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Come vestirsi da camerata secondo i neofascisti romani

Jeans e cappellino, no "risvoltini da tamarro" e "scarpe imbarazzanti". Per le donne: "sobrietà, no MILF style", niente "unghie e ciglia finte, con trucco volgare”. I fascisti romani ci hanno fatto il disegnino per spiegarci il loro dress code ufficiale

Giuliano Castellino, 44 anni, è un fascista romano: tra i leader di Forza Nuova e oggi fondatore di Area, un gruppo “nazional-rivoluzionario” per unire tutte le formazioni di estrema destra a partire da “un appello di unità e aggregazione a tutti i movimenti, i gruppi, le associazioni culturali, le comunità militanti ed i semplici camerati”. A partire, a quanto pare, dall’estetica. 

Tra i primi atti di Area c’è stato infatti il dress code ufficiale, perché i camerati devono potersi riconoscere e devono distinguersi dalla massa – pubblicato poco tempo fa da Italia Mensile, la rivista diretta dallo stesso Castellino. “Si fa accenno alla forma esteriore, ad un codice estetico per uniformarci all’interno e distinguerci all’esterno”, scrive la rivista. “Si tratta di far rispettare a tutti i militanti quei canoni estetici, quel ‘dress code’ che è nostro da sempre, che ricalca lo stile dei bravi ragazzi che vivono la strada, dagli spalti all’attività politica di piazza, con quella sobrietà sportiva dello stile casual, con i suoi materiali, i suoi brand iconici che vestono tutti i nazional-rivoluzionari d’Europa”.

E segue un bellissimo disegnino intitolato “Estetica, forma, stile” e con la differenza tra “il militante Area” e “tutto il resto”. Sembra un po’ il famoso meme “virgin vs chad”.

Il fascista indossa una camicia botton down o una polo (marche Burberry, Fred Perry, Ralph Lauren), un “cappello da baseball o zuccotto” (marche Fred Perry, Lyle&Scott, Stone Island, The North Face), un “giubbotto tecnico o militare” (marche The North Face, Stone Island, Fred Perry, Napapijiri, Barbour), pantaloni “jeans o combat”, sneakers Adidas o New Balance (o Fred Perry, che a quanto pare è la marca preferita dei fascisti romani). 

Il non-fascista invece è rappresentato in modo ironico: ha il doppio taglio phonato, gli occhiali scuri “per fuggire lo sguardo”, i pantaloni bassi, i “risvoltini da tamarro”, le “scarpe imbarazzanti” e persino caratteristiche come “caviglie depilate ben in mostra” e “pochette per i trucchi e gli assorbenti”. È abbastanza chiaro l’intento di presentare i fasci romani come gli ultimi veri uomini, mascolini e col petto villoso.

A parte le ironie e la stupidità di tutto questo, ci sono due domande che sorgono spontanee. La prima: cosa penseranno i brand coinvolti dell’essere utilizzati come segni di riconoscimenti dai neofascisti (che tra l’altro, per completare il loro look ufficiale e potersi riconoscersi a vicenda devono spendere una quantità di soldi non indifferente)? E la seconda: ok, questo è il look dei veri uomini, ma le donne? Almeno su questa seconda domanda la risposta è facile: “sobrietà, no MILF style” e no “unghie e ciglia finte, con trucco volgare”.

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