Themyscira è tra noi: siete pronti per Meloni vs Schlein? | Rolling Stone Italia
Un gran bel film

Themyscira è tra noi: siete pronti per Meloni vs Schlein?

La conservatorissima Italia potrebbe diventare la prima democrazia europea in cui le due principali coalizioni elettorali saranno guidate da donne. Due donne antitetiche in tutto

Themyscira è tra noi: siete pronti per Meloni vs Schlein?

Per uno strano scherzo del destino, il nostro Paese finisce quasi sempre per trasformarsi in un laboratorio politico per l’intero continente. È successo nel 2018, con la vittoria del Movimento 5 Stelle e la creazione di quel mostro bifronte conosciuto come “governo gialloverde”, salutato da buona parte della stampa internazionale come primo esecutivo populista in Europa. Anche la discesa di Berlusconi ha rappresentato un precedente: all’indomani dell’elezioni di Trump, oltreoceano il berlusconismo è stato spesso etichettato come una sorta di trumpismo ante–litteram.

Mark Twain diceva che la storia non si ripete, ma fa rima. Aveva ragione: ancora una volta, l’Italia sembrerebbe avere anticipato una tendenza. Come ha sottolineato Paolo Mossetti su Esquire, nel giro di quattro anni (e salvo clamorosi ribaltamenti di fronte) la conservatorissima e reazionarissima Italia – per intenderci, un Paese che occupa il 63esimo posto all’interno del Global Gender Gap Index, l’indice che mostra l’ampiezza e la portata della disparità di genere in tutto il mondo – potrebbe diventare la prima democrazia europea in cui le due principali coalizioni elettorali saranno guidate da donne.

Due leader radicalmente antitetiche in tutto, dal dato biografico e di classe alla formazione politica di riferimento. Il romanzo si scrive da solo: da un lato la neo segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, nata in Svizzera, dichiaratamente bisessuale, cresciuta in una famiglia agiata e autenticamente cosmopolita, di diplomatici e accademici antifascisti (suo nonno materno era Agostino Viviani, partigiano e poi rispettato senatore del Partito Socialista); dall’altro lei, Giorgia Meloni, l’underdog per definizione, una che si definisce scherzosamente “coatta”, cresciuta senza padre in un quartiere popolarissimo e riuscita nell’impresa di partire dalla sezione del Fronte della gioventù della Garbatella per arrivare alla presidenza del Consiglio. Progressismo contro tradizione, élite calmissima contro proletariato capitolino affamato di rivalsa. Una è stata accusata divulgare “fiabe transex”, l’altra ha proclamato l’alzata di scudi contro la deriva gender fluid di una maialina antropomorfa.

Una rispolvera un lessico vagamente marxista – composto da parole come lotta alle disuguaglianze, contrasto alla precarietà, reddito minimo, parità di genere, ecologismo – e vuole fare tabula rasa di ogni scoria di renzismo, riportando il Partito Democratico convintamente a sinistra. L’altra è la trasformista più abile della politica italiana: riesce ad essere così convincente e persuasiva da nascondere sotto al tappeto il suo stesso retroterra politico (che fa breccia soltanto nei provvedimenti adottati, dal decreto anti rave al codice di condotta contro le ONG), presentandosi come una leader intelligente e capace di instaurare un dialogo costruttivo con tutto lo spettro politico – negli scorsi giorni ha incassato addirittura l’endorsement di Enrico Letta, che ne ha riconosciuto pubblicamente le capacità spingendo il New York Times – un quotidiano presso il quale il segretario uscente del PD gode di ottima fama – a sperticarsi in lodi per la veste istituzionale assunta da una leader che, fino a non troppo tempo fa, tutti percepivano come anti–sistema.

Una viene percepita come un potenziale cataclisma dal sottobosco pro–life e ultra–cattolico nostrano (l’associazione Pro Vita e Famiglia Onlus ha scelto di salutare la sua elezione con un tweet che recita: «Con Elly Schlein Segretaria/e/i/o/u, il Partito Democratico si assesta definitivamente su posizioni di abortismo sfrenato, ideologia genderfluid radicale, ecologismo anti-umano, droga libera e guerra alla Libertà Educativa delle famiglie. Le impediremo di distruggere l’Italia»), l’altra ne è il primo sponsor, si autodefinisce «madre, donna e cristiana» ed è devota alla vergine e martire Sant’Agata.

Entrambe hanno importato nuovi elementi che hanno scosso le tradizionali liturgie della narrazione politica italiana. Un esempio? L’enfasi sull’elemento della cultura pop, una caratteristica che ha colto in contropiede il tradizionalismo dei quotidiani italiani. Gli articoli delle ultime ore mettono in risalto – con una certa difficoltà – una Schlein videogiocatrice, fan accanita di Monkey Island, chitarrista autodidatta, appassionata di indie rock e cartoni animati giapponesi. Del lato nerd di Giorgia Meloni sappiamo invece già tutto: la passione per Tolkien e Game of Thrones, il culto di Leiji Matsumoto, (comune a buona parte della destra italiana), la caricatura “Meloni–chan”.

Anche le prime parole che la premier ha dedicato alla nuova guida del Nazareno sembrano prefigurare un cambio di rotta: «Penso che sia uno scenario molto interessante, ho chiamato Elly Schlein […] per farle anche personalmente i miei auguri, ovviamente mi aspetto una opposizione durissima, io ho fatto una opposizione durissima». E poi: «Il confronto delle idee non mi ha preoccupato, mai spaventato. Le ho sentito dire che il Pd “sarà un problema per il governo Meloni”: per noi la democrazia non è stata un problema mai, semmai lo è stato per la sinistra per noi il confronto se è fatto sulle idee è una buona notizia. Sicuramente sono pronta al confronto e le auguro ancora lavoro».

I tempi dei leader maschili e dominanti, dei Prodi contro Berlusconi, sembrano ormai una fotografica sbiadita: Schlein contro Meloni è la nuova linea di frattura, Themyscira è tra noi.