Le mille vite di Stefano Bandecchi, sindaco e agitatore | Rolling Stone Italia
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Le mille vite di Stefano Bandecchi, sindaco e agitatore

Presidente della Ternana, ex parà della Folgore impegnato in Libano, ex pescatore, fondatore dell'Unicusano, polemista da prima serata e, da qualche settimana, pirotecnico sindaco di Terni . Bandecchi risponde alla perfezione al cosiddetto "principio di Trump": più ti ritengono un personaggio improbabile e più saranno sorpresi quando alla fine ce la farai

Le mille vite di Stefano Bandecchi, sindaco e agitatore

Stefano Bandecchi nel 2022

Foto di Luca Marchetti/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images

Una modesta proposta per sconfiggere la povertà dei giornalisti: Stefano Bandecchi presidente della Repubblica. Il nome forse non vi dice molto – o forse sì – ma l’uomo che da qualche settimana fa il sindaco di Terni offre spunti pressoché quotidiani per pezzi che praticamente si scrivono da soli.

Giusto qualche giorno fa, per esempio, ha messo le mani addosso all’addetto stampa del Comune – c’è anche un video a testimoniare l’aspro faccia a faccia –, poi ha dichiarato di essere stato aggredito e poi se l’è presa con l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria che ovviamente aveva solidarizzato con il povero collega. Commento di Bandecchi: «Sono giornalista pubblicista anche io, perché nessuno mi dà la solidarietà?».

E questa è solo l’ultima, perché, da quando il suo nome ha cominciato a fare capolino nel dibattito pubblico, di episodi del genere se ne contano a decine. Tipo la volta che si scagliò contro i tifosi della Ternana (squadra di cui è presidente) al grido di «Non vi meritate un cazzo, siete esaltati nei momenti positivi e delle merde inutili in quelli negativi. Collegate il cervello sennò smettete di rompere i coglioni perché la bottiglia che mi avete lanciato ve la rimetterò nel culo».

Salvo poi rettificare: «Con i tifosi della Ternana siamo una famiglia fatta di scazzi e slanci. Ci abbracciamo, ci scaldiamo, ci mandiamo affanculo». Come quando minacciò di dare fuoco allo stadio. Poi ci sarebbe anche un’uscita ai confini delle meraviglie del possibile sul presidente della Figc Gabriele Gravina, invitato, «con tutto il rispetto» a «cambiare spacciatore» perché se l’era presa con la Juventus.

Terni è una città che tutti definiscono operaia perché, per metà, è occupata da una grande acciaieria. Qui, fino a non troppo tempo fa, i famigerati comunisti vincevano sempre. Poi – curiosamente in coincidenza con l’elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd – tutti hanno cominciato a votare il Movimento Cinque Stelle, la destra e, più in generale, qualsiasi cosa fosse ostile e lontana dal cosiddetto centrosinistra.

Si sa, l’amore tradito porta a conseguenze imprevedibili e Terni, che dal Pd si sente inequivocabilmente tradita, ormai se ne inventa di ogni per non veder più al governo della città i compagni di una volta. Ecco, all’ultimo ballottaggio, un po’ a sorpresa, contro l’amministrazione uscente di destra c’è arrivato Bandecchi, che poi ha stravinto. Tutti dicevano fosse un civico, ma in realtà non è vero, perché è il capo politico di Alternativa Popolare. E che roba è Alternativa Popolare?, dirà a questo punto il lettore. È il partito fondato da Angelino Alfano (ve lo ricordate?) nel 2017, appena un anno prima di ritirarsi dalla politica. Poi ci fu la gestione di Beatrice Lorenzin (ve la ricordate?) e infine, un anno fa, l’arrivo di Bandecchi, che per le elezioni di Terni ha imbarcato come alleati la lista Noi Moderati e quei mattacchioni di Italexit. A dirla così, il progetto politico non vale un centesimo bucato, però le elezioni le hanno vinte e quindi forse è meglio limitarsi con le ironie.

Forse la verità, in fin dei conti, sta nella biografia di Stefano Bandecchi, un’epopea che lui stesso racconta in più occasioni con malcelato orgoglio. Sostiene di aver fatto il parà nella Folgore e di aver partecipato a una missione militare in Libano. Sostiene di aver fatto il manovale e il pescatore. Sostiene di aver avuto un padre «camionista comunista» e una madre «massaia», il tutto per giustificare il suo essere «centrista, riformista, radicale e anche un po’ liberale».

Sarà che fa l’imprenditore: il gioiello è Unicusano, l’ateneo privato che edita anche una radio e una televisione. Da questo pulpito Bandecchi è divenuto anche personaggio televisivo, influencer, polemista da prima serata. Per i talk show, una manna dal cielo. Dove lo trovi uno che sembra non vergognarsi di nulla, dotato di un eloquio aggressivo e ben disposto a spararla grossa a ogni occasione?

La politica è un’attività collaterale. Bandecchi ha finanziato – lecitamente – molti personaggi noto, da Luigi Di Maio ad Antonio Tajani Tajani, da Raffaele Nevi a Maria Elena Boschi, fino a Francesco Rocca, che a gennaio ha stravinto le regionali del Lazio. Il suo passato, in realtà, sarebbe un po’ più estremo: sostenitore del Movimento Sociale Italiano, nel 2005 si è candidato nelle liste di Forza Italia nel Lazio (non eletto).

Poi, si sa, le occasioni arrivano quando meno sarebbe lecito aspettarsi e così la sua candidatura a Terni, nata come battuta e presa molto poco seriamente dagli avversari, si è trasformata in una marcia trionfale. È il famoso «principio di Trump»: più ti ritengono un personaggio improbabile e più saranno sorpresi quando alla fine ce la farai.

Ci sarebbe pure un capitoletto giudiziario. La Guardia di finanza ha a lungo indagato sui fondi di Unicusano, l’80% dei quali verrebbero investiti in attività che nulla hanno a che fare con la formazione. I beni sequestrati nell’ambito dell’inchiesta valgono oltre 20 milioni di euro. La vicenda è ancora in corso e chi lo sa come andrà a finire. Lui non ne parla mai. Del resto, di spunti già ne offre abbastanza.