Chi era Bernie Madoff, il grande truffatore | Rolling Stone Italia
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Chi era Bernie Madoff, il grande truffatore

Morto ieri in carcere a 82 anni, Bernie Madoff è stato uno dei più grandi truffatori della storia: dagli anni Sessanta al 2008 ha gestito un enorme schema Ponzi da 65 miliardi di dollari, di cui sono rimaste vittime anche celebrità come Steven Spielberg e Kevin Bacon

Chi era Bernie Madoff, il grande truffatore

Mario Tama/Getty Images

Insieme con il desiderio sessuale, non c’è nessun altro impulso durevole come il sogno di poter far soldi facilmente. Senza nessuno sforzo. Fidandoci di chi ci promette un guadagno facile. Come Bernie Madoff, scomparso ieri a 82 anni in un carcere del North Carolina, dove dal 2009 scontava una pena a 150 anni di carcere – un modo elegante per dire ergastolo, e quindi fine pena mai.

Ma cos’aveva fatto, Bernie Madoff, un broker figlio della comunità ebraica newyorchese? Aveva lanciato un fondo d’investimento, la Bernard Madoff Investment Securities, sfruttando la sua buona posizione sociale. Il rendimento che garantiva non era stellare, il 10%. Tanto da non impensierire la SEC americana per lungo tempo. E invece era il più classico degli schemi truffaldini: con i soldi dei vecchi investitori, si pagano i proventi a chi entra. Lo schema Ponzi, dal nome di un emigrante italiano negli Stati Uniti: Carlo o Charles Ponzi.

Ponzi aveva scoperto un modo per fare i soldi con i francobolli e i buoni postali universali, che avevano un costo diverso ma che consentivano ovunque l’acquisto di valori bollati: attraverso un complice in Italia comprava i buoni, se li faceva inviare negli Stati Uniti, li usava per comprare i francobolli e poi li rivendeva, con un margine di guadagno del 50%. Un margine di guadagno che aveva convinto molti a investire nella società da lui fondata, la Security Exchange Company, e che nel giro di breve tempo lo aveva reso un uomo ricco: a febbraio possiede circa 5mila dollari (pari a quasi 70mila attuali), un mese dopo ne ha 30mila. A luglio ne ha 250mila ed è a questo punto che crolla tutto, quando un giornalista del Boston Post scopre l’inconsistenza dell’investimento proposto, basato su un mezzuccio che a un certo punto non viene nemmeno più utilizzato, tanti che erano i soldi ricevuti. Entro la fine dell’anno, Ponzi sarà arrestato. 

Nel 1934, finita di scontare la sua pena, Ponzi sarebbe tornato a vivere nell’Italia fascista, dove avrebbe tentato di speculare sui nascenti voli intercontinentali con il Brasile, Paese dove sarebbe andato a morire, povero in canna, nel 1949. Già prima di lui, molti schemi di questo tipo avevano truffato il pubblico ansioso di fare facili guadagni: dal banchiere scozzese John Law nella Francia del Settecento, all’ambasciatore genovese nell’Impero ottomano Battista Durazzo che, con un complicato sistema di zecche pubbliche, private e clandestine e sfruttando la grande richiesta di ottomana di una certa moneta d’argento, il Luigino, avrebbe fatto crollare le finanze dell’impero portandolo alla bancarotta nel 1669.

Il filo conduttore di tutte queste vicende è senz’altro il desiderio ancestrale di fare soldi senza lavorare, con il minimo sforzo, ma nel caso di Madoff ci sono almeno un paio di elementi in più. Il primo è quello che lo accomuna alla fine degli anni Novanta e all’inizio dei Duemila. Un’epoca nella quale l’egemonia culturale neoliberista la faceva da padrona e che quindi, al declinante ruolo dello stato e del welfare e che Madoff si trovò suo malgrado a incarnare nei suoi aspetti più deteriori. Anche se la crisi del 2007-2008 fu innescata dalle politiche di facile accesso al credito per l’acquisto di immobili voluta dal presidente della FED Alan Greenspan – già fan della scrittrice e guru libertaria Ayn Rand.

Il secondo elemento invece è quello della perdita di credibilità di alcune personalità che avevano investito nel fondo di Madoff: Steven Spielberg, il premio Nobel Elie Wiesel e Kevin Bacon, insieme a istituzioni bancarie come la Royal Bank of Scotland, HSBC e, per l’Italia, Unicredit e Banco Popolare. Eppure già nel 1999 l’analista finanziario Harry Markopolos aveva comunicato al fisco americano che i rendimenti promessi da Madoff erano matematicamente impossibili. Ma molte istituzioni finanziarie erano cadute nella sua trappola, come in passato nei casi di Ponzi, John Law e Battista Durazzo. Quasi a dimostrazione che, in quegli anni, molti hanno voluto credere al pensiero magico di Madoff come via d’uscita facile da una realtà complessa che continua a generare ansie da prestazione a tutti i livelli.