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Perché in Francia gli omicidi in divisa aumentano sempre di più

Il caso di Nahel, il 17enne ucciso martedì da un poliziotto nel quartiere di Nanterre, non è un episodio isolato: dal 2017 a oggi il numero delle persone uccise a colpi d’arma da fuoco da uomini in divisa è aumentato in maniera significativa. C'entrano una legge particolarmente permissiva e il cosiddetto "refus d’obtempérer"

Perché in Francia gli omicidi in divisa aumentano sempre di più

Foto di GEOFFROY VAN DER HASSELT/AFP via Getty Images

Il caso di Nahel, il 17enne ucciso martedì da un poliziotto nel quartiere di Nanterre, ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema della violenza della polizia, scatenando un’ondata di proteste nelle principali città francesi: da Parigi a Lione, da Tolosa a Lille fino ad Amiens, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per manifestare contro gli abusi in divisa.

Questa mattina il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin ha comunicato che, questa notte, la polizia ha arrestato in tutto 150 persone che avevano partecipato alle proteste.

Il caso di Nahel, però, non è un caso isolato, ma soltanto l’ultimo di un’inquietante serie di casi simili tra di loro, in preoccupante aumento in Francia sin dal 2017. Due settimane prima, vicino ad Angoulême, una sorte simile è toccata al 19enne Alhoussein Camara, colpito al petto da un agente di polizia durante un controllo. In entrambi i casi, gli omicidi sono da ricollegare al cosiddetto refus d’obtempérer – ovvero quando una persona al volante rifiuta di fermarsi durante un controllo della polizia.

Secondo i dati diffusi giornale indipendente francese Basta!, infatti, dal 2017 a oggi il numero delle persone uccise a colpi d’arma da fuoco da un poliziotto, durante o in seguito a un refus d’obtempérer, è aumentato in maniera significativa: sono almeno 26 le vittime registrate nell’arco di sei anni (2017-2023), contro 17 nei quindici anni precedenti (2002-2017). Nel solo 2022, 13 persone hanno perso la vita in questo modo.

Come ricorda Filippo Ortona su il manifesto, il 2017 rappresenta un anno di svolta nell’evoluzione del fenomeno: all’inizio di quell’anno, sotto la pressione esercitata dai sindacati di polizia, la presidenza socialista di François Hollande ha approvato un alleggerimento delle norme che inquadrano la «legittima difesa» dei funzionari di polizia e l’impiego delle armi d’ordinanza. La nuova legislazione ha esteso il perimetro legale dell’utilizzo delle armi da fuoco da parte degli agenti, avendo un effetto particolarmente pronunciato proprio sugli episodi di refus d’obtempérer. In sostanza, il provvedimento ha autorizzato i poliziotti «a fare utilizzo delle proprie armi» qualora non ci fossero altri modi per «immobilizzare» dei veicoli che rifiutano di fermarsi ai controlli e che «sono suscettibili di perpetrare, nella loro fuga, danni alla propria vita a quella altrui».

Una legge che «permette ai poliziotti di sparare su dei cittadini anche quando questi ultimi non rappresentano una minaccia grave e immediata», secondo uno studio statistico pubblicato alla fine dell’anno scorso dai ricercatori Sebastien Roché (Cnrs), Paul le Derff (Università di Lilla) e Simon Varaine (Università di Grenoble). I tre esperti hanno analizzato i cambiamenti prodotti dalla riforma del 2017, concludendo che gli spari sui conducenti in questo tipo di casi sono diventati «più frequenti proprio a partire dalla legge del febbraio 2017».