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«Per 2 euro che volevate, Belén?». Gli insulti contro Elly Schlein

La neo segretaria del Partito Democratico è oggetto di un attacco social per via del suo aspetto, tra fotomontaggi, meme e commenti (antisemiti) sul suo naso. Siamo senza speranza?

Quando una donna finisce per addossarsi la colpa (imperdonabile) di ricoprire un incarico importante, una porzione di italiani non può fare a meno di dare il peggio di sé. In Italia tutto ciò che riguarda il rapporto tra esteriorità e identità femminile, tra aspetto fisico e competenza, vive di un continuo controsenso e di una curiosa instabilità emotiva.

La lista delle personalità femminili attive in politica e attaccate per il loro aspetto fisico è lunghissima: il caso più famoso, quasi un meme ante–litteram, è quello che interessò Rosy Bindi, che nel 2009 venne etichettata come «Più bella che intelligente» da Silvio Berlusconi durante un discusso siparietto a Porta a Porta.

Si tratta di un malcostume che affonda le radici in decenni di storia repubblicana: i problemi, come racconta Filippo Maria Battaglia nel suo saggio Stai zitta e va’ in cucina, sono cominciati fin dai tempi della Costituente. Scrive Battaglia che già Teresa Noce, ex partigiana eletta nella prima legislatura del parlamento repubblicano, venne definita «miss racchia» dai quotidiani del tempo, mentre Lina Merlin, anche lei parte della Costituente, fu descritta dai colleghi come «una specie di zitella mascolinizzata» mentre si discuteva il suo disegno di legge sulla prostituzione.

Ora, purtroppo, secondo alcuni trucidi è arrivato il turno di Elly Schlein: ieri la neo segretaria del Partito Democratico è stata protagonista di un discusso fotomontaggio realizzato dal sindaco di centrodestra di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Un collage che vede Schlein raffigurata insieme a dei cavalli e corredato dalla scritta «Per 2 euro che volevate, Belén?».

Il simpaticissimo collage di Colonna. Italia, 2023

Non è la prima volta che Schlein viene attaccata per via del suo aspetto fisico: nel 2020 Marco Gervasoni, docente ordinario di Storia contemporanea all’Università del Molise, commentando la copertina che il settimanale L’Espresso aveva dedicato all’allora vicepresidente dell’Emilia Romagna, se ne uscì con un tweet lapidario: «Ma che è, n’omo?», scrisse, aggiungendo che «Vanno di moda così, di recente. Le più belle sono tutte nel porno, o nell’harem di qualche multimiliardario, o entrambe le cose. Al popolo restano le racchie ecologiste e speronamotovedette. Meglio dir loro che son belle, se no il popolo mangia la foglia e s’inkazza».

Nelle scorse settimane, poi, insulti fisici e stereotipi antisemiti hanno finito per intrecciarsi, dando vita a un mix letale e degno della peggiore Repubblica delle banane, rispolverando la “teoria” del naso adunco o camuso – nelle caricature e nelle immagini, fin dal Medioevo gli ebrei vengono rappresentati con un naso a forma di uncino; secondo un sottobosco di raffinati statisti, il naso della segretaria Dem ne sarebbe un esempio.

Che dire: per una porzione di concittadini, la civilizzazione dei costumi è ancora un’utopia irrealizzabile.

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