Calcio e geopolitica: la polemica sulla maglia dell'Ucraina per gli Europei | Rolling Stone Italia
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Calcio e geopolitica: la polemica sulla maglia dell’Ucraina per gli Europei

La nuova maglia della nazionale di calcio ucraina per Euro2020 ha scatenato un caso diplomatico: c'è la sagoma del Paese – compresa la Crimea, annessa dalla Russia nel 2014

Calcio e geopolitica: la polemica sulla maglia dell’Ucraina per gli Europei

Era il 2014 quando iniziò la guerra in Ucraina, con le proteste di piazza Maidan, la caduta del presidente filorusso Yanukovych, la sollevazione nell’est del Paese e l’annessione della penisola di Crimea da parte della Russia. Sette anni dopo la Crimea è ancora russa, ma gli ucraini non hanno affatto dimenticato la questione – e hanno deciso di approfittare degli Europei di calcio per farlo notare. Così la nuova maglia della nazionale ucraina contiene il disegno dei confini del Paese, penisola di Crimea compresa.

La decisione della federazione ucraina di usare il palcoscenico di Euro 2020 per reclamare la Crimea ha fatto scoppiare un caso tanto sportivo quanto diplomatico. Nel presentare su Facebook la casacca, il presidente della Federcalcio ucraina, Andry Pavelko, ha affermato che la sagoma della nazione “nella sua interezza” sulla maglia “darà forza ai giocatori perché combatteranno per l’Ucraina tutta. E tutta l’Ucraina, da Sebastopoli e Simferopol a Kiev, da Donetsk e Lugansk a Uzhgorod, li sosterrà in ogni partita”.

Solo che la maggior parte delle città citate non sono sotto il controllo del governo ucraino da quasi un decennio: Sebastopoli e Simferopol sono de facto città russe, mentre Donetsk e Lugansk dal 2014 sono due “repubbliche popolari” autoproclamate sotto il controllo di ribelli filorussi. Nemmeno il motto nazionalista “Gloria all’Ucraina” sul retro della maglia può nascondere può nascondere tutto ciò.

Dal canto suo, sebbene il portavoce del Cremlino abbia detto che lo sport dev’essere al di sopra di queste questioni, nelle parole della ministra degli Esteri Maria Zakharova la Russia ha fatto sapere che considera il nuovo look dell’Ucraina pura “propaganda” per creare, con uno slogan provocatorio, “l’illusione dell’impossibile”. Il deputato russo Dmitry Svischchev ha definito la maglia “totalmente inappropriata” e esortato gli organizzatori di Euro 2020 ad agire contro la Federazione calcistica ucraina per tale “manifestazione politica non prevista dai regolamenti”. La risposta della Uefa è stata che “il nuovo kit della nazionale ucraina è stato approvato in assoluta conformità con le norme della confederazione”. L’Ucraina giocherà gli Europei con la sua maglia nazionalista.

Resta però aperta una domanda: cosa succederebbe se le due nazioni, oltre che sul campo di battaglia, dovessero scontrarsi anche su quello di calcio? Le nazionali russa e ucraina potrebbero incontrarsi non prima dei quarti di finale, a Monaco di Baviera o a Baku. È difficile che succeda visto che si tratta di un momento abbastanza avanzato del torno e di due nazionali che non sono tra le favorite, ma è comunque una possibilità presa in considerazione dalle autorità.

Secondo il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, un eventuale incontro fra le squadre non acuirà le tensioni tra i due Paesi perché “lo sport è sport”. Ma visto il dibattito che è venuto a crearsi intorno alla questione della maglia – con la Russia che chiede di de-politicizzare gli Europei per non attirare la questione sull’annessione della Crimea nel 2014, e l’Ucraina che invece li politicizza perché sa che, a parte, metterla sulla maglietta, può fare poco per la Crimea – in questo caso è evidente che lo sport sia anche altro. Lo ha riconosciuto alla fine anche la Uefa, che ha chiesto all’Ucraina di rimuovere almeno lo slogan nazionalista dal retro della maglia.