Rolling Stone Italia

Se Zia Mara diventa Mamma Rai: Dargen, Ghali e il caso Gaza a ‘Domenica In’

La conduttrice ospita, nella domenica post Festival, anche i due artisti in gara che più si sono espressi sullo “stop al genocidio”. E poi legge un comunicato pro Israele mandato dalla Rai. Ecco in cosa sta sbagliando la tv di Stato

Foto da RaiPlay

Da qualche tempo Mara Venier, specie grazie alle pagine social che considerano il trash un culto, è per tutti Zia Mara. Il soprannome non è nuovo, è stata lei stessa a diffonderlo, ma è indicativo del ruolo che ricopre – o di come viene percepito – nei programmi: quello della zia appunto, diverso dalla mamma (nel caso, la Rai, dove va in onda la sua Domenica In) che impone premi e divieti e fa la bacchettona; la zia, al contrario, è complice con i nipoti, leggera e permissiva. È un atteggiamento che, va detto, in tanti le riconoscono, compresi i cantanti che partecipano a Sanremo e la domenica della finale si esibiscono da lei, come da tradizione. Parecchi le sembrano affezionati, più volte li ha difesi dalle critiche del pubblico e li ha fatti sentire protetti.

Ecco, invece ieri pomeriggio Zia Mara ha fatto Mamma Rai. Per carità, non era una puntata facile, è chiaro che, per una volta, non è un Sanremo politico per intercessioni del governo o di Amadeus, ma perché due cantanti in gara, cioè Dargen D’Amico e Ghali, si sono espressi su temi legati, dicono, di buonsenso – il bombardamento dei bambini a Gaza, le morti in mare – ma percepiti come politici in senso stretto. Un po’ perché i cantanti non prendono quasi più posizione, un po’ per la delicatezza degli argomenti, un po’ per il contesto e un po’ in generale per il momento, diciamo, frizzantino, già in settimana s’era alzato un polverone con smentite, polemiche, comunicati delle ambasciate intorno ai vari «stop al genocidio». Tipo quello con cui l’ambasciatore di Israele aveva risposto alla condanna di Ghali a ciò che succede a Gaza, definendo le sue parole «vergognose».

Ghali e Dargen D’Amico, va detto, non si sono tirati indietro a Domenica In. Imbeccato dalle domande dei giornalisti in studio su Onda alta, che parla di migrazioni nel Mediterraneo, Dargen ha detto che «quello che gli immigrati immettono nelle casse dello Stato per pagarci le pensioni è più di quello che spendiamo per l’accoglienza. Queste sono statistiche che andrebbero raccontate». Frasi che, ovviamente, sono fumo negli occhi per il governo, che a detta di tanti (ma non è una novità) ha il suo bel feudo in Rai. E Zia Mara, agitata, l’ha interrotto in maniera netta: «Qui è una festa, parliamo di musica». Lui ha rimandato la responsabilità ai giornalisti («Quando mi fanno una domanda non riesco a non rispondere») e lei l’ha accompagnato fuori: «Non devi scusarti. È che sono domande importanti e a cui bisogna rispondere in maniera dettagliata, ma oggi il tempo non ce lo abbiamo». Che potrebbe pure esser vero – i ritmi della diretta sono serrati, la cantante successiva, Clara, era stata praticamente già gettata sul palco – non fosse che, mentre lo accompagnava, le è scappato un fuori onda ai giornalisti in studio: «Mi mettete in imbarazzo, non vi faccio tornare più».

Sì perché qualche esibizione prima era accaduto lo stesso con Ghali, pizzicato sul tema della guerra a Gaza. «Io sono un musicista ed è da quando sono bambino che parlo di quel che sta succedendo lì, non dal 7 ottobre», aveva detto. «La gente ha sempre più paura, pensa che sia un problema dire che si vuole la pace, è assurdo». E ancora: «Ci sono dei bambini di mezzo: quei bambini che stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, insegnanti, quanti geni ci sono lì in mezzo». Lì Zia Mara aveva messo una pezza più delicata, ma sempre piena di disagio: «Penso che siamo tutti d’accordo quando si parla di pace…».

Nel dubbio, siccome i fatti di casa propria si possono sistemare anche senza sbandierarli, mentre i guai diplomatici e internazionali hanno ben altro peso, prima della fine del programma la Rai ha mandato un comunicato stampa di solidarietà a Israele firmato dell’amministratore delegato Roberto Sergio: «Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano, e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini, del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta». Venier l’ha dovuto leggere in diretta, e poi ha aggiunto: «Sono parole che ovviamente condividiamo tutti». L’opposizione di governo, intanto, s’è già scatenata su X, definendo – in sintesi – «censura di governo» il trattamento riservato a Ghali e Dargen D’Amico.

Da questo punto di vista, la Rai in questi giorni non ha fatto un figurone, dando spesso l’impressione della tv di Stato che ha difficoltà a gestire le voci di dissenso alla linea di governo, e che quando si trova a gestirle tende di solito a censurarle o limitarle, spesso in maniera goffa. Una roba, viene da pensare, da regime che però non ce la fa. Zia Mara invece, che si è mossa non si sa se solo per convinzioni personali, per servilismo o per un mix dei due fattori, sui social dove tutto è bianco o nero, e che fino a ieri l’avevano trasformata in un’icona, stamattina è già finita nella lista dei cattivi.

Iscriviti