Caso Diciotti: perché il voto sulla piattaforma Rousseau è una farsa | Rolling Stone Italia
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Caso Diciotti: perché il voto sulla piattaforma Rousseau è una farsa

Questa mattina il portale del Movimento 5 Stelle è andato subito in tilt, l'ennesima dimostrazione che la democrazia diretta esiste solo nelle fantasie dei suoi leader

Caso Diciotti: perché il voto sulla piattaforma Rousseau è una farsa

Luigi Di Maio, foto AGENZIA SINTESI / Alamy / IPA

Al di là di quel che si possa pensare del Movimento 5 Stelle, di Salvini e del caso Diciotti, la vicenda legata alla votazione sulla piattaforma Rousseau presenta dei problemi su diversi livelli. Ricordiamo, infatti, che in queste ore gli iscritti al M5S hanno la possibilità di utilizzare il sito rousseau.movimento5stelle.it – andato in crash questa mattina, probabilmente per eccesso di traffico – per esprimere il loro voto a favore o contro l’autorizzazione a procedere in sede processuale nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti.

Partiamo dalle cose semplici: la forma. Anche volendo soprassedere sul tipo di votazione e sulla sua valenza (ci torneremo a breve), anche turandosi il naso e prendendo per buono questo voto, considerandolo una mera espressione popolare alla stregua delle discussioni su Facebook, il quesito a cui sono chiamati a votare gli iscritti dovrebbe essere presentato così:

“Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?”

Dunque, votando si NEGA l’autorizzazione a procedere, mentre votando No si concede questa autorizzazione. Col Sì, in pratica, si esprime il proprio parere contro il mandare Salvini a processo. Una forma arzigogolata che non è detto sia comprensibile da tutti gli iscritti e che, già di base, potrebbe dunque generare confusione e inficiare l’affidabilità della votazione. Lo sa bene anche Beppe Grillo, fondatore e leader ideologico del Movimento, che ha scritto un tweet eloquente a tal proposito.

C’è, poi, il discorso normativo. Si tratta di una votazione senza alcun valore legale, certo, ma il sospetto (abbastanza solido, visti i precedenti del M5S), è che l’esito possa venire in qualche modo strumentalizzato. Specie in virtù del fatto che Conte, Di Maio e Toninelli hanno consegnato alla Procura di Catania la dichiarazione di corresponsabilità nella decisione di Salvini all’epoca dei fatti. Difficile capire se sia una mossa giocata in anticipo o reale solidarietà al compagno di Governo, ma quel che è certo è che il quesito messo innanzi agli iscritti non si focalizza su un singolo individuo ma sulla decisione in sé. Quindi qualsiasi esito potrebbe poi essere gestito per giustificare chiunque l’abbia presa.

C’è, poi, il “discorso social”, se così lo vogliamo definire. È chiaro che una votazione di questo tipo si basa sul volere popolare, su opinioni di pancia e sull’istintività che spesso viene dipinta da meme molto divertenti. Ma sotto sotto c’è molto di più. Non stiamo, infatti, parlando di un parere sull’immunità, regolata dall’articolo 68 della Costituzione, ma dell’articolo 96. Di una magistratura che mai, prima, nella storia della Repubblica, si era attivata nei confronti di un ministro nell’esercizio della sua funzione. Un argomento così delicato che anche il solo tentativo di spostarlo dal Parlamento, dove sarà discusso e votato domani, a una piattaforma popolare quale è Rousseau, è segno di chi vuole sparigliare le carte per creare confusione e salvare la faccia.

Infine c’è il discorso tecnico. Già in passato la piattaforma Rousseau ha mostrato il fianco a pesanti critiche sotto il profilo della sicurezza. Il Movimento 5 Stelle, o per meglio dire la Casaleggio Associati che ne cura gli aspetti tecnici (oltre a molto altro…), ci aveva dunque messo mano per tappare i vari problemi.

Eppure, solo lo scorso Settembre, l’hacker Rogue_0 aveva dimostrato che la piattaforma mostrava ancora vulnerabilità tali che, poi, il Garante della Privacy ha avviato le dovute verifiche. Difficile, oggi, poter considerare Rousseau una piattaforma sicura e pronta a sostenere un voto popolare, anche se di carattere marginale e consultivo come questo. Specie in virtù del fatto che il suo esito, se sarà di un certo tipo, siamo piuttosto sicuri sarà utilizzato per portare avanti la solita, devastante, campagna demagogica.