneficeremmo tutti. Ma non è andando nella direzione di oggi che lo possiamo fare, non finché saranno i calcoli economici dei governi a regolare la quantità di emissioni che respiriamo”. E ha concluso con un ultimatum, che stavolta appare davvero l’ultimo per provare a invertire la rotta: “La speranza non è qualcosa di passivo. Possiamo invertire questa tendenza, ma servono riduzioni drastiche delle emissioni, riduzioni mai viste prima. Non possiamo più permettere ai potenti di decidere cosa sia la speranza. La speranza è dire la verità, agire, e viene sempre dalla gente. Noi vogliamo un futuro sicuro, vogliamo la giustizia climatica. Ora”.

Iscriviti