Cosa abbiamo visto dentro i gruppi Telegram contro il Green Pass | Rolling Stone Italia
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Cosa abbiamo visto dentro i gruppi Telegram contro il Green Pass

Non solo teorie del complotto, ma anche paragoni con il nazismo, sogni di liberazione nazionale, incitamenti alla lotta armata e liste di obiettivi da colpire

Cosa abbiamo visto dentro i gruppi Telegram contro il Green Pass

Ivan Romano/Getty Images

Non è un troppo esagerato affermare che, da qualche mese, Telegram si sia trasformato nell’avamposto principale della “resistenza” anti Green Pass italiana. Chiunque abbia in casa una connessione internet sarà, per forza di cose, inciampato in qualche link proveniente da uno delle decine di gruppi che si proclamano contrari alla “dittatura sanitaria” e che, allo stato attuale, si moltiplicano di giorno in giorno, raggiungendo migliaia di iscritti in tempi record. Al loro interno, le discussioni sono tutte caratterizzate da una narrazione comune: rabbia e frustrazione per via di restrizioni colpevoli di affamare la popolazione, volontà di organizzarsi e costituirsi come movimento (alcune volte armato, altre no) e diversi tentativi di equiparare le misure adattate dal governo alla repressione attuata dal Terzo Reich. All’interno delle chat i parallelismi infelici sono davvero tantissimi: uno dei più diffusi è quello che equipara l’esibizione delle certificazioni verdi e l’obbligo, imposto dai nazisti agli ebrei in diversi paesi, di portare una Stella di David di colore giallo per favorire la loro identificazione.

Un aspetto che salta subito all’occhio addentrandosi nella tana del Bianconiglio anti-green pass è la volontà di ricreare, per quanto possibile, un’atmosfera di cameratismo e unione, tenere fermi alcuni valori inderogabili – volontarismo, privacy, libero spostamento, autorganizzazione delle comunità, facoltà di portare sempre e comunque armi con sé per potersi difendere e tutta una serie di principi da nuovo ordine post-apocalittico – in cui credere e che possano rappresentare un collante ideologico perfetto per unire le forze in vista della “Rivoluzione”. C’è addirittura chi, come il Movimento Umanità Libera, sta già preparando il terreno per la guerriglia contro i poteri forti, ed è giunto persino a redigere delle rudimentali carte dei valori.

Personalmente, dopo diversi giorni passati a monitorare le discussioni all’interno dei gruppi, ho notato una tendenza abbastanza inquietante: il frame narrativo della lotta armata, almeno sulla carta, è quello che ritorna più spesso all’interno dei vari gruppi anti green pass, il tormentone per eccellenza. Nelle chat vengono diffuse guide dilettantistiche di ogni tipo, come ad esempio le norme di comportamento a cui attenersi in caso di scontro diretto con le forze di polizia. C’è anche chi sogna molto più in grande, proponendo di costituire una sorta di esercito nazionale di liberazione e di studiare le azioni compiute durante altre manifestazioni in giro per il mondo per prendere spunto e, se utile, replicarle. Un’altra attività a cui la resistenza anti-Covid dedica un monte ore considerevole è la raccolta e condivisione di informazioni. A intervalli regolari, vengono condivisi gli indirizzi dei target da “colpire”. Ad esempio, l’obiettivo odierno sono le sedi Rai di tutti i capoluoghi di Regione. 

Ovviamente, non mancano neppure i leitmotiv complottisti più tradizionali e i loro protagonisti abituali. Il più diffuso, che ho ritrovato condiviso nell’identica forma praticamente in tutte le chat che ho spulciato, è quello secondo cui sarebbe in atto una cospirazione per consentire a Bill Gates di ottenere campioni di saliva dell’intera popolazione mondiale per poter ricreare un “archivio mondiale privato di DNA di tutta l’umanità”. 

Tuttavia, esistono anche gruppi con modalità d’organizzazione completamente diverse, di stampo anche vagamente “progressista” e volte a una specie di “promozione sociale”. Il più impressionante in assoluto è il Fronte del dissenso, soprattutto per vie di alcune peculiarità, come ad esempio la forte adesione di studenti universitari che, di mese in mese, hanno costituito una specie di rete giovanile interna al gruppo. Il numero di associazioni politiche e sindacali che hanno sposato la causa del Fronte è talmente sconfinato da fare impressione; a oggi hanno aderito al Fronte quasi 100 sigle, tra cui Alleanza Stop5G, Alternativa Riformista, Ancora Italia, Associazione Culturale Utopie Clandestine, Associazione Happiness University, Associazione Nazionale Teatri Consapevoli, la sezione italiana di Noi con Trump, i ristoratori di Io Apro e Ancora Italia, il nuovo soggetto politico di Diego Fusaro, nato dalla frattura con Vox Italia. 

Insomma: la resistenza anti green-pass, almeno virtualmente, è più attiva che mai, anche se l’attivismo digitale cozza con gli insuccessi un po’ imbarazzanti delle manifestazioni degli scorsi giorni.