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Perché ci piace tanto la storia della foto ritoccata da Kate Middleton?

Dalla semplice curiosità “pettegola” all’accusa di manipolazione, questa storia ha tantissimi piani di lettura, e ciascuno può vederci ciò che vuole. Come se ci riguardasse. Ma fino a che punto?

Del tipo: che c’è da guardare, qui? Avanti, procedere oltre. Forse. E allora perché da una settimana non ci scolliamo dalla foto ritoccata di Kate Middleton? Perfino le famiglie reali di altri Paesi hanno cominciato a scherzarci su, è il meme per eccellenza degli ultimi giorni e chissà per quanto ancora lo sarà, mentre alcuni (tipo Taylor Swift, che ha proiettato la fatidica foto in un concerto) hanno preso le difese di lei, empatizzando con quella che sarebbe una donna ferita che sta passando un brutto momento, e che così avrebbe provato a esorcizzarlo, dissimulando vicinanza con la famiglia. «Come molti fotografi amatoriali faccio occasionalmente esperimenti di ritocco delle foto», aveva detto Middleton, scusandosi, quando è stata colta con le mani nella marmellata. Ma forse la chiave di questa storia è proprio nell’avere tanti piani di lettura, dove ciascuno può vederci ciò che vuole. Come se ci riguardasse. Ma fino a che punto?

Il primo piano, che per come va il dibattito ora non è neanche banale, ha a che fare con l’aspetto, diciamo, democratico della faccenda, e qui c’è poco da dire. La principessa del Galles è appunto una principessa, ricopre un ruolo pubblico e di potere, e una foto ritoccata si porta dietro una certa dose di malafede sempre e comunque. Ok, la versione accreditata è che per la Festa della Mamma volesse festeggiare la sua famiglia in un momento in cui le è difficile scattare davvero una foto così (è stata operata all’addome due mesi fa, è stata «molto male» e la notizia di oggi è che «parlerà della malattia non appena le sarà possibile», forse appena dopo Pasqua); ma il punto è che non si può credere all’assoluta innocenza, o semplicemente lei non può permettersi un’uscita così. I ritocchi, quando si tratta di personaggi del genere, sono sempre una forma di propaganda, un modo per tirare acqua al proprio mulino: dire, insomma, che la principessa non è malata, quando in realtà lo è, con tutto ciò che ne può conseguire in termini d’immagine; le agenzie non possono abboccare, ecco, e per fortuna non lo hanno fatto.

Poi certo, fuori da lì il terreno è scivoloso. Si tratta di una persona in difficoltà, è vero, di cui non sappiamo le vere intenzioni: se era un gesto d’affetto per i figli, non poteva limitarsi a qualcosa in privato? La dimensione pubblica serviva a farla stare meglio? Forse allora è un episodio didascalico di com’è complesso tenere in equilibrio immagine e ruolo istituzionale con il dramma privato? Anche, volendo. Resta che si parla di potere che mistifica la realtà, quindi di qualcosa di più simile ai comizi di Berlusconi con le persone in piazza moltiplicate artificialmente, o agli art attack di Stalin – e con che mezzi, poi, visto che erano i primi anni trenta! – che faceva scomparire i vari oppositori politici dalle foto, come se non fossero mai esistiti, che ai nostri fotomontaggi delle cene dove, per ridere, inseriamo forzosamente chi è stato invitato ma non è venuto. Eppure, questa storia non è né l’uno né l’altro caso; o meglio, ha un po’ di entrambi, ed è per questo che ci scatena.

Da una parte è un discorso vecchio come la satira, cioè millenario: ogni volta che il potere si mostra fragile, noi comuni mortali in tutta risposta ci sentiamo invincibili. E quindi eccoci qui, a ridere di Middleton, a sentirci furbi per avere smascherato un arcano che arcano non era, più furbi – viene da dire – di quei volponi che per lavoro curano l’immagine dei reali. Possibile che nessuno si fosse accorto del problema, possibile che nessuno le avesse detto niente? Nel dubbio, gongoliamo.

Dall’altra, c’è il tentativo oggettivamente goffo e maldestro di una persona di potere – o meglio, una principessa, quindi proprio una con dei privilegi – di provare a prendere una scorciatoia come fosse chiunque, come se non fosse intrinsecamente migliore (non è così, certo, ma è il racconto che se ne fa, come la si percepisce) di noi; e da lì, il suo fallimento. La stessa giustificazione, il «come molti fotografi amatoriali faccio occasionalmente esperimenti di ritocco delle foto», è emblematica del cortocircuito: lei non è molti, ma si è comportata come molti. Stesse miserie, stesse fragilità, stessi trucchetti da due soldi. E questo ce la fa sembrare vicina, più umana, nostra: se una principessa, di solito, è per stile e connotati quanto di più lontano possa esserci dalla gente comune, vederla cadere nelle trappole e nelle angosce che hanno tutti non può che gratificarci. Anche i ricchi piangono. È anche per questo che i vari gossip, le gelosie, i litigi di Buckingham Palace, vanno da sempre forte sulla stampa scandalistica britannica e non solo, ed esercitano fascino: ci ricordano che anche il re (peraltro il vero re, Carlo, è silente anche lui causa tumore) è come noi; e ci danno l’impressione di rompere una cortina di ferro, di mettere l’occhio nel buco di una serratura particolarmente proibita.

Per cui, insomma, niente di nuovo, perlomeno per quanto ci riguarda. E se è vero, da una parte, che comunque si sta parlando di una donna malata e non di un politico in piena campagna elettorale, ciò che colpisce davvero sono le risatine di celebrità varie e altre famiglie reali, come quella olandese. I ritocchi non sono una novità in nessun caso, tra foto promozionali aggiustate e altre scorciatoie che hanno riguardato, per esempio, il re di Spagna – di nuovo, c’è qualcuno che ancora crede che non siano pessimi come noi? Però ecco, tra compagni di merende, lì sì, almeno un po’ di solidarietà sarebbe gradita.

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