Beppe Sala, Marracash e l’aria che tira: un sindaco e un rapper a colloquio | Rolling Stone Italia
Politica

Beppe Sala, Marracash e l’aria che tira: un sindaco e un rapper a colloquio

Il primo cittadino di Milano e il re della Barona si sono ritrovati per una serata di confronto, tra droghe leggere, immigrazioni e periferie

Beppe Sala Marracash

Foto di Dario Facchi

«Mi piacevano i Doors, ho visto il rap crescere tra MC Hammer e Tupac. Ma la mia collezione di dischi, ferma al 1994, ne ha uno in particolare: Illmatic di Nas». La prima notizia arriva dopo pochi secondi: Beppe Sala e Marracash hanno lo stesso disco nella Expedit (o Kallax, scegliete voi da che parte stare) e nel cuore.

Il sindaco di Milano e il king della Barona si sono incontrati sul palco di Santeria Social Club, per parlare della “Città del futuro”, ovvero cosa ne sarà di Milano nei prossimi anni, come reagirà alle novità sociali, ai nuovi lavori, alle immigrazioni e alle nuove necessità che sta pian piano (ma neanche troppo) sviluppando.

Marracash Beppe Sala

Foto di Dario Facchi

Partiamo da un grande presupposto: la street credibility di Beppe Sala non è così scarsa. Oltre all’aneddoto su Nas – che non vogliamo pensare sia stato suggerito in backstage – spiazza parecchio per l’oretta di chiacchierata accusando i politici di comprarsi i like su Instagram, dichiarando di rispondere ai messaggi in direct, schierandosi a favore della liberalizzazione (anche se con un “ma”, sensato). Spinge anche Marracash a perdonargli l’accostamento indegno di MC Hammer e Shakur.

Si parte, ovviamente, dalle periferie, dalla Barona di Marra e dal riscatto sociale. «Dobbiamo offrire opportunità, in luoghi adatti. Devi avvicinarli alla legalità e alla cultura. Bisogna tenere la città aperta, oppure è la fine. Stiamo cercando di parlare con tutti i quartieri, stiamo destinando soldi alle periferie, per lo sviluppo anche dei piccoli progetti suggeriti dai vari Municipi», dice Sala, anche confrontandosi con Marracash riguardo il disagio sempre maggiore delle periferie. Marra mette sul piatto un’idea, fare qualcosa direttamente per la Barona, «come tanti rapper in America».

Giuseppe-Sala-Marrascash-intervista

Foto di Dario Facchi

Ma la mancata crescita delle periferie non è solo un problema pubblico. Nasce, soprattutto, da un problema privato, a cui il Comune, dice il primo cittadino, sta cercando di mettere le pezze. «La crescita dei sistemi, o delle città, avviene per interessi privati o pubblici: il centro di Milano è molto trainato dall’interesse privato. Prendi l’esempio delle biciclette con lo stallo: non sono del Comune, ma di una società privata che le fornisce a Milano in cambio di spazi pubblicitari gratuita. Quando c’è lo stallo in centro, non c’è problema, ma proponi tu di farne uno in Barona, ad esempio. Non è commercialmente interessante». Facile da risolvere? No. «Stiamo facendo uno sforzo, non è un processo breve, i risultati arriveranno. È un percorso lungo e serio».

Prova a buttarla sul ridere e sul social, Marra. Prima una frecciatina a chi sembra non lavorare mai («influencer, blogger, gente che a 40 anni non ha ancora capito cosa sta facendo», strappando un discreto applauso), a cui Sala risponde buttandola sul valore che certi lavori possono portare, «un arricchimento alla società. Non in termini economici, ma generali».

Beppe Sala Marracash

Foto di Dario Facchi

Ma i social, in generale, sono un tema caldo, anche per il sindaco. È, comunque, quello che si è autosospeso su Facebook, che ricorda in modo serio, ma riconosce anche l’utilizzo un po’ più leggero, nonostante certi politici lo prendano troppo sul serio. «Ci sono nomi che hanno 100mila follower e poi 20 commenti alle foto, dai! Se li comprano anche loro! Io cerco di rispondere a tutti, ma i social non sono solo lavoro, soprattutto Instagram è il mio luogo del cazzeggio. Se mi scrivi ti chiedo di mandare una mail, ma sono io che rispondo! Guarda cos’è successo con Di Maio».

Già, lo scambio “caldino” con uno dei due vicepremier sul tema aperture domenicali, tra rotture di palle e fighetti, è finito un po’ dovunque. E a Marracash ricorda molto da vicino quello che succede tra i rapper di oggi, pieni di dissing su Instagram e con poco contenuto. «Da quando sono sindaco, il post di risposta a Di Maio è stato quello con più interazioni. Mi fa un po’ riflettere: io sono sempre stato per una politica “con senso”, ma sembra che oggi sia necessario fare una politica del “consenso”. A me non sta bene parlare in questo modo, me lo concedo poche volte».

E non è la sola cosa che fa paura a Sala, visto il momento storico. «Mi fa paura, quando finirò il mio mandato, dover rendere conto su un umore del momento e non sui dati oggettivi, come va di moda oggi». Invischiati nelle fake news, è un problema non da poco. Ma Sala ha idee chiare, sulla direzione da prendere, anche in tema ambientale, altro grande cavallo di battaglia di troll e amici vari. «Dovremo prestare un’attenzione sempre maggiore all’ambiente, è il tema principale, un problema gigantesco. E non dobbiamo usare la scusa di Trump, che non si interessa. Possiamo fare qualcosa tutti ».

«Non voglio fare il rapper drogato per forza», scherza Marracash. Ma sul tema delle droghe leggere, i due si trovano d’accordo. L’avreste mai detto? «Non sono contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere, perché guardo la realtà. Non è una cosa fuori dal mondo: ma dall’altra parte dobbiamo fare i conti con l’esplosione delle droghe pesanti, perché costano sempre meno. Sarebbe bello trovare un patto, liberalizzare le droghe leggere e contrastare quelle pesanti, magari a partire dalle scuole».

Applausi dal pubblico. Gli stessi che si levano quando si tocca un altro tema, quello dell’immigrazione.

«Le grandi città sono i centri di sviluppo, più degli stati. Guarda Londra, governo a destra, sindaco a sinistra. Ma anche tanti grandi centri negli Stati Uniti, a partire da New York», dice. «Milano è considerata cool perché dalle differenze ha tirato fuori un valore. Non è semplice, ma è necessario farlo. L’immigrazione deve essere controllata e gestita, ma il mio modello è solo quella di città aperta. Non cambio solo perché l’aria va da un’altra parte».

Anche perché, non è sicuramente l’aria migliore che c’è.

Altre notizie su:  Marracash Beppe Sala