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La mini naja, La Russa e il suo servizio militare che finì con un congedo anticipato

Torna l’idea di spingere i giovani al servizio militare, anche se volontario e ridotto a 40 giorni. Un vecchio pallino del presidente del Senato, che però non avrebbe avuto una naja di cui vantarsi

La mini naja, La Russa e il suo servizio militare che finì con un congedo anticipato

Foto di Stefano Montesi/Corbis via Getty Images

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha rilanciato un suo vecchio cavallo di battaglia in occasione della giornata per la commemorazione degli Alpini, e cioè di tornare a spingere i giovani, benché in modo volontario, a trascorrere un periodo sotto le armi. In questo caso, più che di servizio militare vero e proprio, si è parlato di “mini naja” visto che avrebbe una durata di non oltre i 40 giorni. Le opposizioni sono già insorte per quello che sarebbe, al momento, soltanto un disegno di legge. E l’hanno definita una «idea ridicola», da parte di Angelo Bonelli dei Verdi, «inappropriata» per Alessandro Zan del Pd, mentre diversi dubbi sono stati sollevati anche dai moderati di Azione per voce di Daniela Ruffino: «Il presidente La Russa sa che si tratta di cose già viste e sperimentate, diciamo, un secolo fa? Quando sui muri dell’Università o nelle stazioni si leggeva il celebre motto: Libro e moschetto, fascista perfetto». Da parte della maggioranza, invece, la proposta è stata accolta con favore. E non è la prima volta che dal centrodestra viene rispolverata questa eventualità.

La prima volta ci provò Forza Italia. Era il 2019 con Matteo Perego primo firmatario di una legge che prevedeva i costi a carico del Fondo di riserva del ministero dell’Economia e avrebbe garantito 12 crediti universitari per chi avesse partecipato. Ma ancora prima, nel 2017, persino l’allora ministro della Difesa, Roberta Pinotti del Pd, dimostrò una certa apertura alla richiesta dell’Associazione alpini di un servizio obbligatorio civile che avrebbe aiutato a contrastare le sempre maggiori defezioni nelle iscrizioni alle Forze Armate professionali. Alla fine non se ne fece nulla. Più recentemente, sebbene passato in sordina, il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, soltanto una settimana fa aveva rilanciato l’importanza del servizio militare: «Bisognerebbe fare un ragionamento su un servizio civile o militare per i ragazzi a disposizione della collettività», disse durante la celebrazione per i 60 anni dell’Unpli, Unione delle Pro loco. E quando gli chiesero se lui il servizio militare lo fece, rispose: «Certo, in fanteria, 7/95. il Car a Casale Monferrato, e poi a Milano, in caserma in Corso Italia e alla Montello in piazza Firenze». Così come Ignazio La Russa, che però sembra non poter contare su un percorso personale di cui vantarsi.

Nel 2011 fu l’Espresso a far emergere alcuni dettagli nella naja del ministro della Difesa: «Per l’insediamento avevano pensato di diffondere il suo stato di servizio in pompa magna, poi quando hanno recuperato il fascicolo si è deciso che era meglio riseppellirlo negli archivi. “Diciamo che aveva servito la patria poco e male…”, sussurrano nel palazzone di via XX settembre. Un documento top secret, in cui lo si vede recluta nella scuola di Ascoli, dove gli istruttori faticano a metterlo in riga: “Sono entrato un po’ disordinato ma mano mano ho acquisito una consapevolezza nuova”. Quindi lo mandano a Genova e di corsa lo avvicinano a Milano, dislocandolo a Bergamo. Ma nella caserma Montelungo lo vedono poco, tra permessi a casa e un addio alle armi molto rapido». A sostegno di questa ricostruzione, il settimanale riportò anche il ricordo di chi, all’epoca, lo conobbe molto da vicino come il Tomaso Staiti di Cuddia, deputato per tre legislature: «Quando l’ho visto in televisione parlare dei Tornado mi è venuto in mente del suo congedo anticipato, ho chiesto a un amico e me lo ha confermato». E l’Espresso tirò fuori persino un cablo di WikiLeaks del 2008, quando agli emissari del governo americano La Russa avrebbe detto «di avere svolto il breve servizio militare nei paracadutisti della Folgore e che per questo aveva cercato l’incarico di ministro della Difesa». Ma gli americani, sempre nel cablo, aggiunsero: «I suoi trascorsi e il sostegno a questa proposta profumano un po’ di fascismo…». Ora ha spiegato la sua proposta di legge con queste parole: «Ho predisposto, ma non lo presenterò io perché come presidente del Senato non posso e lo farà un gruppo di senatori, un disegno di legge per portare a 40 giorni – la cosiddetta mini naja volontaria – e a fronte di questa partecipazione noi prevediamo una serie di incentivi», come crediti per la carriera scolastica e per i concorsi pubblici.

Nel frattempo è bene ricordare che la leva obbligatoria era nata ai tempi del Regno d’Italia ed è sopravvissuta fino al gennaio 2005, anche se non è stata abolita ma soltanto sospesa. Già nel 1972 fu approvata una legge in materia di obiezione di coscienza, che sanciva il diritto all’obiezione per motivi morali, religiosi e filosofici ed istituiva il servizio civile, sostitutivo del servizio militare. Mentre la sospensione che dura ancora fino a oggi è del nel 2004 con la legge Martino e nel gennaio 2005 ha giurato l’ultimo scaglione dei nati nel 1985. Da allora, ai militari di leva, si sono sostituiti i volontari e al servizio militare obbligatorio è subentrato il servizio militare professionale. Ma il servizio militare obbligatorio compare ancora nella Costituzione. L’articolo 52 recita: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica». Infatti, per l’abolizione, sarebbe necessario modificare direttamente la Costituzione con una procedura molto più complessa di un disegno di legge.