Perché l’Italia prende sempre lezioni sull’aborto? | Rolling Stone Italia
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Perché l’Italia prende sempre lezioni sull’aborto?

Dopo aver visto la Francia inserirlo come diritto nella propria costituzione, ora è la Spagna a tutelare l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza. E se la prima parlava a tutti, la seconda parla a noi: perché qui non ci riusciamo?

Perché l’Italia prende sempre lezioni sull’aborto?

Foto di Stefano Guidi/Getty Images

Ci risiamo. Dopo aver visto la Francia inserire il diritto all’aborto nella propria costituzione – con tanto di assenso della destra di Marine Le Pen, tiè – l’Italia si trova di nuovo a prendere lezioni da Paesi dell’Unione Europea su come tutelare l’interruzione volontaria di gravidanza. Sembra che non possiamo farne a meno, di finire così. In più, se quello di Parigi era un esempio indiretto e rivolto a tutti, visto che sono stati i primi al mondo ad attuare una decisione così, stavolta la Spagna parla a noi.

I fatti, quindi. Con un emendamento al decreto del Pnrr firmato dal deputato Lorenzo Malagola, di Fratelli d’Italia, in questi giorni il governo Meloni sta cercando di garantire il libero accesso nei consultori alle organizzazioni contro l’aborto – le cosiddette associazioni pro-life, che per il partito di maggioranza rappresentano un bel bacino di voti, e a modo loro vanno tutelate, accontentate. Per riuscirci oltretutto sottrarrebbe risorse al sistema sanitario nazionale, come se non avesse già i suoi problemi, e come se tra obiettori e corse a ostacoli varie non fosse già difficilissimo abortire, da noi. Comunque l’eco della proposta, già approvata dalla commissione Bilancio della Camera, e per il resto si vedrà, è arrivata anche in Spagna, dove la ministra per l’Uguaglianza, Ana Redondo, in quota socialista, ha commentato sui social così: «Permettere molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere la gravidanza significa indebolire un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell’estrema destra: intimidire per invertire i diritti, per fermare l’uguaglianza tra donne e uomini».

Apriti cielo. Ovviamente Meloni ha risposto all’istante, rivendicando il fatto che si tratta di decisioni italiane, e «normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni». Poi la ministra per la Famiglia Roccella, forse colta con le mani nella marmellata, ha precisato che si sta più che altro implementando in senso (ehm) pluralista «un articolo della legge sull’aborto in vigore da 46 anni», invitando a diffidare «dalla propaganda della sinistra italiana che si dichiara paladina della 194», la norma cioè che garantisce il diritto all’aborto in Italia, «ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo».

Non fosse che… la sua non è una risposta. O meglio: lo è, ma è indicativa di tutti i problemi di un emendamento del genere. Perché una mossa così, ok, può essere ammessa dalla 194, ma è la stessa 194 a fare dichiaratamente acqua da più fronti. Lo dice la realtà dei fatti, con un Paese come il nostro in cui l’obiezione di coscienza è tutelata dalla legge, e in generale l’interruzione volontaria di gravidanza viene disincentivata in tutti i modi, nonostante la 194, una norma come questa appena promossa svela solo l’indole antiabortista di Fratelli d’Italia: in una situazione già delicata, piuttosto che attivarsi per garantire meglio un diritto comunque previsto dalla legge, si dirottano fondi su iniziative che lo indeboliscono ancora. Come fosse, insomma, una sorta di guerriglia: ufficialmente l’aborto c’è, nei fatti però si attuano dappertutto dei piccoli sabotaggi.

In più la Spagna è un Paese per certi versi davvero autorizza a parlare, forte della spinta progressista dei governi di sinistra di Sánchez, che ha tutelato l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza per esempio garantendolo alle ragazze dai sedici anni in su senza il consenso di genitori – più varie amenità utopistiche per noi, tipo il congedo mestruale.

Perché qui non ci riusciamo? Cosa ci manca? È un insieme di fattori. Roccella, per esempio, parla di propaganda di sinistra, ma la verità è che quando la sinistra è stata al governo non è che sia mai riuscita a fare tanto, in termini di diritti civili – un argomento in cui, cioè, stiamo ancora indietro rispetto a gran parte dell’Occidente. Da un lato, c’entrano l’influenza della Chiesa Cattolica e la presenza del Vaticano in generale, da sempre vicini ai movimenti pro-vita e contrari all’aborto: il fatto che in Francia anche l’estrema destra possa votare per l’interruzione volontaria di gravidanza, mentre da noi la sinistra ha mille ripensamenti e voci discordanti al suo interno, la dice lunga su quanto questo tipo d’impronta sia forte, a destra come proprio a sinistra. Dall’altra parte, va detto che anche la Spagna è un paese fortemente cattolico, basti pensare che la dittatura fascista di Franco era molto più vicina agli ambienti clericali di quanto non lo fosse stata quella di Mussolini. Solo che lì i partiti di sinistra sono evidentemente meno timorosi e più secolarizzati dei nostri. E ci danno lezioni, a tutti.