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Che cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere ora al Leoncavallo

Il centro sociale più noto d’Italia è stato sgomberato. In gioco non c’è solo l’esperienza di autogestione di via Watteau, ma il futuro di una città che è sempre meno di tutti, per tutti

Foto: Angelo Junior Avelli

Stamattina alle 9:30 i telefoni cellulari di mezza Italia hanno notificato un’ultima ora che molti non avebbero voluto ricevere: lo sgombero a freddo del centro sociale Leoncavallo di Milano. «Correte, stanno sgomberando il Leoncavallo!». Un significativo dispiegamento di forze dell’ordine ha bloccato le due strade che portano al centro sociale più importante del Paese, vietando l’accesso al pubblico, mentre la polizia apriva lo spazio sociale e operava un primo sopralluogo. Da lì la notizia si è propagata ed è rimbalzata dalle agenzie stampa ai gruppi privati di messaggeria istantanea.

In pronta risposta è stato convocato, come da rituale, un presidio davanti allo stabile. Circa un centinaio di persone si è assiepata entro la tarda mattinata, rilanciando a un appuntamento serale, sempre in loco, per le 18. Sul posto sono arrivati alcuni membri del collettivo di gestione del Leoncavallo, Marina Boer, portavoce delle Mamme antifasciste del Leoncavallo, ed esponenti dell’amministrazione comunale di Milano, tra cui il consigliere comunale Carlo Monguzzi e la presidentessa di Municipio 9 Anita Pirovano. Boer, voce storica dell’antifascismo milanese, ha dichiarato che lo sgombero di stamattina non fermerà il Leoncavallo e che la risposta deve essere collettiva, come la storia del centro sociale insegna.

È una giornata triste quella di oggi, che è arrivata un po’ all’improvviso se si considera che la data della nuova visita dell’ufficiale giudiziario era prevista per il 9 settembre. Lo sgombero anticipato è stato sollecitato durante l’estate da una delegazione lombarda di Fratelli d’Italia, che ha chiesto e ottenuto al ministro dell’Interno Piantedosi di accelerare i tempi della procedura, come prova di forza del centrodestra sulla città. Esultano i Decorato e i Matteo Salvini, le Sardone e i La Russa, nel nome di un ripristino della legalità contro 31 anni di storia antagonista e di laboratorio politico e sociale su Milano, 31 anni di musica, di cinema, di teatro, di letteratura e di movimento controculturale. 

In previsione per il momento il proseguimento del crowdfunding civico e un appuntamento pubblico per discutere collettivamente in assemblea i prossimi passaggi. Agli inizi di settembre era prevista la Festa di Alleanza Verdi e Sinistra proprio nella sede del Leoncavallo, che il partito avrebbe voluto per mostrare la propria vicinanza all’esperienza storica di autogestione del Leonka, in difesa della città pubblica e di una certa visione di città. Alcuni lo interpretano come uno dei fattori che hanno determinato l’accelerazione delle ultime ore. In queste situazioni, però, contano i fatti più che i rumors e l’accelerazione è stata indotta soprattutto dall’esigenza del governo di continuare a fare propaganda contro la sinistra più radicale, attaccando occupazioni sociali e attivisti, come dimostrato ampiamente dall’approvazione del decreto sicurezza o dalla politica delle zone rosse nei centri urbani. La repressione sembra l’unico orizzonte d’azione di questo governo, ma parte della responsabilità di questa situazione va anche al tavolo con il Comune di Milano e a una trattativa con la giunta che va a rilento.

Il Leoncavallo si era dichiarato disponibile a partecipare a un percorso di istituzionalizzazione per farsi assegnare uno spazio e ha presentato a maggio con l’associazione delle Mamme antifasciste una manifestazione d’interesse per l’assegnazione di uno stabile di proprietà comunale in via San Dionigi, in zona Porto di Mare. Ad oggi non sono ancora arrivate notizie. E mentre il centrodestra esulta, dal centrosinistra e dalla giunta Sala si aspettano risposte che non è scontato che arrivino vista la situazione incandescente a livello cittadino, tra inchiesta della Procura sull’urbanistica e la partita dello stadio San Siro. Il sindaco ha detto di non essere stato avvisato dello sgombero e di essere convinto che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella città e che debba continuare a fare cultura, «in un contesto di legalità».

Resta il fatto che oggi è un giorno triste per Milano. Uno di quelli che a cui non vorresti mai assistere perché se muore il Leoncavallo, muore un pezzo di città e di storia e dei movimenti antagonisti in Italia, e questo proprio in un momento in cui lo spazio urbano è diventato teatro di scontro tra gli interessi di pochi ricchi e di un pugno di fondi speculativi internazionali che intendono espellere proprio coloro che la città la vivono e la abitano: famiglie, lavoratrici e lavoratori, studenti e giovani. Milano non è una città per tutti. E forse oggi lo sgombero del Leoncavallo non ce lo possiamo permettere. Perché ad essere a rischio non è più soltanto il futuro della singola esperienza di autogestione, ma è il futuro stesso della città e la vita delle persone ad essere in gioco. Non restiamo a guardare.

Aggiornamento. All’assemblea pubblica di giovedì pomeriggio nonostante il brutto tempo e la pioggia battente si sono presentate circa 300 persone per solidarizzare e dire no ad una città inaccessibile e ingiusta. Dal presidio è partito un corteo che ha sfilato per il quartiere di Greco, girando attorno allo stabile del Leoncavallo.

Nelle prossime ore verrà data comunicazione per la prossima assemblea pubblica che si terrà alla Camera del lavoro o nella sede di un circolo Arci a Milano, per organizzare il 6 settembre una giornata di mobilitazione nazionale in solidarietà al Leoncavallo.

Sempre lo stesso giorno in concomitanza si terrà il Festival Antirazzista Abba Vive, organizzato dal Centro sociale Cantiere e da Spazio di mutuo soccorso Milano, due realtà autogestite a San Siro sotto minaccia di sgombero. Le due iniziative dialogheranno durante la giornata, costituendo un momento cittadino e nazionale di partecipazione plurale e di azione collettiva in difesa della città pubblica.

Foto: Angelo Junior Avelli

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