Papa Francesco è uno dei pochi veri capi politici che abbiamo in questo momento? | Rolling Stone Italia
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Papa Francesco è uno dei pochi veri capi politici che abbiamo in questo momento?

Bergoglio si occupa di temi che gli altri non vedono, o a cui non sono interessati perché, banalmente, non portano voti. La lista è lunga: il dramma che si consuma nel Mediterraneo con i migranti, la condizione delle carceri, la necessità di arrivare alla «pace», in Ucraina come in Palestina: «A Gaza servono due stati»

Papa Francesco è uno dei pochi veri capi politici che abbiamo in questo momento?

Papa Francesco a ‘Che tempo che fa’

Foto da RaiPlay

Una cosa è certa: per quanto possa o non possa non piacere, per quanto si possa essere d’accordo o meno con ciò che rappresenta, e per quanto sia costretto, per responsabilità da leader o idee sue, a camminare sulle uova e a rivedere, aggiustare, correggere ogni slancio che si spinga troppo in là, Papa Francesco è tra i pochi capi politici al mondo a occuparsi di temi che gli altri non vedono, o a cui non sono interessati perché, banalmente, non portano voti. La lista è lunga: il dramma che si consuma nel Mediterraneo con i migranti, la condizione delle carceri, la necessità di arrivare alla «pace», in Ucraina come in Palestina. Lui, i voti, li ha già avuti, ma certe esternazioni gli portano comunque dei nemici – L’Espressohttps://lespresso.it/c/attualita/2023/7/21/gli-antipapa-lespresso-in-edicola-da-domenica-23-luglio/2451, lo scorso luglio, aveva dedicato una cover ai cosiddetti «anti-papa», cioè tutti quei religiosi, all’interno della Chiesa, che remano contro di lui.

Oggi, per esempio, è stato intervistato da La Stampa, e non si è tirato indietro. Certo, il papa fa il papa e dà sempre carezze e assoluzioni, non va mai alla guerra. Ma è chiaro che dietro le sue parole ci siano prese di posizione che potrebbero andare di traverso a tanti. Prima questione, la guerra. «È urgente», ha detto, «un cessate il fuoco globale», e non è mai il caso di parlare di guerra “giusta”. «È giusto e legittimo difendersi, questo sì. Ma per favore, parliamo di “legittima difesa”, in modo da non giustificare le guerre». Il riferimento è ovviamente all’Ucraina. Su Gaza condivide la soluzione degli accordi di Oslo, quella dei due Stati, che ora Israele sembra aver abbandonato. «Ma finché non si applicherà quell’intesa, la pace resterà lontana». Sui fronti di guerra, poi, ha fatto sapere che il Vaticano si sta muovendo sul piano della mediazione e della diplomazia, per esempio grazie al cardinale Pierbattista Pizzaballa («un grande»). La chiave? «Dialogo. Dialogo. Dialogo. E poi, la ricerca dello spirito di solidarietà». Più equilibrata di tante altre che si sentono in giro, invece, è la posizione sull’intelligenza artificiale (si sa che in questi casi gli si chiede un po’ di tutto): «È un bel passo in avanti che potrà risolvere molti problemi, ma potenzialmente, se gestita senza etica, potrà anche provocare tanto male all’Uomo».

Decisamente più scomode, perlomeno per lui, sono invece alcune idee che influiscono sulla vita della Chiesa, come l’apertura a «todos», tutti, che aveva annunciato lo scorso anno, e che ha tra i propri cardini la benedizione delle coppie «irregolari e dello stesso sesso». Una scelta che ha spaccato il Vaticano, e su cui compie passi in avanti e indietro, forse per tenere a bada tutte le spinte interne, progressiste o iper-conservatrici che siano. «Non si benedice l’unione, ma le persone», ha sottolineato. E però: «Peccatori siamo tutti: perché dunque stilare una lista di peccatori che possono entrare nella Chiesa e una lista di peccatori che non possono stare nella Chiesa? Questo non è il Vangelo». Sul futuro, «confido che gradualmente tutti si rasserenino», mentre un’eventuale fuoriuscita di fedeli contrari alla sua visione – tecnicamente, «scisma» – non è contemplata: «Ci sono da sempre. Bisogna lasciarli fare e passare… e guardare avanti».

Dicevamo di come Bergoglio percorra strade che gli altri capi politici ignorano, ma non solo. Di nuovo: che possa piacere o meno, che possa nei fatti essere più o meno rivoluzionario di quanto in effetti si professa, è anche il primo Papa a trattare certe questioni. Uno dei primi a mettersi, per esempio, nel giro dei «peccatori», come abbiamo visto. Ma anche uno dei primi a parlare dei propri sentimenti. In un ambiente che, proprio per le sue idee, rischia in maniera paradossale d’isolarlo, ha detto chiaramente di affrontare la solitudine ogni giorno, ma di non soffrirla. O di provare, perlomeno, a non farlo. «La solitudine è variabile come la primavera: in quella stagione puoi trascorrere una giornata bellissima, con il sole, il cielo azzurro e una brezza piacevole; 24 ore dopo magari il clima ti incupisce. Tutti viviamo solitudini. Chi dice “io non so che cos’è la solitudine” è una persona a cui manca qualcosa». Ognuno ha le sue: lui, dice, prega e cerca il dialogo. «E vado comunque avanti, giorno dopo giorno». Insomma, non la solita predica.