Negli Stati Uniti si è tornato a parlare di alieni e dischi volanti | Rolling Stone Italia
Someone wants to believe

Negli Stati Uniti si è tornato a parlare di alieni e dischi volanti

Ieri al Congresso degli Stati Uniti si è svolta un'audizione interamente dedicata agli UFO. David Grusch, un ex agente dell'intelligence dell'Aeronautica statunitense, ha detto che il governo sarebbe in possesso di «astronavi aliene» e avrebbe rinvenuto «resti biologici non umani». Il Pentagono ha smentito le sue parole

Negli Stati Uniti si è tornato a parlare di alieni e dischi volanti

Foto di Joe Raedle/Newsmakers via Getty

Someone wants to believe, o almeno così pare: ieri alla Camera dei rappresentanti, uno dei rami del Congresso degli Stati Unti, si è svolta un’audizione interamente dedicata ai cosiddetti “Unidentified Flying Object o Unknown Flying Object” (UFO), quelli che in italiano chiamiamo “oggetti volanti non identificati”. Alcuni rappresentanti, guidati dai deputati Repubblicani Tim Burchett e Anna Paulina Luna, sostengono che la Casa Bianca stia insabbiando informazioni importanti su questi fenomeni, e chiedono da anni informazioni e prove dell’esistenza di veicoli aerei provenienti da pianeti diversi dalla Terra.

Il mattatore della seduta parlamentare di ieri è stato senza ombra di dubbio il maggiore David Grusch, un ex agente dell’intelligence dell’Aeronautica statunitense. Le sue parole erano attesissime: da anni, infatti, il militare racconta di essere in possesso di informazioni molto riservate sul tema. Di più: secondo Grusch, il governo a stelle e strisce avrebbe a propria disposizione componenti di velivoli non terrestri. In altri casi, Grusch ha detto di aver parlato con fonti attendibili che hanno visto con i propri occhi UFO veri e propri, fornendo anche alcuni dettagli sulle dimensioni di questi velivoli – a sua detta alcuni di questi marchingegni sarebbero enormi, sfiorando addirittura le dimensioni di un campo da football.

Grusch, ribattezzato “la talpa degli Ufo”, ha riferito che nel 2019 gli fu chiesto dal capo della task force governativa sugli UFO di identificare tutti i programmi top secret relativi alla missione. All’epoca, Grusch prestava servizio nel National Reconnaissance Office, l’agenzia che opera i satelliti spia Usa: «Nel corso dei miei compiti ufficiali fui informato di un programma che andava avanti da decenni per il recupero e lo studio di rottami di UAP (Unidentified aerial phenomena, l’altro acronimo con cui vengono indicati questi fenomeni, nda), al quale mi fu negato l’accesso”» ha detto l’ex ufficiale. Alla domanda se il governo abbia informazioni su forme di vita extraterrestri, Grusch ha replicato che probabilmente la Casa Bianca è da tempo conoscenza di attività «non umane».

Davanti ai deputati ha ribadito di essere a conoscenza, «grazie a informazioni ricevute da terze persone», del fatto che gli Stati Uniti sono in possesso di «astronavi aliene» e hanno rinvenuto «resti biologici non umani» nelle aree in cui si sono schiantate.

Oltre alla testimonianza di Grusch, mercoledì sono stati interrogati anche Ryan Graves, un ex pilota della Marina che ha fondato il gruppo Americans for Safe Aerospace, per incoraggiare i piloti a segnalare gli avvistamenti di fenomeni aerei, e David Fravor, un comandante della Marina in pensione. Entrambi hanno raccontato di aver visto fenomeni aerei non identificati mentre erano nella Marina.

Il tema non interessa soltanto i Repubblicani: la scorsa settimana il democratico Chuck Schumer, politico statunitense e senatore per lo stato di New York, aveva presentato un emendamento al disegno di legge annuale sulla politica di difesa per imporre alla Casa Bianca di pubblicare tutti i documenti redatti negli anni su una serie di fenomeni aerei rimasti inspiegati. Per Schumer si tratterebbe di una questione di trasparenza: obbligare la il governo a condividere tutto quello che sa sull’argomento mostrerebbe trasparenza nei confronti dei cittadini e metterebbe un freno a tutte quelle teorie del complotto che da anni si fanno strada nel dibattito pubblico.

Il progetto di Schumer, che ha dichiarato di voler «portare avanti l’eredità del mio mentore» Harry Reid, ex senatore per lo stato del Nevada ossessionato dagli UFO, si inserisce in realtà in un periodo storico in cui l’interesse per i fenomeni non identificati sembra essere piuttosto alto. Se ne parla soprattutto dopo maggio dell’anno scorso, quando il Congresso americano ha appositamente organizzato un’audizione per discutere della loro esistenza e delle loro caratteristiche – ammettendo l’importanza e la necessità di approfondire e conoscere meglio l’argomento. Un evento che ha lasciato il segno soprattutto perché accompagnato dalla proiezione di video segnalazioni raccolte nel tempo. E ce ne sono ogni anno diverse centinaia – inviate soprattutto da aviatori della marina, seppur non sempre accompagnate da materiale visivo.

Per provare a mettere ordine e fornire linee guida efficaci su come migliorare gli avvistamenti – così da avere dati più concreti su cui lavorare – persino la NASA nel 2022 ha organizzato un proprio gruppo di lavoro. Dagli studi condotti fino ad ora è emerso che nella maggior parte dei casi analizzati non ci sono elementi che possano ricondurre gli episodi ad attività extraterrestri. Mentre per i (pochi) casi giudicati attualmente inspiegabili, l’agenzia ipotizza possa trattarsi di illusioni ottiche, operazioni e mezzi militari segreti e (molto improbabilmente) di attività aliene.

Più in generale, negli Stati Uniti la fascinazione per alieni e dischi volanti va avanti dal 1947, quando un oggetto volante non identificato cadde in un ranch vicino Roswell, in New Mexico, allora una città di 30mila abitanti abitata soprattutto da allevatori e militari. Non ci furono danni né feriti, ma nel tempo l’incidente divenne molto famoso, sia sui giornali che nella cultura pop, perché molte persone si convinsero che l’esercito degli Stati Uniti aveva voluto nascondere ciò che era davvero successo.

Se ne tornò però a parlare all’inizio degli anni Ottanta, dopo che l’ufologo (e fisico) Stanton T. Friedman si recò sul posto per intervistare alcuni testimoni dell’incidente e ottenne un’intervista con Jesse Marcel, il maggiore dell’esercito che nel 1947 aveva mostrato alla stampa i rottami rinvenuti nel ranch, reputati in grado di rigenerarsi autonomamente: la visità di Friedman sfociò nella pubblicazione del libro The Roswell Incident, in cui Charles Berlitz and William Moore raccontarono la sua storia.