Rolling Stone Italia

La disinformazione russa non ha cessato di esistere, ha solo cambiato forma

La "dezinformacija" ha scelto nuovi nomi e modalità per influire sull’opinione pubblica esterna a quella russa, e la sua azione continua a essere efficace
Putin

Credits: Contributor via Getty

Ci è capitato poco tempo fa di leggere, ad esempio, su un oscuro giornale online chiamato Il Corrispondente della morte del pilota russo Maksim Kuzminov. La stessa notizia, citata da ANSA, è la seguente: «Il pilota russo Maxim Kuzminov, che dirottò un elicottero militare russo Mi-8 per le forze armate ucraine nell’agosto 2023, è stato trovato morto in Spagna con diverse ferite da arma da fuoco». TASS, l’agenzia di stampa russa, utilizza toni convenzionali, didascalici, quasi distaccati con un interessante argomentazione: «La morte di Kuzminov è stata riportata dal media italiano Il Corrispondente, che ha citato una fonte della Guardia Civil spagnola che “sta indagando sul caso”. Anche la testata spagnola Eureka News ha riportato la notizia della morte».

Abbiamo dunque due testate di cui si fida la TASS russa: Il Corrispondente ed Eureka News (Spagna, dove è avvenuto l’omicidio di Kuzminov). Ma partiamo dall’Italia. Il Corrispondente si è detto fiero di aver comunicato per primo al mondo – e con molta enfasi – la notizia della morte di un traditore. «Oggi siamo stati il primo quotidiano al mondo a dare la notizia della morte di Maksim Kuzminov, raccontandovi nei dettagli la morte di un traditore che non è vissuto a lungo».

Quindi Il Corrispondente è un quotidiano, un giornale, una rivista o solamente un sito gestito da dubbi personaggi con una connotazione politica ben evidente? Una breve descrizione la fornisce lo stesso “sito” con un post autocommiserante:

«Il Corrispondente garantisce l’ anonimato dei suoi autori e delle sue fonti proprio per evitare le ritorsioni delle autorità e i rischi per la loro incolumità in un Paese come l’Italia che vede la libertà di stampa sempre più a rischio con i giornalisti indipendenti che vengono perseguitati sempre più spesso da un sistema giudiziario iniquo e censurati dal Digital Services Act dell’Unione Europea che ha trasformato il “Giardino dei sogni” di Borrel nell’inferno Orwelliano di cui Ursula Von Der Layen ambisce a mantenere la guida tappando la bocca a chiunque dissenta».

I giornali in Italia
In base all’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012, «le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero online, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall’articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall’articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall’articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni». Resta ferma la necessità dell’indicazione di un direttore responsabile iscritto all’Albo.

E non c’è solo questo, poiché gli editori di qualsivoglia giornale italiano sono tenuti ad essere registrati al ROC (registro operatori comunicazione), cosa che con Il Corrispondente non è avvenuta, così come la data di registrazione al Tribunale, dato che «la pubblicazione di qualsiasi giornale o periodico è subordinata alla registrazione presso la cancelleria del tribunale nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi». La legge prescrive altresì che vengano forniti «nome e indirizzo del service provider estremi del decreto di autorizzazione del Ministero delle comunicazioni indirizzo web della pubblicazione telematica. Alla domanda si deve allegare fotocopia del contratto e del decreto ministeriale». Insomma un sacco di cavilli che per molti possono essere tacciati di mera burocrazia da infiniti corridoi con scaffali senza nome di epoca vagamente sovietica. Eppure è così. I complottisti, i soliti, diranno che qualcuno ci vuole controllare. Ed è vero, in una democrazia si controlla la veridicità di una notizia e non la sua verosimiglianza.

Siamo riusciti a verificare che il sito ha come provider Hostinger, è ospitato in Olanda ecc., ma ci siamo anche presi la briga di controllare la partita IVA gentilmente fornita come garanzia dall’editore e abbiamo scoperto che è falsa e l’indirizzo corrispondente è quello del negozio di un noto stilista italiano.

Il Corrispondente e Avondet
I toni enfatici dei titoli dei vari post del sito vengono ripresi dai testi, più opinioni che notizie, su argomenti che vanno a toccare il sentimento populista, omofobo e xenofobo della rete: “i nemici”, “gli immigrati”, “la dittatura europea”,”Italia regno delle gang”, “frocilandia è aperta”.

Quello che si nota subito è un netto distacco dalla consueta pratica di articoli poco curati o mal tradotti, spesso associati alla propaganda russa e che quindi fa pensare alla presenza di qualche madrelingua italiano alla guida di quel sito. La prima cosa che abbiamo fatto è stata analizzare i backlink della pagina e la sua semantica (tra l’altro si nota una certa capacità di anonimizzazione, che unita alla rapida diffusione dell’articolo tra le principali testate giornalistiche russe sembra indicare un’azione coordinata con l’aiuto di esperti e non certo opera di sprovveduti).

Questo sforzo promozionale è stato orchestrato a favore di Amedeo Avondet, un giovane giornalista e attivista pro-russo orgoglioso di mostrare la Zeta in molte manifestazioni. Come riporta Pagella Politica: «Il 19 maggio (2002) è avvenuto l’esordio televisivo di Amedeo Avondet, ventunenne torinese con una storia di militanza all’interno di Fratelli d’Italia, che nei giorni precedenti aveva fatto parlare di sé per un’intervista concessa all’emittente russa Izvestia. Nel giro di poche ore, Avondet è stato ospite di due trasmissioni televisive: prima su La7 a L’Aria che tira, dov’è stato presentato come un «attivista italiano intervistato dalla tv russa», poi su Rete 4 a Dritto e rovescio (min. 12:48), che lo ha introdotto come un esponente del “partito Russia Unita, che è il partito di Putin”».

Sempre da Pagella Politica:

Avondet ha guadagnato l’attenzione dei media russi e italiani solo a partire dallo scorso 13 maggio, dopo aver contribuito all’organizzazione della manifestazione pro-Russia andata in scena a Torino. L’evento, intitolato “Verità per il Donbass”, ha visto la partecipazione dei movimenti Italexit, guidato dal senatore ex-Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone, Pro Italia, Ancora Italia, Fronte del Dissenso e Liberiamo l’Italia, tutte sigle molto attive negli scorsi mesi durante le proteste contro il Green Pass. L’organizzazione aveva anche promesso l’intervento di «giornalisti e ospiti internazionali».

Avondet ha acquisito una notevole esperienza scrivendo anche per un sito accusato dal team di Meta e altre istituzioni europee di propagare fake news e di negare le atrocità commesse dai russi in Ucraina. Una macchina della propaganda che in pochi mesi spese su Meta più di 100.000 dollari in pubblicità prima di essere bloccata dal team di Facebook.

Insomma l’ascesa mediatica di Avondet, segnalata in un dettagliato articolo di Pagella Politica del 20 maggio 2022 di Simone Fontana, riflette una strategia simile a quella utilizzata per promuovere altri propagandisti russi, come Irina Osipova, che ha saputo guadagnarsi una posizione di rilievo all’interno dei media italiani e persino un posto al Senato, dopo essere stata candidata anche con Fratelli d’Italia a Roma. Ovviamente si cerca sempre di entrare nel partito di maggior successo del momento per poter influenzare le decisioni al suo interno, un tentativo goffo in quanto sia lui che la Osipova non brillano certo di capacità politica (e abbiano entrambi preso strade ben diverse da quelle del partito ora al governo dell’Italia, fortemente pro Ucraina e atlantista, come se non bastasse).

Dove vuole arrivare la propaganda?
Questi casi evidenziano come alcune figure abbiano cercato di farsi strada per arrivare a posizioni interessanti nelle istituzioni, mantenendo però stretti legami con la macchina propagandistica russa. Ricordiamo che Fratelli d’Italia si è chiaramente espressa per il sostegno dell’Ucraina grazie all’impegno del Ministro Crosetto e della Premier Meloni.

Concludendo: una dettagliata analisi dei primi backlink del Corrispondente ha rivelato collegamenti con il canale Telegram “italia _ unita _ avondet” e un account Instagram abbandonato che condivide lo stesso logo della testata e riconducibile direttamente ad Avondet, la semantica e i toni utilizzati negli articoli, diventato un segno chiaro che l’autore è Amedeo Avondet. Non mi dilungherò ulteriormente sull’analisi delle sue partecipazioni ad eventi e dei suoi viaggi a Mosca e l’incontro presso l’Ambasciata russa dei quali ho pubblicato alcune fotografie. Lascio piuttosto alla vostra curiosità il compito di esplorare i suoi canali per comprendere meglio il livello di fervore e dedizione che Avondet nutre per le cause del Cremlino e il suo disprezzo per la NATO. E sono a disposizione per maggiori informazioni per i giornalisti che vogliano contattarmi, ricordando sempre che mi occupo principalmente di OSINT e non di scrittura di articoli.

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