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Nazirock e White Power: così si riorganizza l’estrema destra europea

La destra istituzionale è salita alla ribalta nel discorso pubblico, oscurando i "fratelli minori" estremisti. Che, però, continuano a organizzarsi attraverso la musica, aprendo spazi per infiltrazioni pericolose
casapound

Credits: Andrea Ronchini/NurPhoto via Getty

A volte ritornano: chiusi nel ghetto, i camerati dei partiti neri si radicalizzano ed è così che l’estrema destra si riorganizza per tornare all’attacco. Per farlo, le groupie di Hitler e compagnia – il termine è meno iperbolico di quanto si possa credere – sfruttano uno dei loro cavalli di battaglia: il nazirock. La musica d’area, d’altronde, è sempre stata una zona franca, collante capace di unire la destra istituzionale e gli ambienti più estremisti della galassia nera, spesso svolgendo il ruolo di mediatore tra le idee dei secondi e la struttura dei primi.

Il caso italiano ne è un esempio: basta fare un giro nelle sezioni di FdI per farsi un’idea di quanto la cultura militante sia immune ai tentativi di moderazione calati dall’alto e come, ancora oggi, i giovani meloniani ascoltino band della destra radicale come i 270bis (tornati alla ribalta quest’estate per la polemica che ha coinvolto il frontman Marcello De Angelis per un post pubblicato su una presunta “verità” alternativa a quella processuale di cui sarebbe in possesso rispetto alle dinamiche della strage di Bologna del 1980, ed ex-capo della comunicazione istituzionale del Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca), gli Hobbit, m ala lista potrebbe continuare.

Può sembrare solo un retaggio di chi, trent’anni dopo, non ha ancora digerito la svolta antifascista. Invece, in alcuni casi la musica diventa uno strumento esplicito di infiltrazione e mezzo per formare alleanze strategiche da parte degli “impresentabili”. Questa strategia si concretizza con i raduni. I festival musicali clandestini vedono la partecipazione dei principali gruppi militanti della scena hardcore, skin e black metal (quello esplicitamente hitleriano, ovviamente) e da sempre rappresentano uno dei principali metodi di aggregazione delle sigle suprematiste. Ma non si tratta solo di questo.

Basta dare uno sguardo agli organizzatori per capire che il confine tra politica e criminalità è talmente sottile da essere inesistente. È il caso del concerto (annullato) a Lione previsto per questo novembre. L’evento “Rock against wokisme” – a breve torneremo sulla scelta del nome e la sua importanza – avrebbe dovuto riunire alcune tra le band di punta del circuito neonazista tra cui i Bunker 84, noti per pezzi inequivocabili come Mein Kampf. Invece, è stato cancellato dopo alcune inchieste svolte dalle testate Mediapart e Rue89 Lyon, che hanno portato alla decisione del proprietario della struttura che li avrebbe ospitati di «non contaminare il suo locale» con questa roba.

L’organizzatore del concerto fallito è Renaud Mannheim; un nome che a molti non dirà nulla, ma che in Francia è conosciuto come una delle figure più autorevoli dell’ambiente nazi per il suo ruolo nell’organizzazione Blood & Honour, filiale francese dell’omonimo network nazista, sciolta nel 2019 per decreto ministeriale. È qui che il quadro diventa più chiaro. Fondata da Ian Stuart, frontman del gruppo naziskin Skrewdriver, Blood & Honour nasce come servizio di promozione musicale dell’estrema destra, conosciuto (specialmente nel Regno Unito) per i violenti scontri con i militanti antifascisti e le inchieste per associazione sovversiva. Sono stati acclarati, infatti, i legami tra Blood & Honour e i nazisti di Combat 18 (anche C18), network internazionale considerato dalla polizia un’organizzazione terroristica, responsabile di violenze anti-migranti, omicidi e aggressioni contro attivisti di sinistra. C18 (i numeri fanno riferimento alla prima e l’ottava lettera dell’alfabeto, A e H, così il nome si traduce ne “i combattenti di Adolf Hitler”) è stata bandita, oltre che in Francia, in Germania e in Canada, dove assieme a Blood & Honour è stata inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche. I nazistelli di C18 sono comparsi anche in Italia, attivi soprattutto nelle curve ultras e nella scena musicale White Power, anche se non sono certi i legami effettivi con gli omonimi più famosi.

La commistione tra criminalità e politica, insomma, è sempre stata alla base degli eventi passati alla storia con la dicitura “Rock Against Communism” (RAC), spacciati come iniziative politiche che coinvolgessero le sottoculture musicali dell’epoca, punk e skin sopra tutti, ma che, in realtà, erano aggregatori di terroristi razzisti. È sul versante delle sottoculture che la non più appetibile lotta al comunismo viene sostituita dalla crociata anti-woke – termine contenitore per tutte le posizioni progressiste anglosassoni, il famigerato politically correct – e più in generale dai tormentoni online.

È il caso del “White Boy Summer Fest”, che prende il nome da un meme inizialmente innocuo di cui i nazisti si sono appropriati. Questo evento, svoltosi lo scorso giugno in Finlandia, è importante per una serie di motivi: raccontato in maniera dettagliata da un’inchiesta pubblicata dal blog investigativo Bellingcat, il White Boy Summer Fest rappresenta l’evoluzione contemporanea del RAC. Sulla locandina della due giorni (nessuna indicazione sul luogo che, come per tutti questi festival, viene svelato solo su richiesta) sono raffigurati i loghi dei gruppi nazirock invitati, tripudi di soli neri himmleriani e la lista dei “divieti”: no foto, no droghe e una bandiera LGBTQ+ sbarrata. Una sorta di festival per i fan di Adolf tra musica dal vivo, saune e addestramento allo scontro fisico con la scusa dello sport da combattimento. Anche in questo caso il copione è lo stesso, tant’è che quando i gestori della struttura sono stati interrogati dai media e dalle autorità si sono giustificati sostenendo di non sapere quali attività si sarebbero svolte nella loro proprietà – «su cinquemila prenotazioni non possiamo controllare tutti quelli che passano per il residence» – ma il tentativo di far passare l’evento come una festa privata è più che ridicolo. Il White Boys Summer Fest è stato organizzato dalla sezione finlandese di Blood & Honour e ha accolto militanti di numerosi movimenti di estrema destra più o meno legali da tutta Europa (in una delle foto pubblicate da Bellingcat si vede una bandiera dei neofascisti italiani di Casapound che fa da sfondo a uno dei concerti).

Il quadro si commenta da solo. Sarebbe ridicolo glissare (come hanno fatto in molti) parlando di semplici raduni di musica militante come se si trattasse di una sottocultura qualunque. Ancora più difficile è parlare di un serio pericolo politico. Queste realtà sono estremamente distanti da qualsiasi potenziale elettorato e, in un momento in cui anche i sovranisti istituzionali arrancano, difficilmente i nostalgici del Führer possono sperare di riuscire a raccattare consensi. Non siamo negli Anni Trenta, per fortuna. Tuttavia, il vero pericolo è rappresentato dal rischio concreto di infiltrazione da parte di questi gruppi organizzati: cambiando le parole d’ordine – anti-immigrati invece che razzisti espliciti, lotta al progressismo woke invece dei proclami contro l’ordine democratico – i neonazisti si inseriscono nei partiti populisti mainstream e in alcuni casi riescono a ritagliarsi un ruolo di rilievo (vedasi l’AfD in Germania).

È così che crescono fucine di picchiatori, terroristi in erba ed esaltati in cerca di “soldati”. Ed è per questo che, come non mai, bisogna vigilare e tenere alta la guardia. Nel silenzio generale, i naziskin si ammodernano e tentano di ritornare in piazza.

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