Nelle ultime ore il nome di Stefano Puzzer, portavoce ufficiale del Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste (CLPT) e rappresentante dei portuali dello scalo giuliano, sta catalizzando sempre di più l’attenzione mediatica, perché la questione dello sciopero che minaccia di bloccare il porto di Trieste per protestare contro l’introduzione dell’obbligo di Green Pass sui luoghi di lavoro è il tema al centro del dibattito italiano.
Quella di Puzzer è una figura ancora oscura: sappiamo pochissimo di lui, anche perché in rete è sostanzialmente impossibile trovare un curriculum vitae o informazioni aggiuntive che possano disvelare dettagli significativi del suo passato. Tuttavia, analizzando le cronache degli scorsi anni, è possibile tracciare un profilo sommario dell’uomo che sta portando a compimento una delle azioni di protesta più spettacolari e significative della storia recente.
Il primo elemento a balzare all’occhio è un intenso impegno politico, praticamente una costante nella biografia di Puzzer: il ritratto che emerge è quello di una persona relativamente “colta” (mastica bene la retorica da sindacalista navigato) e politicamente attiva, e soprattutto – elemento non di secondo piano – almeno stando alle sue recenti dichiarazioni, non scettica nei confronti dei vaccini. Lo si può evincere da un’intervista concessa all’Espresso, in cui il sindacalista ha dichiarato di essere vaccinato e “credere nei vaccini”, anche se questa presa di posizione cozza con alcuni contenuti pubblicati sul suo profilo Facebook, che invece strizzano l’occhio alla retorica della “dittatura sanitaria”.
Quale che sia la verità, quella di Puzzer è la conferma di come quello dei No Green Pass sia un fronte composito che ospita al suo interno diverse anime, dall’estrema destra neofascista e anti-vaccini a focolai di dissenso completamente diversi, come quelle frange di estrazione operaia o sostanzialmente apolitiche che sono contrarie all’estensione del certificato per altri motivi, in primis perché individuano come questa misura come il presupposto di zone grigie e discriminazioni di vario tipo.
Questa sembra essere anche la posizione di Puzzer che, in un’intervista a Open, ha dichiarato che “questo Green pass è incostituzionale, un ricatto dello Stato italiano che vuole portare le persone a vaccinarsi. Questo ‘accomodamento’ – quello dei tamponi gratuiti pagati dalle aziende – creato per i lavoratori portuali non è giusto. E gli altri lavoratori? Di loro si sono dimenticati tutti. Con che faccia ci facciamo pagare i tamponi sapendo che tutti gli altri dovrebbero pagarselo di tasca propria?”.
Peraltro, non è la prima volta che Puzzer si rende protagonista di un’azione di dissenso così eclatante e apparentemente sconsiderata: nel corso della sua lunga carriera da sindacalista (ha iniziato a lavorare nel porto di Trieste nel 1994), si è reso protagonista di azioni di protesta abbastanza radicali. È un “camallo” – termine mutuato dal dialetto genovese con cui vengono indicati gli scaricatori di porto – di lungo corso, che di acqua ne ha vista passare tanta e che conosce alla perfezione le dinamiche del conflitto di classe.
In particolare, Puzzer ha fornito una delle dimostrazioni più evidenti della sua furbizia e della sua abilità contrattuale nel 2015, quando paralizzò il porto di Trieste con uno sciopero che coinvolse tutti i tesserati del CLPT (circa 220) nella prospettiva di ottenere un importante risultato politico, ossia la ricezione, da parte dell’Autorità portuale, del testo integrale dell’Allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947, che garantisce esplicitamente la priorità ai lavoratori triestini nelle assunzioni e negli incarichi presso il Porto di Trieste e che, secondo Puzzer, dovrebbe essere “legge vigente all’interno del Porto Franco internazionale di Trieste al fine di renderlo applicabile ai giorni nostri”. L’applicazione dell’Allegato VIII rappresenterebbe un traguardo importante per i portuali triestini, ed è diventato uno dei temi portanti della politica locale, anche perché Trieste potrebbe trarne importanti vantaggi commerciali: l’Allegato VIII, infatti, stabilisce la libera circolazione di merci e servizi all’interno dell’area portuale senza il pagamento di dazi doganali.
Insomma, Puzzer sembra tutto tranne che uno stupido o qualcuno che si sta improvvisando capopopolo. È invece una vecchia volpe della dialettica sindacale, un abile stratega disposto a tutto per raggiungere i risultati che ha in mente, anche provocare quella che potrebbe diventare la scintilla di un “autunno caldo” di proteste contro il Green Pass in Italia.