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Cosa ci sarà nel prossimo DPCM sul coronavirus

Nuove misure "per evitare un nuovo lockdown che non dobbiamo permetterci”, alcune delle quali ci fanno tornare indietro alla fase 1

Cosa ci sarà nel prossimo DPCM sul coronavirus

Foto CDC/Getty Images

I nuovi contagi di coronavirus in Italia hanno ricominciato a salire in modo preoccupante superando i 2500 casi al giorno: la tanto temuta seconda ondata è qui. Per contrastarla il governo sta prendendo provvedimenti, nella forma di un nuovo DPCM che sarà varato mercoledì e in cui saranno presenti nuove misure “per evitare un nuovo lockdown che non dobbiamo permetterci” come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza.

Stando a quanto ha detto il premier Conte, il governo ha intenzione di intervenire “in maniera ponderata e solo nelle modalità ritenute necessarie, ad ottenere lo scopo di contenimento del contagio” e secondo “principi di proporzionalità”. “Terremo a mente un principio cardine: per tutelare la salute dei cittadini vanno garantite condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e ovunque si svolga la vita sociale, perché ciò significa preservare anche l’economia e il nostro tessuto produttivo”, ha detto Conte.

Come riporta il Corriere della Sera, tutto ciò si tradurrà in un nuovo DPCM che almeno sotto un aspetto riporterà la situazione alla fase 1: i governatori delle Regioni non potranno più modificare le norme del governo se non per inasprirle. L’altro grande ritorno è quello dell’obbligo di mascherina anche all’aperto su tutto il territorio nazionale, con un inasprimento delle multe – fino a 3mila euro – per chi non la indossa.

Si torna anche a una riduzione dei posti sui trasporti pubblici (l’80%), un possibile coprifuoco alle 23 e nuove limitazioni sul numero delle persone (si pensa a 200 al massimo) che possono partecipare a cerimonie come matrimoni e funerali, perché gli assembramenti creati in queste occasioni sono stati spesso origine di focolai.

Per quanto riguarda la scuola, la didattica a distanza non sarà presente nel DPCM. Ma questo non vuol dire che non potrebbe tornare a essere usata, almeno per metà delle lezioni e nelle regioni più colpite dai contagi. Secondo il ministro della Salute Speranza la scuola è la priorità del governo, che vorrebbe tenerla aperta per quanto possibile.