Rolling Stone Italia

Cari 5 Stelle, il 25 aprile potete anche rimanere a casa

Hanno sdoganato le teorie complottiste e consegnato il Paese alla peggior destra, cui strizzavano l'occhio da anni. Oggi la Liberazione non li riguarda più, per una questione di coerenza e dignità. Loro, soprattutto

Per rimanere fedele a se stessa, la festa della Liberazione deve essere in grado di sopportare le contestazioni. Ce ne sono sempre state a Milano e nelle altre piazze del 25 aprile. Ogni anno vengono insultate le bandiere della Brigata ebraica, e non sono risparmiati i rappresentanti del Pd, soprattutto se al governo. Più volte, lungo il corteo tra Porta Venezia e il Duomo, sono stati “beccati” anche i 5 Stelle, da anni presenti seppur a ranghi ridotti. Impossibile per alcuni perdonare i loro “né destra né di sinistra”, i “bravi ragazzi” del guru Beppe Grillo a quelli di Casa Pound e tutta la serie di ambiguità – a voler essere benevoli – di chi la patente di antifascista l’ha sempre rifiutata.

Quest’anno, però, le cose sono un po’ diverse. Il prossimo 25 aprile non sarà quello del ritorno del fascismo in Italia – la Storia non funziona così –, ma il primo celebrato sotto il peggior governo di destra da 74 anni a questa parte. E il Movimento, con il suo 32% circa dei consensi, qualche responsabilità a tal proposito ce l’ha. Quindi l’invito ai pentastellati – un po tranchant, ce ne rendiamo conto, ma non è più tempo di sottigliezze in politica – è il seguente: giovedì restate a casa. A molti di voi peserà, perché avete la tessera dell’Anpi o i nonni partigiani e portate le corone alle lapidi da quando andavate al liceo. Ma è meglio così. Non è un ordine, ci mancherebbe, tanto meno un avvertimento, ma una questione di coerenza e dignità. La vostra. 

Fingiamo per un momento di non conoscere le pulsioni destrorse dei Casaleggio Boys, che emergono a ogni pretesto di cronaca, dal più umile degli elettori fino ai leader politici. Fingiamo di non vedere come il Movimento si abbeveri da sempre della cultura complottista – fino alle deriva antisemita –, di chi ha sempre bisogno di un nemico da additare. Una cultura che non ha mai portato a nulla di buono. Fingiamo, inoltre, che la questione democrazia dell’organizzazione sia ok. E, soprattutto, che l’alleanza con la Lega sia capitata un po’ per caso, un accidente dovuto all’impronosticabile esito delle urne del 4 marzo, e non sia stato preparata negli anni di lavoro metodico e coordinato.

Fingiamo, insomma, che Di Maio e Salvini, oggi non stiano solo recitando allo sbirro buono e lo sbirro cattivo. E che la ritrovata passione per la Resistenza della componente di maggioranza dell’esecutivo gialloverde non sia, in realtà, una semplice questione di dialettica interna. O meglio l’occupazione di ogni spazio politico a scopi puramente elettorali, circostanza resa possibile dal torpore in cui le opposizioni continuano a muoversi.

Metabolizzato un simile sforzo di fantasia, rimane il vero argomento per cui la presenza di bandiere pentastellate mal si concilia con la “piazza dei partigiani”. Cioè il banale fatto che, grazie al “contratto di governo” – un dolorosissimo accordo tra le parti per il bene del Paese, certo… –, Matteo Salvini ha preso il potere, posizione da cui sposta ogni giorno l’asticella di ciò cheuna democrazia prevede a livello di norme scritte e tacite consuetudini.

L’antologia di episodi da censura del ministro degli Interni o di altri membri di questo esecutivo si arricchisce ogni giorno, e considerare i 5 Stelle un argine diventa sempre più assurdo. Le politiche sull’immigrazione del Viminale sono sotto gli occhi di tutti, così come la quotidiana forzature delle regole per farle applicare. Non si tratta solo di porti chiusi; se possibile i post e le sbraitate televisive che vanno avanti dai mesi contro “i crimini degli immigrati” lasciano ferite ancora più profonde. Vogliamo parlare di diritti? A Verona tre esponenti del governo hanno entusiasticamente preso parte a un convegno oscurantista della peggior specie, un osceno mix di oltranzisti religiosi ed estremisti di destra, che un tempo sarebbe rimasto confinato a una qualche saletta privata di provincia e ora gode dei sigilli delle istituzioni.

E poi, per venire ai giorni nostri, c’è lo spin doctor di un ministro – indovinate chi –, pagato con soldi pubblici, che durante le festività di Pasqua ventila l’esistenza di un esercito armato pronto a guerreggiare dietro a un fantomatico “capitano”. Lo stesso che qualche anno fa in piazza Duomo – dove ogni 25 aprile si ricorda chi a suo tempo fece la scelta giusta – si faceva scortare da Casa Pound, e che ogni giorno strizza l’occhio a quella galassia di teste più o meno rasate che ora ha finalmente un interlocutore nella stanza dei bottoni. E nella tv di Stato – a parole andava liberata dai partiti, ricordate? –, che in tempo record è diventata una specie di covo di allucinati pensatori sovranisti, quelli che vorrebbero affrancare l’Italia dal giogo di Bruxelles (e consegnarla a Mosca).

Insomma, questa è la situazione in cui nemmeno 12 mesi di governo a trazione 5 Stelle hanno ridotto il Paese. Probabilmente non durerà ancora molto, visto che a Salvini sono bastate un paio di mosse per trasformare la Lega nel dominus della scena politica. La maggior parte dei nuovi voti – come confermano le recenti elezioni regionali e i sondaggi per le Europee di maggio –, guarda caso, arriva dai 5 Stelle. Il partito che, in teoria, firmava il patto di governo con la penna dalla parte del manico. Quindi, grazie per la “nuova Resistenza” che state mettendo in atto, ma il 25 aprile – come già le piazze No Tav, No Tap e numerose altre rivoluzioni tradite – farà volentieri a meno di voi.

Iscriviti