Chi è Diana Șoșoacă, la senatrice No Vax rumena che ha “sequestrato” per 8 ore una giornalista Rai | Rolling Stone Italia
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Chi è Diana Șoșoacă, la senatrice No Vax rumena che ha “sequestrato” per 8 ore una giornalista Rai

La giornalista del Tg1 Lucia Goracci che era andata a intervistarla è stata presa in ostaggio e liberata solo grazie all'intervento dell'ambasciata italiana. Șoșoacă, leader no vax in Romania, definisce chi si vaccina "agnelli al macello"

Chi è Diana Șoșoacă, la senatrice No Vax rumena che ha “sequestrato” per 8 ore una giornalista Rai

Da quando la pandemia – e l’ondata di follia che si è trascinata dietro – ha avuto inizio, siamo abituati a osservare assurdità di ogni tipo, tra giornalisti malmenati da manifestanti inferociti, dentisti che si presentano nei centri vaccinali muniti di protesi in silicone, istituzioni di sedicenti “governi ombra” e tentativi di occupazione delle sedi dei sindacati. 

Tuttavia, quanto accaduto alla giornalista Lucia Goracci è talmente grottesco da superare ogni immaginazione, vuoi per la location inusuale (la Romania, uno dei paesi con il tasso di vaccinazioni più basso d’Europa), vuoi per le modalità che hanno caratterizzato l’evento, dato che Goracci e la sua troupe sono state vittime di un sequestro in piena regola.

Un piccolo riepilogo: il 12 dicembre, l’inviata del Tg1 si è recata a Bucarest per intervistare la senatrice romena Diana Șoșoacă, che negli ultimi mesi ha consolidato il suo status di punta di diamante del fronte No Vax romeno. La biografia politica di Șoșoacă – che ha 46 anni e di professione fa l’avvocato – ricorda molto da vicino quella di altri leader populisti europei in cerca di elettori: membra dell’estrema destra populista ed ex esponente di AUR (Alleanza per l’unione dei romeni), negli ultimi mesi ha fatto parlare di sé per le sue posizioni critiche nei confronti della campagna vaccinale, acquisendo consensi fino a pochi mesi fa inimmaginabili. Insomma, la sua strategia è quella di provare a soffiare sulla rabbia sociale, capitalizzando sull’instabilità e sull’ondata di sfiducia che hanno caratterizzato la scena politica della Romania negli ultimi mesi – un paese che, dall’inizio della pandemia a oggi, ha visto alternarsi due primi ministri, tre governi e sei diverse persone a capo del Ministero della Salute. 

Șoșoacă  – che, come avrete intuito,  è anche un’accanita sostenitrice del ritiro della Romania dall’Unione Europea e basa buona parte della sua proposta politica sul contrasto all’immigrazione clandestina – ha guadagnato notorietà durante il primo lockdown, dopo aver pubblicato diversi post contrari alle misure di contenimento del COVID-19 sui propri canali social, diventando prima una voce non completamente allineata all’indirizzo del partito e, successivamente, distaccandosene per fare fronte a sé e acquisire a pieno titolo il ruolo di portavoce dei No Vax. 

Quando siede in Parlamento preferisce non indossare la mascherina, giustificando la scelta sulla base di “certificati motivi di salute”, e non perde occasione per delegittimare la stampa locale, presentandosi come portatrice unica della “verità” sui vaccini e sulla pandemia. 

Incuriosita da queste premesse, Goracci ha scelto di recarsi nello studio legale di Șoșoacă per porle alcune domande e comprendere le motivazioni alla base di alcune sue prese di posizione – Solo per fare un esempio, lo scorso 27 ottobre, la senatrice ha criticato aspramente i cittadini che hanno osato recarsi nei centri di vaccinazione, definendoli simpaticamente come degli “agnelli al macello”. 

La situazione, però, è subito degenerata: quando Goracci ha posto le prime domande sulla gestione della pandemia e sui decessi legati al Covid, Șoșoacă ha prima negato i morti e, in seconda battuta, ha dichiarato che coloro che operano in favore della campagna vaccinale “Saranno tutti giudicati”, invocando una specie di riedizione del Processo di Norimberga. La senatrice ha poi chiuso a chiave la porta e chiamato la polizia, lamentando che “Alcune persone hanno fatto irruzione nel mio ufficio”. L’inviata del Tg1 è riuscita ad abbandonare lo studio e, e una volta fuori, ha cercato inutilmente l’aiuto degli agenti. Goracci ha inoltre raccontato che, una volta rientrata, il marito della senatrice l’ha presa a pugni davanti all’immobilismo dei due poliziotti, mentre Șoșoacă intimava alla troupe di “cancellare tutte le immagini”. Un “sequestro” durato ben 8 ore e interrotto soltanto dall’intervento dell’Ambasciata italiana, culmine ideale di una giornata talmente insensata da apparire irreale.

 Il triste siparietto di Șoșoacă è stato commentato anche dall’Usigrai: “la Romania chieda scusa per la grave aggressione all’inviata Lucia Goracci e ai suoi collaboratori. Se Bucarest è ancora Europa, fatti del genere non devono accadere”, ha scritto il sindacato dei giornalisti RAI in un comunicato ufficiale, chiedendo che il governo italiano e I’Unione Europea pretendano spiegazioni dal governo Romeno su quanto è accaduto. 

Dalla vicenda possiamo imparare ben poco, se non che, quando si tratta di No Vax, tutto il mondo è paese: cambiano le lingue e i confini, ma non le modalità d’azione, la retorica e i metodi non proprio da galateo.