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Che cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane dal coronavirus

Se il virus si diffonde a questa velocità, e la progressione negli altri paesi europei continua a seguire il nostro stesso andamento, davvero nulla di buono

Che cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane dal coronavirus

Foto Pau Barrena/AFP via Getty Images

Ieri sera il premier Conte è tornato ad annunciare – dopo 24 ore dall’ultima volta – l’estensione della zona rossa, che è passata da comprendere tutta la Lombardia a comprendere tutta Italia. Le restrizioni già in vigore – il divieto di uscire di casa salvo che per necessità di base, motivi di salute o per “comprovati motivi lavorativi” – sono dunque state estese a tutto il paese. 

Il motivo di questa estensione è che il trend di crescita dei contagi per il nuovo coronavirus COVID-19 è preoccupante: ogni giorno aumentano di un fattore di 1,25. In questo momento l’Italia conta oltre 9000 casi (1600 in più rispetto a ieri) e se il virus continua a diffondersi con questa rapidità si prevede che finirà per averne oltre 30mila entro la fine della settimana e oltre 100mila alla fine di settimana prossima. Intanto in Italia si contano già 463 morti, molti di più di quelli segnalati in paesi con un numero di casi simile come l’Iran (237 morti su 7mila casi) e la Corea del Sud (54 morti su 7500 casi). 

Come ha spiegato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera al Corriere, per ora il sistema sanitario della regione sta riuscendo a gestire l’emergenza ma “altri 15 o 20 giorni con una crescita così forsennata delle persone nei pronto soccorso e nelle terapie intensive non li reggiamo”. La Regione sta pensando di creare nuovi posti letto in terapia intensiva in container o riadattando gli spazi della Fiera di Milano. 

Di fronte a tutto ciò comincia a mobilitarsi la solidarietà sociale, con donazioni e raccolte fondi – a cominciare da quella lanciata da Fedez e Chiara Ferragni per il San Raffaele, che hanno donato 100mila euro e contribuito a raccoglierne oltre 1,5 milioni, e dalla donazione di 1,2 milioni fatta da Giorgio Armani. Ci sono anche altre petizioni per sostenere il lavoro di altri ospedali, come quella per il Niguarda che in meno di 24 ore ha raccolto già 120mila euro.

Ma questa situazione di emergenza non è una prerogativa dell’Italia – anche fuori dall’Italia la situazione sta rapidamente peggiorando in termini di diffusione del virus e nuovi casi segnalati ogni giorno. In Francia sono segnalati 1400 casi (con 30 morti), in Spagna e in Germania 1200 (30 e 2 morti), 321 nel Regno Unito (4 morti). 

Guardando questi dati, la cosa che salta all’occhio è come la crescita del contagio segua lo stesso trend italiano: l’Italia è solo più avanti, e gli altri paesi europei sono semplicemente al punto in cui eravamo noi 7-10 giorni fa. 

Si può discutere se le misure di contenimento italiane siano sufficienti o se siano state prese in ritardo, ma se non altro la loro adozione e il pathos con cui sono state annunciate sembrano aver convinto molti italiani che la situazione è ben più seria di quanto non sembrasse fino a domenica scorsa. La prossima settimana sarà decisiva per vedere se il contenimento si dimostrerà efficace, se la crescita del contagio rallenterà e se il sistema sanitario potrà respirare.

Intanto, gli altri paesi europei dovrebbero muoversi subito per fare lo stesso perché, appunto, hanno solo una settimana di vantaggio. Ma finché invece che prepararsi si organizzano raduni di cosplayer dei Puffi – com’è successo due giorni fa a Landerneau, in Francia – c’è solo da preoccuparsi.

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