Come Italexit è diventata il nuovo parco giochi dell’estrema destra italiana | Rolling Stone Italia
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Come Italexit è diventata il nuovo parco giochi dell’estrema destra italiana

Il partito No–Vax ed euroscettico di Gianluigi Paragone ospita nelle proprie liste nomi illustri del fascismo del terzo millennio e, secondo gli ultimi sondaggi, potrebbe superare la soglia di sbarramento del 3%, aprendo la strada all'ingresso di esponenti di CasaPound e personalità vicine a Forza Nuova in Parlamento: non proprio il massimo, per un Paese dotato di una costituzione antifascista

Come Italexit è diventata il nuovo parco giochi dell’estrema destra italiana

Carlotta Chiaraluce, esponente di CasaPound, durante la presentazione della lista dei candidati di Italexit. Roma, 31 agosto 2022
Foto di Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images

Quello di Carlotta Chiaraluce – conosciuta anche come “Lady preferenze” – è un nome abbastanza conosciuto all’interno della galassia composita dell’estrema destra italiana.

Di formazione neofascista, militante di antica data di CasaPound, Chiaraluce è balzata agli onori delle cronache nel 2017, grazie all’ottimo risultato registrato in occasione delle amministrative del X Municipio, a Roma, quando riuscì a conquistare 1.788 voti. Non abbastanza per conquistare un seggio nel consiglio comunale capitolino – anche se, alla fine, la poltrona se la accaparrò suo marito, Luca Marsella, portavoce del movimento fondato da Gianluca Iannone: poco male –, ma più che sufficienti per assicurarsi lo status di candidata ideale da inserire in lista in vista di elezioni future, una di quelle schegge impazzite capaci di raccogliere consensi importanti senza troppi sforzi.

Gli aneddoti che, negli ultimi anni, Chiaraluce ha ceduto in eredità alla memoria collettiva lasciano pochissimo spazio all’immaginazione, e sintetizzano al meglio il tipo di cultura politica che intende incarnare. Lo scorso 25 aprile, commentando l’anniversario della Liberazione, scriveva: «Anche quest’anno l’Anpi, che campa di soldi pubblici, si ritroverà in piazza a festeggiare quella che di fatto è stata una guerra civile che ha visto fratelli spararsi. Una guerra che abbiamo perso e che ha reso di fatto l’Italia una base Nato e serva degli Usa».

Revisionismi storici a parte, anche i rapporti di amicizia che legano Chiaraluce ad alcuni esponenti del clan Spada, di stanza a Ostia, hanno affollato in diverse occasioni le pagine dei giornali. Le connessioni tra gli Spada e CasaPound rappresentano una specie di segreto di pulcinella: i fascisti del Terzo Millennio non hanno mai nascosto questo legame, e le prove che testimoniano una contaminazione tra questi due mondi sono sotto gli occhi di tutti (una su tutte: la foto qui sotto, che ritrae Roberto Spada, al centro, in compagnia Marsella e Chiaraluce, nel gennaio del 2017).

Proprio Roberto Spada, nei giorni precedenti le elezioni del X Municipio, aveva conferito il proprio endorsement ai candidati di CasaPound con un post su Facebook che fece parecchio discutere, sollevando diversi interrogativi relativi agli ottimi riscontri ottenuti dalla tartarughe nere – secondo alcune voci, infatti, quei voti sarebbero arrivati proprio grazie alla “vicinanza” con Roberto Spada; Marsella ha sempre negato queste indiscrezioni, ricollegando il successo di CasaPound alla sua presenza forte sul territorio e a una campagna elettorale condotta con modalità “da vicinato” e fondata su tre azioni principali: i blitz anti-abusivi, dagli immigrati sulle spiagge ai rom che vendono in mercatini improvvisati in mezzo alla strada; le manifestazioni anti–sfratto, ovviamente riservate unicamente a inquilini/occupanti italiani; e, last but not least, il pilastro principale: la raccolta di beni alimentari per le famiglie delle case popolari dell’ostiense, che diede al movimento l’immagine di soggetto politico vicino ai bisogni delle classi medio–basse.

Qualche che sia la verità, da quel novembre del 2017 in poi Chiaraluce ha inseguito un solo, grande obiettivo: compiere il passo successivo, traghettando CasaPound direttamente in Parlamento, segnando la piena normalizzazione di un partito dichiaratamente fascista all’interno dell’emiciclo.

A distanza di cinque anni, il suo sogno potrebbe diventare realtà: dopo la fine dell’esperienza politica di CasaPound, Chiaraluce ha infatti trovato asilo in un nuovo partito politico, l’Italexit del senatore – eletto tra le fila del Movimento 5 Stelle nel 2018 – Gianluigi Paragone.

La nuova creatura paragoniana è la più classica delle formazioni anti–sistema: predica religiosamente il verbi dello scetticismo vaccinale (come dimostra la candidatura del portuale no–pass Stefano Puzzer, capolista nelle Marche) e dell’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, dall’OMS e dalla Nato.

La saldatura tra Paragone e CasaPound rappresenta, in primo luogo, una questione di opportunità: Italexit, infatti, rientra tra i partiti che sono stati obbligati a raccogliere le firme per presentare le liste alle prossime elezioni politiche, non potendo godere dell’esenzione riservata ai partiti collegati a gruppi politici presenti nel parlamento uscente; di conseguenza, come ha evidenziato un’inchiesta di Fanpage, da questo punto di vista il ruolo di Chiaraluce e soci ha finito per rivelarsi essenziale: delegando loro il compito di raccogliere le firme necessarie, Paragone ha acconsentito a una sostanziale colonizzazione del proprio partito da parte dell’estrema destra. Nelle liste di Italexit, infatti, figurano personaggi come Simone Brizzi, consigliere comunale a Bussolengo, e Massimo Cristiano, scelto come capolista alla Camera in Calabria, entrambi vicinissimi a CasaPound.

Impossibile, inoltre, non menzionare la presenza di William De Vecchis, senatore ex leghista e notoriamente vicino al sottobosco dell’estrema destra capitolina, come dimostrano le sue prese di posizione in difesa dello sgombero del circolo futurista di CasaPound in zona Casal Bertone. Anche la candidatura del costituzionalista Daniele Trabucco – fondatore ed ex membro dell’associazione Vicit Leo, finanziata dal trust fondato dal leader di Forza Nuova, Roberto Fiore –capolista alla Camera nel collegio Veneto 1, è un segnale evidente dell’infiltrazione dell’estrema destra tra le fila di Italexit.

Guardando ai numeri, il sogno di Chiaraluce potrebbe presto diventare realtà: i più recenti sondaggi, infatti, danno Italexit oltre il 3% e, di conseguenza, rendono concreta la possibilità che Paragone e soci possano superare la famigerata soglia di sbarramento.

L’alleanza con il fascismo del terzo millennio rappresenta l’ennesimo cambio di pelle attuato da Gianluigi Paragone, a tutti gli effetti una sorta di camaleonte dell’ultraconservatorismo, il Doctor Who della galassia destorsa nostrana: da giovane si è formato nella Lega, giungendo ad acquisire la direzione del quotidiano ufficiale del Carroccio, La Padania (un giornale che, da un lato, propugnava ideali secessionisti, dall’altro non perdeva occasione per accogliere a braccia aperte i fondi pubblici erogati dalla “Roma ladrona”, per poi arrivare al chiudere i battenti nel 2014); nella sua “fase 2” è passato tra le fila del Movimento 5 Stelle, facendovi ingresso nel momento perfetto, ossia quello in cui l’assetto del partito era marcatamente anti–europeista e contrario all’immigrazione clandestina; ora, con l’ennesimo coup de théâtre, ha dato vita al nuovo parco giochi dell’estrema destra italiana, aprendo la strada all’ingresso di esponenti di CasaPound e personalità vicine a Forza Nuova in Parlamento (non il massimo, per un Paese dotato di una Costituzione dichiaratamente anti–fascista).