Che cosa ha detto Joe Biden nel suo discorso sull’Afghanistan | Rolling Stone Italia
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Che cosa ha detto Joe Biden nel suo discorso sull’Afghanistan

"Dobbiamo combattere le minacce del presente, non quelle del passato”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, sottolineando che non si poteva stare in Afghanistan per sempre

Che cosa ha detto Joe Biden nel suo discorso sull’Afghanistan

Anna Moneymaker/Getty Images

Ieri sera il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto un discorso alla nazione sulla situazione in Afghanistan. Un nuovo discorso, in realtà, visto che poco più di un mese fa, l’8 luglio, Biden ne aveva già parlato durante una conferenza stampa. 

Le valutazioni fatte in quell’occasione però sono state rapidamente smentite dai fatti: Biden si era infatti detto fiducioso delle capacità del governo afghano di resistere ai talebani dopo il ritiro delle truppe americane. “Ho fiducia nelle capacità dell’esercito afghano”, aveva detto Biden. Esercito afghano che però si è arreso senza combattere. “Kabul non è Saigon”, aveva sottolineato, rifiutando i paragoni tra il ritiro dall’Afghanistan e il ritiro dal Vietnam.

Il nuovo discorso di Biden serviva anche a rispondere alle critiche delle ultime ore, e specialmente a quelle che facevano notare i gravi errori nelle previsioni su come si sarebbe sviluppata la situazione in Afghanistan. Ed è stato un discorso onesto e politicamente coraggioso, in cui Biden ha guardato in faccia la realtà. 

La tesi fondamentale esposta da Biden è che il momento giusto per ritirarsi dall’Afghanistan non sarebbe mai arrivato, ma allo stesso tempo non si poteva restare in Afghanistan all’infinito. Insomma, il presidente ha giustificato le sue decisioni affermando di essere rimasto intrappolato in un pantano ereditato dai suoi predecessori, per uscire dal quale ha dovuto prendere una decisione difficile e dolorosa. 

Il progetto americano in Afghanistan, ha spiegato Biden, era sbagliato fin dal principio. A suo dire la missione originale dell’intervento militare statunitense doveva essere la liquidazione di al-Qaeda, non la cosiddetta “sportazione della democrazia” o il nation building. Quel progetto, “costruire una nazione, una democrazia unificata e centralizzata, rovesciando secoli di storia”, era impossibile. Esattamente ciò che sostenevano i critici della guerra in Afghanistan 20 anni fa: il presidente degli Stati Uniti sembra aver imparato la lezione. 

Ma c’è anche un’altra ragione, anch’essa pragmatica e di interesse nazionale, dietro le parole di Biden. “Cina e Russia non vogliono niente di più che vederci sperperare in Afghanistan eterne risorse e attenzione”, ha detto Biden. Insomma, l’occupazione dell’Afganistan – sempre motivata con i diritti umani e la necessità di proteggere la popolazione civile – era diventata insostenibile e una palla al piede per gli interessi strategici degli Stati Uniti. E quindi andava terminata, con buona pace dei civili che si era lì per proteggere. 

Cosa resta ora della missione americana in Afghanistan? La situazione sul campo è quella di 20 anni fa, con i Talebani in controllo del Paese, ma allo stesso tempo è diversa. I Talebani non sono più i fondamentalisti che si sono ritrovati in mano un Paese, ma sono un gruppo organizzato che è riuscito lentamente a riprendersi quel Paese grazie anche all’aiuto o alla tacita acquiescenza delle potenze regionali. Sono, insomma, molto più “di governo” di quanto non fossero un tempo. 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, anche nel loro caso si è tornati indietro di 20 anni. Come ha detto Biden, il focus dell’operazione avrebbe dovuto essere la lotta al terrorismo e la protezione degli interessi nazionali statunitensi. Anche per quanto riguarda il prossimo futuro, il presidente ha sottolineato questo punto: le operazioni antiterrorismo americane nella regione continueranno, i Talebani verranno colpiti duramente se dovessero minacciare gli interessi americani. “Dobbiamo combattere le minacce del presente, non quelle del passato”, ha detto Biden.