Chi è lo "sciamano" in piazza tra i ristoratori a Montecitorio | Rolling Stone Italia
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Chi è lo “sciamano” in piazza tra i ristoratori a Montecitorio

Ermes Ferrari, ristoratore modenese, è diventato virale per il suo cosplay di Jake Angeli. Ma già da mesi è uno dei personaggi più rilevanti del movimento dei ristoratori che vogliono riaprire tutto

Chi è lo “sciamano” in piazza tra i ristoratori a Montecitorio

Ci mancava solo lo sciamano, avrà pensato qualcuno. E puntualmente è spuntato. Sì, perché ieri a Roma durante la manifestazione indetta dagli appartenenti di #IaApro – gli esercenti esasperati per le chiusure previste dai vari Dpcm in contrasto all’emergenza Covid – tra la folla è spiccata la figura di un imitatore di Jake Angeli, il complottista statunitense che aveva partecipato lo scorso gennaio all’assalto al Campidoglio.

Così in un attimo, sia le rivendicazioni della piazza di Montecitorio che gli scontri successivi con la polizia sono passati in secondo piano rispetto all’immagine di un uomo con il viso dipinto dai colori della bandiera italiana e un copricapo di pelliccia con delle lunghe corna in testa. Lui è Ermes Ferrari, 51 anni, modenese, proprietario del ristorante Regina Margherita, uno che già in passato si era reso protagonista di dimostrazioni eclatanti per tornare a riaprire la sua attività. A gennaio, per esempio, proprio un suo video era stato il primo a diventare virale mentre promuoveva l’hashtag #IoApro, poi sfociato nel movimento che si è riversato l’altro giorno in piazza a Montecitorio.

“Facciamo questo perché se non apriamo adesso chiudiamo per sempre”, diceva all’epoca. “Noi ci sentiamo discriminati come categoria, mentre intanto contagi e morti aumentano ed è sempre più chiaro che gli untori non siamo noi. Le difficoltà tra chi fa il nostro lavoro sono comuni e partono dal non riuscire nemmeno a pagare l’affitto. Sono ben disposto a prendere una multa, ma la volontà tra noi è comune”.

E oggi le sue motivazioni sono ancora le stesse. “Ho tutti i risparmi della mia vita investiti in questo ristorante”, ha dichiarato in tv pochi giorni prima della manifestazione. “Ho 51 anni, se chiudo cosa vado a fare? Io apro il mio ristorante nonostante il lockdown e per farmi chiudere dovete farmi portare via dalle forze dell’ordine. Dei vostri 2000 euro non ci faccio niente. Ve li riporto a Roma”.

Ma perché vestirsi in quel modo, che lo ha portato a essere definito “lo sciamano di Montecitorio”? Lo ha spiegato sempre lui stesso ai giornalisti presenti: “Perché Jake Angeli ha fatto il giro del mondo, tutti lo hanno visto. Se questo è l’unico modo per farmi sentire, lo faccio”. Allo stesso tempo, però, ha detto che la sua attività l’ha riaperta in violazione delle norme già dallo scorso 15 gennaio. “Sono venuto a portare la testimonianza che si può rimanere aperti. Per fare capire quello che tutti noi stiamo passando. Hanno chiuso i ristoranti, le palestre, i cinema ma i contagi sono sempre gli stessi”.

Sarebbe fin troppo semplice ricordare che la storia si ripete, la prima volta come tragedia e la seconda come farsa, anche perché l’esasperazione di tanti che non lavorano da un anno è reale e giustificata. Forse semplicemente non bisognerebbe farsi distrarre dall’ala più folkloristica di un movimento che, volente o nolente, è la spia di qualcosa di più profondo che si sta muovendo nel Paese.