Perché Giovanni Donzelli è diventato un caso politico? | Rolling Stone Italia
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Perché Giovanni Donzelli è diventato un caso politico?

Il deputato di Fratelli d'Italia ha ottenuto il suo quarto d'ora di celebrità citando alcune conversazioni avute dall'anarchico Alfredo Cospito in carcere. Si tratterebbe, però, di informazioni secretate

Perché Giovanni Donzelli è diventato un caso politico?

Ieri Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente del Copasir e coordinatore del partito di Giorgia Meloni, è intervenuto alla Camera durante l’esame della proposta di legge che punta a istituire la commissione Antimafia.

Le parole di Donzelli hanno fatto discutere perché relative a un caso delicatissimo: quello di Alfredo Cospito, l’anarchico sottoposto al regime carcerario del 41 bis che, da più di tre mesi, in segno di protesta, sta portando avanti uno sciopero della fame che lo ha portato a perdere più di quaranta chili. La detenzione di Cospito è diventata un argomento polarizzante e ha spaccato in due l’opinione pubblica: da un lato c’è chi chiede la revoca del 41 bis, facendo leva sia sulle precarie condizioni di salute del detenuto (aggravate dal digiuno prolungato) sia sull’effettiva pericolosità di Cospito – nel 2006, assieme da altri anarchici, ha posizionato due ordigni a basso potenziale esplosivo in due cassonetti dell’immondizia davanti all’ingresso della caserma alla scuola allievi carabinieri di Fossano, poi esplosi nella notte senza provocare né morti né feriti: secondo la ricostruzione giudiziaria, il primo ordigno doveva servire ad attirare sul posto le forze dell’ordine, il secondo doveva esplodere subito dopo; dall’altro, c’è chi sostiene che un’eventuale revoca rappresenterebbe una sconfitta da parte dello Stato, che in qualche modo finirebbe per cedere al “ricatto” dell’anarchico.

La discussione è diventata centrale nel dibattito pubblico anche per via di una mobilitazione anarchica che ha portato, nell’ultimo weekend, all’incendio dell’automobile di un diplomatico italiano di stanza a Berlino, altre vetture bruciate a Milano e a Roma, una secchiata di vernice contro il consolato tricolore di Barcellona, un ripetitore dato alle fiamme a Torino e una busta con un proiettile per il direttore del quotidiano Il Tirreno.

Donzelli ha preso la parola facendo riferimento a una visita in carcere a Cospito da parte di alcuni parlamentari del Partito Democratico (peraltro, effettuata nell’esercizio delle loro prerogative di parlamentari). Dopo aver definito Cospito come «Un influencer che usa il 41 bis per far cedere lo Stato», Donzelli si è prodigato in quello che è stato percepito da tanti come un attacco gratuito. Il deputato di Fratelli d’Italia ha prima dichiarato che, in base a «documenti che sono presenti al Ministero della Giustizia», a fine dicembre Cospito è riuscito a parlare della sua lotta contro il 41-bis con il «boss della ‘ndrangheta» Francesco Presta «mentre passava da un ramo all’altro del penitenziario» di Sassari. Inoltre, Donzelli ha aggiunto che in un’altra occasione, il 13 gennaio scorso, Cospito si è confrontato con un esponente della Camorra, Francesco Di Maio, dicendogli che «noi al 41-bis siamo tutti uguali». Infine, la parte del discorso che ha fatto infuriare l’Aula: «Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia», ha detto il deputato di Fratelli d’Italia, chiedendosi «se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia».

Oltre ai toni enfatici e alle accuse gravissime, l’opposizione ha preso di mira soprattutto i metodi – utilizzare intercettazioni riservate per attaccare una parte politica – e le conversazioni citate da Donzelli, che sarebbero coperte da segreto e, di conseguenza, non divulgabili: seguendo questa prospettiva, con il suo discorso, il deputato di Fratelli d’Italia avrebbe messo a rischio un eventuale lavoro investigativo delle autorità e della magistratura, rivelando informazioni non di pubblico dominio.

Nella serata di ieri il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia, ha ammesso di aver fornito a Donzelli le informazioni relative a Cospito. «Donzelli in qualità di deputato mi ha fatto delle domande specifiche, a cui io ho risposto», ha spiegato Delmastro. «Alle domande di qualsiasi deputato sullo spessore criminale e su eventuali legami, o tentati legami, con la criminalità organizzata, io rispondo. Non è nulla di secretato», ha aggiunto. Una versione confermata anche dallo stesso Donzelli – «Quelle che ho riferito non erano intercettazioni, ma una conversazione captata in carcere e inserita in una relazione del ministero della Giustizia. In quanto parlamentare potevo conoscerla», ha spiegato oggi al Corriere della Sera, spiegando che «A darmi le notizie dettagliate è stato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro».

Di informazioni secretate, però, continua a parlare l’opposizione. «È inquietante che Donzelli abbia rivelato un colloquio di Cospito con altri detenuti mafiosi – ha spiegato Verini, uno dei parlamentari Dem chiamati in causa da Donzelli, al Corriere della Sera. «Come ne è venuto a conoscenza? Chi gli ha dato l’informazione? Perché l’ha diffusa benché non fosse pubblica? Donzelli, che è anche vicepresidente del Copasir, ha dimostrato un senso dello Stato pari a zero. Il ministro della Giustizia Nordio deve chiarire al più presto. Ma ritengo che anche Meloni dovrebbe render conto dell’enormità delle dichiarazioni fatte da chi regge il suo partito mentre lei è a Palazzo Chigi».

Le parole di Donzelli stanno creando problemi alla maggioranza: il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto «una ricostruzione con urgenza» per quanto riguarda le dichiarazioni in aula sul 41-bis, mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha acconsentito alla richiesta di istituire il cosiddetto “Giurì d’onore” per verificare quanto accaduto.