Giovanna Pedretti è stata uccisa da una gogna mediatica? | Rolling Stone Italia
Il caso

Giovanna Pedretti è stata uccisa da una gogna mediatica?

In soli tre giorni, la titolare della pizzeria trovata morta ieri è passata da paladina dei social a meschina approfittatrice. Dietro ci sono un commento “inclusivo”, l’“indagine” di Lorenzo Bigiarelli e, soprattutto, il ruolo della rete. Ecco com’è (tristemente) andata

Giovanna Pedretti è stata uccisa da una gogna mediatica?

Giovanna Pedretti intervistata dal Tg3

Qui basta un attimo per passare da eroe a nemico pubblico, e viceversa. È la storia di Giovanna Pedretti, la ristoratrice titolare della pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, che, con un commento che da qualche parte verrebbe chiamato «memorabile», tre giorni fa i social avevano eletto a paladina; poi una piccola inchiesta aveva smascherato che no, forse non era come diceva, forse era una strategia di marketing. E allora il web ha cambiato umore, s’è sentito tradito, i giornalisti l’hanno rintracciata e giù a forche, insulti e giudizi sommari. Finché ieri non è stata trovata senza vita nel fiume Lambro, in Lombardia, all’altezza del ponte del suo paese. Un posto, scrive Repubblica, «che alla gente della zona suona tristemente noto per i gesti estremi di chi vuole farla finita»: anche se non è stato chiarito se sia stato o meno un suicidio, tutto fa pensare che si sia uccisa. E ora tra chi difende, legittimamente, il proprio lavoro, c’è chi piange lacrime di coccodrillo. E insomma: la gogna mediatica è davvero l’eredità più viva che abbiamo di internet.

I fatti. L’11 gennaio il profilo Facebook della pizzeria – di cui lei, 59 anni, era proprietaria con il marito – aveva pubblicato uno screenshot di una recensione che vi sarà capitato di leggere, perché è finita ovunque. Il testo in questione era, sostanzialmente, una porcata che sembrava estratta da un capitolo del libro del generale Vannacci: tra considerazioni omofobe e offese, il recensore – il cui nome era oscurato – si lamentava di non essersi sentito a proprio «agio» lì, perché «mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay» e a «un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà»; il risultato era di una stella su cinque, e «peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo». Sotto, la risposta firmata Pedretti, che nella pizzeria promuoveva l’iniziativa della “Pizza sospesa” in aiuto delle persone disabili, e che lì rivendicava l’inclusività del locale chiedendo «gentilmente, di non tornare da noi». Apriti cielo: la rete e i giornali vanno a nozze con storie di questo tipo, e ovviamente hanno ripreso la notizia, con tanto d’interviste alla stessa proprietaria, che nel giro di poche ore è già diventata un’eroina.

Eppure la faccenda presentava già stranezze e incongruenze. Primo: i font della foto non erano quelli classici delle recensioni su Google, il che faceva pensare a una manomissione. E poi, il testo non era reperibile online: Pedretti diceva di averla rimossa e aver conservato solo lo screenshot, ma se due indizi fanno una prova qui si comincia a sentire puzza di bruciato. Insomma, forse qualcuno, sui giornali, avrebbe dovuto farsi due domande. Se l’è fatte, due domande, Lorenzo Biagiarelli, chef molto popolare anche per la sua partecipazione a Ballando con le stelle e, insomma, uno che se parla fa rumore. Il 12 gennaio ha fatto notare su X varie incongruenze, tra cui degli errori d’ortografia comuni per cui recensione e risposta «sembrano scritte dalla stessa mano». Le sue considerazioni vengono riprese dalla giornalista e compagna Selvaggia Lucarelli che già l’anno scorso (a proposito di storie di pietismo) aveva sollevato dubbi sulla veridicità di quella dell’insegnante pendolare per tutta Italia. Qui ha ipotizzato «un’operazione di marketing» sulle spalle di omosessuali e disabili. Come a dire: era tutto un falso un modo per farsi pubblicità.

Il vento cambia, giornali e popolo del web ci ripensano e comincia la caccia alle streghe. Pedretti si difende in un servizio del Tg3, va detto senza grande successo. Il Corriere della Sera oggi scrive che, a detta di tutti nel paese, fosse una persona a proprio agio con la realtà circostante, ben integrata. Il sindaco ha detto all’Ansa che Pedretti «non doveva lavorare di più, il suo ristorante era, infatti, sempre pieno», per cui «trovo incredibile pensare possa avere inventato quella recensione». L’ipotesi – ma c’è perlomeno da aspettare l’autopsia – è che non abbia retto al peso della vergogna, e si sia suicidata.

Chiaramente i primi a rispondere alle accuse della gogna mediatica che eventualmente avrebbe portato alla sua morte sono stati Lucarelli e Biagiarelli. «Per la cronaca, la gogna di cui qualcuno sta parlando è stata: un servizio di un tg, un post sui social, una storia su Instagram. La signora non è stata “sommersa” da insulti, ma non si riesce mai a raccontare la verità», ha scritto lei riducendo l’effettiva portata di ciò che aveva rivelato. «Sfruttare omofobia e abilismo è meschino, ma una seconda chance si dà a chiunque», dice invece lui, ammettendo che «la storia è scoppiata in mano» a Pedretti, che probabilmente non si sarebbe aspettata tutta questa pressione. Matteo Salvini, com’è ovvio, ci si è tuffato, tirando in ballo «la sinistra», amici e nemici: «La lezione che arriva dalla sinistra e dai suoi giornalisti: si possono attaccare un ragazzo mutilato da uno squalo, una pizzaiola sospettata di una recensione fake, si possono usare un padre morto e una dolorosa storia familiare per ferire la premier, ma si omaggia la star di Hollywood che scappa dal processo a Matteo Salvini. A sinistra non cambieranno mai: spietati con i deboli e con gli avversari, servili con gli amici. Vergogna».

Per il resto, basta farsi un giro sui social ora per accorgersi di come quasi tutti parlino di eccesso di foga mediatica nei confronti di Pedretti; un po’ come tre giorni fa quasi tutti dicevano che fosse un’eroina, e fino a ieri quasi tutti l’accusavano di essere un’approfittatrice.