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Parla il ghostwriter di ‘Spare’: «Il principe Harry mi esasperava»

In un lungo articolo J. R. Moehringer, l'autore che ha curato la biografia del duca di Sussex, ha raccontato tutte le difficoltà che ha incontrato durante la stesura del libro. Le litigate su Zoom, le incomprensioni e il rischio licenziamento (sì: avere a che fare con Harry non è un'impresa facile)

Foto: Chris Jackson/Getty Images

Per chi non lo sapesse, J. R. Moehringer è una sorta di Re Mida delle biografie: dategli un registratore, mettetelo a sedere con un personaggio pubblico per qualche settimana e state certi che realizzerà un bestseller.

Per dirne una, è la penna che ha gestito il meraviglioso Open, il libro – amatissimo da pubblico e critica – che ripercorre la carriera di Andre Agassi, uno dei tennisti più forti e influenti di sempre. Negli ultimi tempi, il suo nome è associato soprattutto al principe Harry: Moehringer è infatti il ghostwriter che ha curato la realizzazione di Spare. Il minore, la chiacchieratissima autobiografia del duca di Sussex – un volume che, ormai, ha colonizzato l’immaginario collettivo occidentale: è una letteralmente ovunque, potete trovarlo nelle vetrine delle librerie, nei cestoni dell’Autogrill, addirittura all’Esselunga.

Spare è (senza timore di smentite) il caso editoriale dell’anno, ma la sua realizzazione è stata, come dire… complessa. Lo ha raccontato lo stesso Moehringer in un lungo pezzo pubblicato sul New Yorker. L’incipit dell’articolo rende bene l’idea: «Ero esasperato dal principe Harry», scrive. «La mia testa martellava, la mia mascella era serrata e stavo iniziando ad alzare la voce».

In breve: durante la stesura, i due hanno litigato moltissimo. Il casus belli più pesante è relativo a un passaggio che lo scrittore ha espunto dalla versione finale, ma che il duca di Sussex voleva mantenere a ogni costo. I fatti risalgono ai tempi dell’addestramento militare di Harry, quando il principe fu sottoposto a una finta tortura: venne incappucciato, trascinato in un bunker sotterraneo, picchiato, congelato, affamato, spogliato, costretto in strazianti posizioni di stress da carcerieri muniti passamontagna neri. Una simulazione che serviva a sondare la tempra di Harry e la sua capacità di sopravvivere a una vera cattura sul campo di battaglia. Alla fine, i rapitori di Harry lo gettano contro un muro, lo soffocano e gli urlano insulti in faccia, condendo la mattanza con l’umiliazione definitiva: una pioggia di insulti a Lady Diana, sua madre. Harry voleva riportare nel libro la battuta sagace con cui aveva risposto all’offesa, Moehringer era invece contrario, da qui la lite: «La risposta mi sembrava superflua, in qualche modo sciocca». È toccato a Moehringer, dunque, convincerlo: «Non era la prima volta che litigavamo, ma quella volta fu particolarmente dura».

L’autore ha raccontato di avere iniziato a lavorare a Spare nell’estate del 2021. Il compito da portare a termine era difficilissimo: fabbricare un must read di eco internazionale in una manciata di settimane. I colloqui preliminari Harry, però, si sono dipanati nell’arco di due anni, scanditi da continue chiamate su Zoom per via del Covid e da lunghi soggiorni nella residenza di Harry e Meghan a Montecito. Anche dopo l’uscita del libro, Moehringer ha deciso di non esprimersi, di non rispondere alle critiche e nemmeno alle fake news uscite a riguardo del libro: «Mi ripetevo: i fantasmi non parlano». Almeno fino a questo momento.

Il risultato finale ha superato ogni aspettativa: un volume di oltre 400 pagine tradotto in quindici lingue, adattato in un audiolibro da 15 ore (narrato dalla voce dello stesso principe) e protagonista assoluto nelle classifiche di vendita – ha venduto 3,2 milioni di copie in tutto il mondo solo nella prima settimana dall’uscita: parliamo di numeri da capogiro. Che dire: litigate a parte, tutto è bene quel che finisce bene.

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