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Chi è davvero Armando Siri?

Da giovane craxiano a dimissionato da Conte, passando da Sgarbino di Telegenova, storia di un politico sopravvissuto (o quasi) a tutte le Repubbliche

Foto: IPA

Per i costituzionalisti, la Repubblica Italiana non è mai cambiata. Siamo sempre alla Prima. Soltanto i partiti sono crollati, ma la sua struttura è rimasta intatta. E se i totem come Craxi, Andreotti e Forlani hanno avuto una caduta più o meno rovinosa ma di sicuro fragorosa, altri hanno attraversato indenni i vari crolli di sistema politico. Uno di questi è Armando Siri, sottosegretario delle infrastrutture al centro di un’intricata vicenda politico giudiziaria che minaccia di allargare il divario tra i due partiti di governo. Ma non è questa la sede per trattare di ciò.

Per capire meglio il personaggio, bisogna andare nella Genova di inizio anni ’90. Prima di Tangentopoli. Nel 1990 viene eletto come sindaco Romano Merlo, esponente dei socialdemocratici del Psdi, alla guida di una coalizione dal nome poco esaltante di “Alleanza Riformista per Genova”. La novità era che i socialisti, su mandato di Bettino Craxi, abbandonavano la formula del Pentapartito per provare un’inedita alleanza tra Pci, Psi, repubblicani del Pri e appunto i socialdemocratici. Una brevissima stagione di tentativi di unità a sinistra, poi sepolta dai rancori di Mani Pulite. Qui un giovanissimo Armando Siri, poco più che ventenne, viene eletto segretario dei giovani socialisti liguri, e diventa vice del leader nazionale della gioventù craxiana Luca Josi, anche lui ligure. Poi, all’improvviso, il crollo.

Il partito architrave della politica nazionale collassa non solo al centro, ma anche in provincia. L’impopolarità dei suoi esponenti è tale che moltissimi devono ripensare le loro vite e abbandonare la politica. Lo stesso fa il giovane Siri. Sa parlare davanti a una telecamera e ricorda da lontano il giovane Vittorio Sgarbi, che ha qualche anno più di lui. Anche per questa somiglianza gli viene assegnato sulla tv locale Telegenova una rubrica quotidiana, La Bocca della Verità, con la quale polemizza contro il centrosinistra della Seconda Repubblica, ormai padrone indiscusso della Superba dopo la caduta degli alleati-nemici socialisti. Quella del giornalista è la professione che Siri, soprannominato “Sgarbino” dai suoi detrattori, sceglie durante l’epoca in cui Berlusconi e l’Ulivo si contendono la guida del Paese.

Ma non si pensi che abbandoni il vecchio leader socialista che viveva in Tunisia. Anzi, gli scrive spesso e lo va a visitare, come emerge da alcune carte custodite nell’archivio personale socialista. Tra le cose che propone all’ex segretario del Garofano, la presentazione di una lista Craxi alle elezioni europee del 1999 e il sostegno dato al candidato del centrodestra alle regionali liguri del 2000, il “proprietario di concessionari” Sandro Biasotti, pochi mesi prima della morte di Craxi. Con la sua morte si spegne anche il mondo interiore del nemmeno trentenne Siri, nel frattempo trasferitosi a Milano a lavorare al Tg5 dopo una breve collaborazione col suo modello di anchorman televisivo Vittorio Sgarbi.

Contrariamente a quanto si dice, il suo sostegno a Berlusconi in questo periodo forse c’è, ma non è così rilevante. Durante il crepuscolo del vecchio patriarca del centrodestra, perso nel fuoco incrociato di ex alleati ed oppositori, Siri riscopre quella che nei suoi dialoghi con Craxi chiama la sua unica, vera, passione: la politica. E scrive un saggio dal titolo enigmatico: Italia Nuova. L’inizio, base di un nuovo partito politico che tenta, senza successo, di presentarsi alle comunali di Milano del 2011. Ci riprova invece l’anno dopo, a Genova, sempre con il Partito Italia Nuova, il cui slogan “Pin. Tu sei la chiave” rimanda proprio al cambiamento interiore propugnato dal suo saggio. Ma nonostante i manifesti sparsi in tutta la città, che rivaleggiano con quelli del candidato del centrosinistra Marco Doria, il suo risultato è modesto: 0,62%. Poco anche nei confronti di un suo futuro collega di governo e di ministero, Edoardo Rixi, che si presenta con una Lega Nord scossa da uno scandalo epocale, ma riesce a raccogliere un dignitoso 4,7%. Gli slogan vagamente new age, che richiamano a una rivoluzione dello spirito, sembrano la pietra tombale sulle sue sorti politiche. Fino alla sua riscoperta della flat tax, cavallo di battaglia del neoliberismo negli anni ’80 e sposata dalla rinnovata Lega di Matteo Salvini. Il resto è attualità. Chissà se anche in un sistema politico ulteriormente rivoluzionato Armando Siri riuscirà nuovamente a reinventarsi.

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