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Benvenuti nella Trumpocalisse

Forse il presidente degli Stati Uniti farebbe più attenzione al coronavirus se non fosse circondato da fondamentalisti cattolici che aspettano solo la fine del mondo

Benvenuti nella Trumpocalisse

Evan Vucci/AP/Shutterstock

Donald Trump riponeva grandi speranze in quest pasqua. Così grandi che, di fatto, quando un paio di settimane fa ha presentato ai microfoni di Fox News la sua idea di “riaprire” il paese a partire da questa domenica, ha detto tre volte che era “buona” – “penso che sia un buon momento… un buon periodo. È un buona giornata”.

Potete chiudere gli occhi e immaginare facilmente cosa aveva in testa il presidente degli Stati Uniti in quel momento. In un momento a sua scelta, cioè la domenica di pasqua, le porte dei negozi si sarebbero aperte simultaneamente in tutta l’America tra grida di gioia. La gente avrebbe cantato inni in “chiese strapiene” e avrebbe diretto le sue menti e i suoi cuori verso Trump e il miracolo che aveva appena fatto. La mattina dopo, i mercati finanziari si sarebbero rialzati proprio come Gesù. E così sarebbe passata questa pasqua – la pasqua di Trump – che sarebbe stata anche meglio dell’originale.

Tutta quella folle idea appartemente aveva un’orgine religiosa. A quanto pare, il presidente americano avrebbe cominciato a vedere questa pasqua come un grande spettacolo e come la sua migliore opportunità di far risorgere le sue speranze di vincere le prossime elezioni ascoltando uno dei suoi “consiglieri spirituali”, il reverendo Franklin Jentezen di Gainesville, predicare online ai fedeli di un vasto e semivuoto santuario a metà marzo, nella stessa domenica che Trump aveva designato come giornata nazionale di preghiera per “contrastare” l’epidemia di COVID-19.

Franklin, da parte sua, non era tra la schiera dei fondamentalisti crisitiani pro-Trump che fin da subito si sono opposti alle misure di distanziamneto sociale e hanno detto ai propri fedeli di continuare ad andare a messa, stringersi le mani e dimostrare – per citare le parole del prete della Florida Rodney Howard-Browne – di non essere “fighette”. Ma il suo messaggio si sposava comunque bene con quello del presidente, e con la retorica di tutta quella schiera di arrivisti e approfittatori religiosi che Trump ha scelto come suoi alleati. Nel suo sermone, intitolato “Scegliere la fede sulla paura”, Franklin ha detto ai suoi fedeli di “non lasciare che la preoccupazione diventi panico”. Dopo aver ricordato che il virus non era niente in confrnto “al potente e miracoloso Dio che serviamo” il predicatore aveva promesso: “nessun nemico che alza le sue armi su di noi la scamperà”.

Trump, anche lui pieno di rassicurazioni secondo cui il virus se ne sarebbe semplicemente “andato”, non avrebbe saputo dirlo meglio. Evangelisti e televangelisti non stavano solo facendo da cassa di risonanza al suo messaggio, ma lo stavano trasfromando in una pericolosa parola d’ordine cristiana per l’era di Twitter: “#FaithOverFear.” E non c’è da stupirsi che alcuni passaggi della predica di Franklin – per cominciare quello sull’importanza di ridimensionare l’entità della pandemia – abbiano risuonato così tanto sulla mente di Trump. Oltre al diniego come forma di rassicurazione, c’era la convizione di essere speciali, che i “veri” cristiani non possono essere toccati dal virus. E ovviamente c’è l’idea paranoide che il coronavirus sia una minaccia agitata proprio contro di noi, ossia un complotto contro i cristiani evangelici e una cospirazione per far cadere Trump.

È stato Jerry Falwell Jr. a legare insieme tutti questi fili. In un’intervista del 13 marzo a Fox & Friends, Falwell si è lamentato di tutta l’attenzione che veniva rivolta alla minaccia, del fatto che si stesse “esagerando”, e ha detto che i media liberal stavano usando il coronavirus per scopi politici. “Sapete, l’impeachment non ha funzionato, l’indagine di Mueller non ha funzionato, l’articolo 25 non ha funzionato, quindi magari questa è la loro prossima mossa per cercare di arrivare a Trump”.

Un sacco di persone sono ancora oggi sorprese dalla devozione che gli evangelici e i fondamentalisti cristiani dimostrano per Trump. Come possono supportare e persino adorare un uomo volgare, due volte divorziato? Un uomo che non sa distinguere il piattino della comunione dal piattino delle offerte? Un uomo per cui i sette vizi capitali sono una lista delle cose da fare? Un uomo che, nella crisi attuale, ha mostrato così poca empatia e così poco interesse per le vite e le sofferenze degli altri?

Ma come ha mostrato il coronavirus, questa confusione si basa su un’idea antiquata di quello che molti cristiani fondamentalisti credono. “Continuiamo a pensare che la destra cristiana sia solo un gruppo di pressione che lavora per proteggere i suoi valori,” ha scritto la giornalista Katherine Stewart sul The New York Times a fine 2018. “Ma questa non è più la destra cristiana che pensavamo di conoscere. Il movimento nazionalista cristiano di oggi è autoritario, paranoide e patriarcale. Non stanno combattendo una guerra culturale. Stanno portando un attacco diretto contro la stessa democrazia. Vogliono tutto. E in Trump hanno trovato un uomo che non solo serve la loro causa ma soddisfa il loro bisogno di un certo tipo di leadership politica”.

Stiamo costantemente sottostimando la centralita dell’estrema destra crisitiana nella presidenza Trump. È vero che Trump non è in grado di citare le scritture con la stessa dimestichezza del suo vice Mike Pence, o spiegare perché le nostre decisioni di politica estera in Israele hanno incasinato il Medio Oriente come Mike Pompeo, o citare versetti biblici per spigare che l’omosessualità è un marchio sulla pelle dell’America che attirerà la rabbia di Dio come Ralph Drollinger, il pastore ufficiale della Casa Bianca. Ma Trump capisce tutte queste persone e la loro visione del mondo brutale e a somma zero, e viceversa. Per cominciare, sia per loro che per Trump l’universo si divide in amici, che devono costantemente dimostrare di essere davveroa amici, e in nemici mortali che devono essere schiacciati. E ovviametne la verità di Trump, come la verità di queste persone, è l’unica importante. E così come il mondo ce l’ha con loro, ce l’ha con lui. Quello che è spesso dipinto come un matrimonio di convenienza – tra Trump e la destra religiosa – in realtà è un matrimonio d’amore.

Quindi non è una sorpresa che Trump abbia scelto Pence, uno dei politici più anti-scienza d’Ameirca, come capo della sua task force contro il COVID-19. E che il primo atto di Pence in quella veste sia stato di guidare la task force in una preghiera tutti insieme. La grande storia non scritta della presidenza Trump riguarda l’influenza che su di essa hanno i fondamentalisti cristiani. Pence, Pompeo e almeno altri quattro membri dello staff di Trump sono convinti che viviamo negli ultimi giorni prima dell’Apocalisse e del ritorno di Cristo per sconfiggere Satana.

Mentre i media di solito usano il semplice eufemismo “cristiani” per descrivere chi crede in questo genere di cose, queste persone sono nazionalisti cristiani che vedono la seconda venuta di Cristo come un evento in cui gli Stati Uniti avranno un ruolo fondamentale perché sono una nazione cristiana fondata su principi giudaico-cristiani. Sono anche chiamati “rapture christian” per la loro convizione che prima che le cose comincino a farsi davvero brutte sullla Terra, con guerre sante e pandemie ben peggiori del COVID-19, loro verranno fatti accedere al paradiso dove vivranno nella pace eterna, godendosi la loro superiorità morale su tutti gli altri, cristiani “normali” compresi, costretti a soffrire anni di tormenti indicibili prima dell’ultima battaglia tra Cristo e Satana alla fine dei tempi e del giudizio universiale in cui gli ebrei e tutti gli altri che rifiutano di convertirsi saranno condannati alla tortura eterna all’Inferno. (Ci sono diverse versioni di questa storia e le previsioni sulla fine dei tempi sono in costante evoluzione, ma questa è la versione più in voga oggi). Per dirla con Pompeo, che ne ha parlato nel 2015 in una chiesa in Kansas, il futuro assomiglia “a una lotta senza fine… fino all’Apocalisse. Siatene parte. Siate nella lotta”.

È tutto molto lontano dalla “buona novella” dei Vangeli, tutto molto lontano dall’immagine di un Gesù gentile e pacifico. Per queste persone le scritture più importanti non sono i Vangeli, ma una collezione di profezie del Vecchio Testamento, l’Apocalisse di San Giovanni e la serie di bestseller Left Behind – presentata come una loro spiegazione in termini contemporanei. Il tutto supportato da varie visioni di autoproclamati profeti, come quelli che quando Trump si è preso di forza la nomination repubblicana nel 2016 hanno cominciato a dire di aver parlato con Dio e che Dio gli avrebbe detto di aver fatto di Trump la versione moderna di un “re pagano” del Vecchio Testamento, piazzato alla Casa Bianca per velocizzare il corso degli eventi verso l’Apocalisse. (Lo stesso Pompeo ha appoggiato quest’idea in un’intervista con il Christian Broadcasting Network).

Oggi, il loro re pagano li sta guidando attraverso una vera piaga di dimensioni bibliche – supportato dall’estrema destra cristiana. E mentre i leader evangelici hanno fatto eco al messaggio di Trump – non c’è da preoccuparsi, l’uomo forte (o Dio) vi salverà – anche lui ha preso in prestito qualcosa da loro, come ad esempio le sue iniziali promesse secondo cui il virus “sparirà. Un giorno come per miracolo scomparirà”. I cristiani pro-Trump parlano degli stati repubblicani come “salvi” dal virus e delle città democratiche come destinate a soffirre l’ira di Dio, e questi discorsi si sono insinuati in quelli di Trump. E Trump si è insinuato nei loro: il virus “arriverà e se ne andrà” ha scritto Landon Stradlin – un predicatore che dedicava i suoi tweet a come il virus fosse usato come arma per abbattere Trump, finché non è stato uno dei primi in Virginia a morire di COVID-19 il mese scorso. 

Quella di come esattamente Pence e i suoi amici ultracattolici abbiano distorto la risposta del governo americano alla crisi del COVID-19 – oltre al loro ruolo nel convincere molti cristiani degli stati repubblicani a ignorare la minaccia fin troppo a lungo – è una storia che forse potrà essere scritta dopo l’emergenza. Ma la loro visione da fine dei tempi è destinata a rendere la crisi sanitaria qualcosa di diverso da quello che sarà per tutti gli altri, compresi i cristiani che non condividono le loro fantasie apocalitiche. Come Trump, convinto che potrebbe sparare a qualcuno per strada senza perdere nemmeno un voto, gli estremisti cristiani si considerano fondamentalmente immuni dalla piaga. Mentre la maggior parte dei cristiani credo di essere destinata al Paradiso dopo la morte, i cristiani apocalittici ne sono assolutamente certi. Non solo coloro che “hanno dato le loro vite a Cristo” sono destinati al Paradiso, a prescindere dai loro peccati, ma saranno anche fatti ascendere prima che le cose sulla Terra si mettano male. 

Le implicazioni etiche di queste credenze sono davvero apocalittiche. E non c’è dubbio che i leader evangelici e i politici che considerano Trump un dono che Dio ha mandato all’America abbiano contribuito a foraggiare il narcisismo e la sociopatia del presidente, che a loro volta hanno esacerbato la sua risposta lenta e schizofrenica alla pandemia. Trump crede davvero di saperne di più degli esperti, che la sua saggezza sia superiore alle conoscenze del dott. Anthony Fauci. E perché non dovrebbe, se è sempre circondato da gente che lo prega, che lo divinizza, che gli dice che è il salvatore mandato da Dio a redimere l’America e Israele? 

Prima di candidarsi alla presidenza, probabilmente Trump non aveva idea che ci fosse un ramo così grande della cristianità che si sarebbe adattato alla perfezione alla sua personalità. Nessuno dovrebbe essere sorpreso che i suoi leader della destra religiosa preferiti abbiano risposto alla pandemia esattamente come lui. E che persino quando i suoi grandiosi piani per la pasqua sono stati sventati da menti più razionali della sua, Trump abbia continuato a seguire la sua strada verso le elezioni di Novembre ben sapendo che i suoi sostenitori della destra religiosa troveranno un modo per trasformare la sua gestione della crisi del coronavirus come un trionfo della fede sulla paura.