Come scrive Il Sole 24 Ore, dopo una riunione del Consiglio dei ministri durata tutta la notte, il governo ha preso una una decisione riguardo alle concessioni di Autostrade per l’Italia (Aspi) e del ruolo che avrà la famiglia Benetton nella società. Il caso si era aperto dopo il crollo del ponte Morandi a Genova nel 2018 ed era diventato importante perché il governo ci aveva puntato molto in termini di credibilità.
Il risultato delle trattative sembra essere un compromesso favorevole al governo: c’è una bozza di accordo accettata da entrambe le parti e che prevede il ritiro graduale dei Benetton da Aspi – Atlantia, la holding della famiglia Benetton che oggi possiede l’88% di Aspi arriverà al 10-12% nel giro di un anno.
Al posto dei Benetton entrerà la Cassa Depositi e Prestiti, controllata dal ministero delle Finanze, che diventerà azionista di maggioranza di Aspi con il 51% delle quote. Le quote rimanenti verranno vendute a una serie di investitori graditi alla Cassa Depositi e Prestiti, e Atlantia non potrà distribuire dividendi agli azionisti con il ricavato. Aspi verrà inoltre scorporata da Atlantia e quotata in borsa.
Tra i punti della bozza di accordo ci sono un indennizzo di 3,4 miliardi di euro che Aspi verserà al governo per il crollo del ponte Morandi, la riduzione della penale che il governo dovrebbe pagare in caso di revoca della concessione (da 23 a 7 miliardi), l’aumento dei controlli, l’abbassamento dei pedaggi autostradali e sanzioni più severe in caso di violazioni da parte di Aspi.
Anche se si tratta di una bozza e quindi i dettagli sono ancora da definire, sembra che la lunga e difficile battaglia legale che sarebbe inevitabilmente seguita alla revoca della concessione – minaccia più volte agitata dal governo, anche nei giorni scorsi – sia stata evitata, almeno per il momento.